Collisione

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Per quanto quella mattina avesse solo voluto dormire, la sveglia che si era dimenticato di disattivare non aveva le stesse idee. Ben venga, dato che si accorse solo grazie a questo che Yūto era sparito. Il panico lo attraversò all'improvviso, convinto che quell'idiota, nonostante la malattia, fosse andato a lavoro, ma il rumore di conati di vomito che veniva dal bagno lo fece calmare subito.

-Hey hey. Non ho dormito sulla poltrona per niente. Ti avevo detto che se stavi male potevi svegliarmi. -

-Non ho bisogno di te per.... BLEARG.. -

-Lo vedo.....-

Stava per dire qualcosa, ma un altro conato di vomito lo interruppe. Akio rimase un attimo interdetto, una persona normale in quella situazione sarebbe risultata goffa, trasandata e moribonda, ma non Yūto; lui risultava sempre elegante e fiero, anche mentre rimetteva l'anima nel water. Non disse più nulla, limitandosi a tirargli indietro i capelli e ad accarezzargli la schiena dolcemente.
Continuó così per un po' finché il biondo non crollò sul suo petto, esausto. Si pulì il viso in fretta con la poca carta igienica che ormai era rimasta e, con l'aiuto dell'altro che non lo aveva lasciato da solo un momento, si rimise in piedi.

-Passami il telefono, devo chiamare Kazemaru. -

-Non avrai intenzione di andare a lavorare vero? -

Non rispose, si limitò a guardarlo dal divano su cui si era appena seduto, distendendo la mano in una muta richiesta.
Akio prese il cordless senza staccare gli occhi da quelli dell'altro, ma invece di passargli il telefono compose il numero e si portò la cornetta all'orecchio, giusto in tempo per sentire Ichirota rispondere.
Yūto assunse un espressione esterrefatta, facendo sogghignare felicemente il suo coinquilino;
questo si dovette trattenere dal ridere non appena l'altro cadde rovinosamente sul parquet mentre cercava di riappropriarsi del telefono.

-Pronto Kazemaru, sono Fudō. Senti, ti chiamo perché il genietto si è preso la febbre. -

-Cosa?! Adesso come sta? -

Diede una veloce occhiata al diretto interessato che nel mentre gli tirava con forza la gamba, cercando di farlo cadere con lui.

-Diciamo che il peggio sembra essere passato. -

-Non è una bravata delle tue, vero? -

Riuscì ad alzarsi fino a raggiungere l'elastico dei pantaloni di
Akio che, non comprendendo quello che avesse in mente, esitò un minuto di troppo, dando all'altro il tempo per tirargli giù a forza l'indumento così improvvisamente che si trovò ad inciamparci sopra, raggiungendo anche lui il pavimento.

-Ahia, porca.... Ma cosa stai dicendo, ti posso assicurare che il testa di cazzo è completamente andato. -

Sentì un peso sullo stomaco, il ragazzo si stava arrampicando sopra di lui per prendergli il cordless e nel mentre aveva appoggiato il ginocchio sulla sua pancia.

-Hey Fudō, fammi parlare con lui, non mi fido di te. -

-Gnn... Mi spiace ma in questo momento ha altro da fare. -

Alzò il bacino avvolgendo il biondo tra le gambe in quella che poteva essere benissimo una stretta d'acciaio. Dopotutto, quegli anni di calcio avevano dato i loro frutti.
Ma Yūto non demorse; cercava di liberarsi sentendo le forze venir meno.

-Stiamo parlando di lavoro, Fudō, non posso stare dietro alle tue stronzate. -

Non fece in tempo a proferire parola che si senti prendere l'oggetto di mano.

Anche il freddo può essere caldoWhere stories live. Discover now