I Pinguini sanno Volare

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La prima cosa che notó non appena aprì gli occhi fu la sua stanza. Non ricordava di essersi addormentato lì la scorsa sera... Sfregó i piedi nudi tra di loro, chiedendosi dove fossero le sue scarpe; anche la giacca e la cravatta non c'erano più, in compenso però poté constatare che i vestiti erano gli stessi di ieri, e puzzavano terribilmente.
Se li tolse uscendo per buttarli a lavare, ma si bloccò non appena scorse un ciuffo castano di sua conoscenza sbucare dalla cucina.

-Hey, ma tu non dovresti essere all'università? -

L'interpellato distolse l'attenzione dal libro ricambiando l'occhiata confusa che Yūto gli stava riservando.

-Oggi ho solo mezza giornata, perché? Volevi avere casa tutta per te fino alle sette? -

-Fino alle sette? ma che ora.... -

Forse dietro gli spessi occhiali che era solito a portare aveva già fatto prima quell'espressione , fatto sta che per Fudō Akio invece era la prima volta che vedeva l'altro sgranare gli occhi in quella maniera.

-MERDA. -

Iniziò a correre verso camera sua, imprecando ed inciampando un po' ovunque mentre saltellava per infilarsi i pantaloni.
Akio aveva entrambe le sopracciglia aggrottate, troppo confuso per capire cosa effettivamente fosse successo a Yūto non appena si era accorto che erano le tre del pomeriggio.

-Tutto bene? -

- Non sono cose che ti riguardano. -

-Sarà, ma se è per la roba della riunione è inutile, hanno già finito. -

Non perse tempo nemmeno ad abbottonarsi la camicia, andò dal suo coinquilino direttamente com'era: ancora mezzo nudo, scomposto e, soprattutto, arrabbiato.

-Come sarebbe a dire che è finita?! -

-Quello che ho detto. Kazemaru ha chiamato mentre dormivi. -

Anche se una parte di lui lo trovava divertente, non era del tutto certo che fosse un bene vedere il rasta agitato in quel modo. Non si sarebbe mai aspettato una reazione così sprezzante su qualcosa dove lui c'entrava poco o niente.

-E per l'esattezza quando avrebbe chiamato? -

-Ma che ne so, mica ho guardato l'ora .-

-AKIO! -

-Senti, quando gli ho detto che dormivi ha risposto che se ne sarebbe occupato lui, e poi ha riattaccato. Quindi, visto che a quanto pare hai tutta questa rabbia repressa, PERCHÉ NON TI SFOGHI CON LUI INVECE CHE CON ME?! -

Nell'impeto della conversazione anche Akio si era alzato, arrivando ad incrociare sulla stessa linea d'orizzonte lo sguardo iracondo del coinquilino .
I capelli sciolti di Yūto seguirono il brusco movimento della sua testa quando si buttó di getto sul divano.
Anche lui si riaccomodó sulla sedia non distogliendo lo sguardo dal biondo, timoroso di vederlo implodere da un momento all'altro. Invece, al contrario delle sue aspettative, Yūto fece un lungo sospiro cercando di far uscire da sé tutta la rabbia che aveva in corpo. Non poteva assolutamente permettere ai suoi problemi di influenzarlo così tanto.

-......... hai ragione .... -

-L'ho sempre detto che sei un idiota, mi fa piacere che te ne renda conto da solo. -

- Devi sempre essere così stronzo? -

Alzò le spalle sorridendo.

-Che ci posso fare, è la mia natura. -

Akio non rideva spesso; ghignava la maggior parte delle volte, con quella sua solita espressione maligna da cui non sapevi mai cosa aspettarti. Ma quando lo faceva davvero, Yūto si soffermava sempre ad osservarlo. Notava come le sue labbra sottili si curvassero verso l'alto e sulle guance si formassero delle piccole fossette, di come gli occhi grigi si socchiudevano a formare delle mezzelune e del leggero rossore che gli tingeva le orecchie.
Era sempre rimasto incuriosito da come uno pseudo teppista come lui potesse fare delle espressioni così innocenti, e la cosa che ultimamente lo stava spaventando era che ne voleva vedere sempre di più.

Anche il freddo può essere caldoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora