Castello di Carte

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NB. Ok piccola premessa per chi non avesse visto Inazuma eleven Ares no Tenbin.
Qui Hiroto non è il rosso delle precedenti stagioni, ma bensì il vero figlio (defunto nella serie originale) di Kira Seijirō.
Il vero nome del capitano della Genesis è in realtà Kiyama Tasuya (Hunter Foster in occidentale) .
Ecco una foto di riferimento.

Il vento soffiava forte tra gli edifici di Tokyo, trascinando con se il rimasuglio delle ultime foglie cadute quell'autunno

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Il vento soffiava forte tra gli edifici di Tokyo, trascinando con se il rimasuglio delle ultime foglie cadute quell'autunno. Yūto guardava tutto questo dalla finestra del suo ufficio storcendo il naso al pensiero di passare così il ventidue Dicembre. Tra qualche giorno sarebbe dovuto tornare a casa come pattuito con suo padre, e più il tempo passava più il suo disagio era in aumento; ciò non sfuggì agli occhi attenti di Ichirota, che era da ore che non faceva che portargli tisane per calmarlo.

-Tutto bene? -

Annuì distrattamente ritornando a fissare i documenti sulla sua scrivania.

-Non sembra. Guarda che Hiroto possiamo gestirlo anche io e Afuro. -

-Sto bene, non preoccuparti. -

Spostò il ciuffo blu da davanti al viso, mostrando uno sguardo poco convinto. Sapeva che entro fine giornata sarebbe stato costretto a mandarlo a casa: ormai era da quasi un anno che si comportava in maniera così autodistruttiva. All'inizio non ci aveva fatto molto caso, non era insolito che Kidō Yūto volesse eccellere in qualunque cosa, soprattutto per quanto riguardava l'azienda di famiglia; ma aveva iniziato a preoccuparsi non appena il suo superiore aveva cominciato a portare seriamente gli occhiali, e notava che si stava affaticando sempre di più. Pensava a tutto questo mentre con passo deciso perseguivano la strada verso la sala riunioni.
Non appena varcata la porta, si palesarono tre uomini dalla raffinata eleganza, uno dei quali era il famoso Kira Hiroto, direttore capo della Kira Industry; al suo fianco, Kiyama Tasuya, il dirigente responsabile del reparto informatico e suo braccio destro. Afuro li aspettava composto, seduto con il suo solito fascino: non perdeva mai quell'aria calma e risoluta, una qualità del collega che conoscendolo aveva imparato ad apprezzare.

-Kidō, come te la passi? -

-Non c'è male. Allora, avete portato i fascicoli? -

Hiroto si era stravaccato sfacciatamente su una delle sedie, passandosi una mano tra i capelli grigiastri. Notó il rosso di fianco a lui ammonirlo con un occhiataccia, che l'altro comprese al volo ricomponendosi alla meglio che il suo carattere potesse permettergli. Era un sollievo che Tatsuya lo avesse accompagnato, era una delle poche persone a cui il fratellastro desse effettivamente retta.

-Ecco. -

-Allora ok, potremmo iniziare i documenti per la collobarazione.-

-Sicuro, ma prenditela pure con calma, non c'è fretta. -

Sollevò la testa dal foglio, scuotendola lievemente.

-Dobbiamo velocizzare i tempi di produzione, o di questo passo saremo in diretto ritardo con la concorrenza. -

-Ma cosa dici, ci hai fatto mille pressioni per avere i documenti prima del tempo, anche se volessi è impossibile essere in ritardo. -

-Se iniziamo a perdere il ritmo stai pur certo che cadremo a fondo, cosa che io voglio assolutamente evitare. -

Hiroto, nonostante avesse tutta l'aria da ragazzo problematico, e per un periodo lo era stato, in realtà aveva un carattere molto furbo e scaltro, ed anche se in maniera lieve a volte ricordava moltissimo Akio.

