Okay?

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Kōijirō era sempre stato un ottimo portiere, con velocità e riflessi simili a quelli di un felino. Ed anche ora che lo guardava dal capezzale del consorte, aveva l'aria di qualcuno che non si sarebbe fatto alcuno scrupolo nel bloccarlo.
Jirō invece era disteso sul lettino, pallido ma sveglio. Era stato non poco doloroso entrare e vederlo in quello stato, ma non voleva nascondersi ancora dai suoi demoni, non di nuovo.

-Ciao. -

Jirō gli sorrise.

-Hey, ti vedo bene? -

- Quell' autoironia significherebbe un miglioramento? -

Si sedette al lato opposto di Kōijirō, che aveva abbassato lo sguardo, stanco e tormentato. Era evidente come non avesse per nulla dormito negli ultimi due giorni, ma rimaneva guardingo nei suoi confronti senza celare un particolare risentimento, che nemmeno lui sapeva a chi fosse indirizzato.
Disteso sul lettino Jirō li osservava, per quanto il suo occhio ormai non più tanto buono potesse permettergli. Ma era chiaro come i due si fossero calati nell'imbarazzo di non sapere nemmeno da dove iniziare per affrontarsi a parole, e questo non era certamente ciò che aveva immaginato una volta sveglio, anche se l'intrusione di quella mattina era stata assai piacevole.
Fece un piccolo sforzo ed afferrò le mani di entrambi.

-Questa tensione è fastidosamente insopportabile, non trovate? -

Il suo ragazzo, come risvegliatosi si riscosse ridendo.

-Già, disturba anche me. -

Osservó come gli occhi di Yūto si fossero posato su di lui e, privi da qualunque lente, si erano incurvati a sorridere come le sue labbra.
La verità era che quella era stata una litigata che non avrebbe mai voluto fare, si era imposto di proteggere il fidanzato dalla malattia ed il suo amico dal dolore della verità, finendo solo col peggiorare ulteriormente la situazione. Akio aveva ragione e lo sapeva, ed ora che ci pensava aveva fatto bene a non tirargli il pugno prima che finisse di parlare.

-Avrei dovuto dirtelo... -

A cominciare fu Jirō, anticipando le sue mosse.
Sapeva che tra loro era certamente quello che si tormentava di più, ma non voleva che si addossase completamente la colpa.
Fece per interromperlo ma il suo sguardo non glielo permise.

- È la mia malattia e sono io la causa di tutto questo casino, e ancora adesso non voglio che voi ne veniate coinvolti. Avete anche tutto il diritto di arrabbiarvi, lo so, ma se dovete litigare tra voi e soffrirne, preferisco rimanere cieco piuttosto che vedere le vostre cazzate. -

-Non ti puoi arrendere già, mi manca poco e potrò riuscire a pagare l'operazione. -

Non aveva la forza per avvicinarsi e baciarlo, ma gli accarezzo il viso che avrebbe certamente gradito una dormita.

-Non voglio i soldi di nessuno. Non voglio la pietà e la misericordia di nessuno. E sapere come ti stai distruggendo, Kōijirō, mi fa più male di qualsiasi malattia. Quindi va bene, rimarrò cieco, questo però non significa che sarò morto, potrò ancora stare con voi anche se brancoleró nel buio. -

Yūto non ne fu sorpreso. Si immaginava un discorso del genere, e una parte di lui voleva ancora imporsi e pagargli l'operazione, ma era una sua scelta e l'avrebbe rispettata; si sarebbe solo limitato a raggirarla.

-Tieni. -

Il biglietto che teneva in mano ai suoi occhi malati non era completamente visibile, così fu il suo ragazzo a prenderlo.

-Che cos'è? -

-Pensate davvero che io me ne rimanga in panchina... -

-Kidō, non vogliamo... -

Anche il freddo può essere caldoWhere stories live. Discover now