Alba

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Quella mattina non fu il solito raggio di sole a destare il suo sonno, ma un ciuffo di capelli scuri che continuava a solleticargli il naso. Preso dal fastidio imminente non riuscì a far altro che mettersi seduto per starnutire, provando ad ignorare le fitte di dolore che gli dava il fondoschiena.
Era incredibile come Akio riuscisse ad infastidirlo anche mentre dormiva.
Spostò lo sguardo sul diretto interessato, che russava beatamente sopra il suo cuscino.
Forse, fastidio non era l'unica sensazione che gli trasmetteva. Per esempio, vederlo così accoccolato con i capelli un groviglio scuro e la pelle chiara imperlata di segni rossi gli fecero provare qualcosa che poteva identificare come serenità.
Nonostante avesse accettato i suoi sentimenti da poco, in realtà era da molto che aveva sviluppato una sorta di curiosità nel guardare l'altro dormire.
Di solito, quando tornava da lavoro, lo trovava stremato sul divano con ancora i libri di testo sparpagliati per il salotto. E se in un primo momento era intenzionato ad urlargli di sistemare quel disordine, bastava uno sguardo al suo volto stanco per bloccargli le parole sul nascere.
Così Yūto rimetteva tutto diligentemente a posto, per poi sedersi in silenzio su una delle sedie a leggere senza negarsi di tanto in tanto un' occhiata verso il divano dove il coinquilino schiacciava i suoi pisolini.

-...Lo sai, era da parecchio che non dormivo così... -

Gli occhi felini sfarfallarono alla vista della luce solare, aprendosi mano a mano che Akio si abituava al terpore mattutino, e per la prima volta anche a quello di Yūto.

-Ti ho svegliato? -

Akio si stiracchió, scostando le coperte e mostrando la sua nudità senza vergogna.

-Non importa, intanto dovevo andare in bagno. Che ora è? -

Dette una veloce occhiata all'orologio a parete.

-Le dieci... Devi andare all'università? -

Annuì distrattamente, ancora occupato a svegliare il suo corpo indolenzito dalla notte appena passata. Dentro di sé Yūto fremette, avere l'altro in quelle condizioni sul suo letto gli faceva venire l'impellente bisogno di toccarlo, anche sfiorarlo gli sarebbe bastato, ma qualcosa glielo impediva: una parte di lui che non faceva altro che ricordargli che non sarebbe mai stato in pace finché non avesse parlato di ciò con suo padre.
Prima di far trapelare qualcosa si alzò, rischiando di cadere non appena azzardó il primo passo, ma la presa ferrea di Akio, ancora semidisteso tra le lenzuola, lo ritrascinarono a sedersi.

-Stai bene? -

Gli occhi scuri del suo interlocutore formarono due mezze lune. E una risata gli scappò dalle labbra.

-Ah, in effetti non ricordavo che avessi un così buon gancio destro... -

Le sopracciglia gli si incurvarono in un muto punto interrogativo, per poi stendersi verso l'alto non appena gli venne in mente il forte pugno che gli aveva sganciato in quell' impulso d'ira.
In effetti la guancia del biondo risultava di un bel colore rosso, ed era sicuro di avergli causato non pochi tagli alle gengive.
Aprì la bocca un paio di volte finché non riuscì a trovare le parole.

-Tsk... quello te lo sei andato a cercare,... Io intendevo un' altra cosa... -

L'ultima parola portava con sé una nota di imbarazzo mista ad un accenno di quella che riconobbe essere la sua solita strafottenza.
La mano di Yūto andò a posarsi con decisione sulla sua.

-Del piacere che ho provato prima devo ammettere che c'è ben poco, al momento non avverto proprio una sensazione piacevole, ma se penso alle cose che l'hanno portata non riesco a pentirmene, anzi sono sicuro che lo rifarei. -

Akio alzò il viso solo per vedere come questa volta l'imbarazzo era dipinto sul viso dell'altro, che ora lo stava guardando dritto negli occhi.
Non resistette e rise rotolandosi a pancia in su.
Yūto giró la testa stizzito, schiacciando la lingua tra i denti.

Anche il freddo può essere caldoWhere stories live. Discover now