- Madonna, certo che sei proprio uno stacanovista, dovresti scopare di più. -

-Lo stai dicendo perché sei troppo abituato a pensare con il tuo organo in basso invece di lavorare?! -

Si voltò shockato verso il suo vice, che gli sorrideva serafico dopo il commento di scherno che aveva appena fatto, alleggerendo di poco tutta la tensione che sembrava volesse seguirli per l'intera giornata.
Ichirota ringraziò mentalmente che quel giorno avessero a che fare con i due responsabili della Kira Industry. Differentemente da altri, avevano avuto l'opportunità di conoscerli fuori dal contesto lavorativo e potevano permettersi un atteggiamento meno formale della norma e decisamente più rilassato, anche se il suo superiore dagli occhiali ambigui non sembrava mai perdere la sua rigidità.

-Ok, allora cominciamo. -

Passarono le seguenti ore a consultarsi e lavorare al progetto, finché non giunsero le undici del pomeriggio e nessuno dei presenti riusciva più a tenere gli occhi aperti.
Tutti erano esausti, ed anche se Yūto non voleva darlo a vedere sapeva per certo che lì dentro era il più distrutto di tutti.

-Beh, penso che potremmo continuare anche un altro giorno, abbiamo completato la maggior parte del lavoro al momento. -

Hiroto sospirò, lasciandosi andare completamente sulla sedia.

-Oh grazie a Dio. -

-Potremmo continuare domani? -

-O magari anche un altro giorno. -

Tatsuya si pulì gli occhiali elegantemente con il fazzoletto che sporgeva dal taschino della giacca. Era un gesto inusuale da parte sua, con il tempo Yūto aveva imparato che lo faceva solo quando era veramente stanco.

-Pensaci, prima lo finiamo e prima non ci dovrai più pensare, domani è perfetto. -

-Tsk.-

Si salutarono senza troppi convenevoli, non prima di aver riordinato bene tutti i documenti.
Afuro si offrì di riaccompagnarli all'uscita, così nella stanza rimasero solo Ichirota e Yūto, ed il blu sapeva cosa gli sarebbe toccato fare.

-Tu e Afuro potete pure tornare a casa. Ci penso io a finire qu.... -

-NO, ora vai TU a casa e finiamo le ultime cose io e Afuro. -

Stava per ribattere, ma la mano di Ichirota premette decisa sulla sua spalla.

- Yūto ascolta, vedere il modo con cui ti stai distruggendo mi fa esasperare e non posso più fare finta di niente. Se non vuoi farlo per te stesso, fallo per me almeno, o per l'azienda, perché vorrei ricordarti che tu sei il suo pilastro e se cadi tu crolla tutto, quindi vedi di essere sempre in forma e non costringermi a mandarti a casa a calci in culo perché ti assicuro che sono pronto a farlo. -

Il tono autoritario che usò basto per convincerlo a non continuare oltre la conversazione. E, rassegnato, rilassó le spalle sospirando malamente.

-Ok. -

Poté vedere tutta la determinazione dell'altro vacillare, trasformandosi in confusione. Sicuramente non si aspettava nell'immediato una risposta accondiscendente; eppure era arrivata subito, distruggendo tutta la risolutezza che si era imposto per farlo riposare almeno un ora.
Ma Yūto era furbo, non poteva perdere la concentrazione finché non fosse sparito dall'edificio.

-Resta qui, vado a prenderti le tue cose. Non osare muoverti. -

Non fece in tempo ad acconsentire che il suo segretario scomparve dietro la porta.
Questa volta solo, si poté lasciare andare in un sospiro liberatorio che esprimeva la stanchezza di cui si era fatto carico, accompagnato da una bella stiracchiata alla schiena.
Il movimento che fece spostó di poco i documenti, ma abbastanza perché un fogliettino uscisse da quell'accumulo di carta.

-Cos'e? -

Non gli sembrava che facesse parte dei fascicoli, così lo afferrò fissando il retro che ritraeva una donnina ammiccante con accanto un numero di telefono.
Dall'altra parte la particolare calligrafia di Hiroto spiccava brillante recitando a chiare lettere "Questo è per il tuo relax."
Non aveva nemmeno la forza per ridere amaramente.

Anche il freddo può essere caldoWhere stories live. Discover now