Pioggia di Sakura

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Il rosa in quel periodo era il colore predominante a Tokyo. Con lo sbocciare della primavera ogni strada si era man mano ricoperta di petali, impedendogli di uscire per problemi di allergia, e più quella stagione iniziava a dare il suo meglio più lui era costretto a restarsene a casa per impedire al suo naso di diventare come quello di una renna. Ormai usciva solo per il lavoro e l'università, ed anche se la mascherina regalatogli dai gemelli sembrava diminuire i danni causati dai pollini, in un modo o nell'altro tornava sempre a casa con la faccia rossa e completamente irritata. In particolare negli ultimi due giorni. Alla fine, dopo tutte le lamentele di Yūto, era stato costretto a trascinarsi dal medico per un controllo, non prima però di aver declinato l'offerta dell'altro di accompagnarlo. In fondo voleva solo dare una sbirciata ai negozi senza essere seguito dal festeggiato, dopotutto erano giorni che cercava un regalo adatto da fargli. Alla fine l'illuminazione era arrivata da sé, ed il giorno seguente, armato di spray tattico e sciarpa inconfondibilmente non sua, si era prodigato per organizzare tutto. Ora l'unica cosa che gli rimaneva da fare era aspettare che Ichirota caciasse a calci Yūto da lavoro, sicuramente non avrebbe fatto perdere al capo il suo compleanno.
Solo che l'attesa risultò più pesante di quello che aveva pensato: di solito era il biondo quello paziente, non lui, così senza volerlo si addormentò.

Il formicolio che percepì sul piede destro lo fece destare all'istante, tant'è vero che scalciò in aria, assestando un bel calcio in faccia al suo coinquilino.

-Ah.. Cazzo.-

Si accucciò di fianco al divano, tenendosi la parte dolorante tra le mani. Ancora intorpidito, Akio cercò di raggiungerlo, per assicurarsi di non avergli rotto il naso.

-Oddio, una delle volte in cui non ti voglio picchiare finisco per colpirti a tradimento, è stranamente ironico non trovi? -

Di tutta risposta Yūto lo prese per il piede, scaraventandolo violentemente a terra.

-AH!.. Ok ok questo me lo sono meritato. Dai, fammi vedere quel naso. -

Gli si avvicinò scostando con non poca difficoltà le mani dell'altro dal viso. La botta si sarebbe vista il giorno seguente, ma per il resto sembrava a posto.

-Non è rotto, ma mi spieghi cosa diavolo stavi facendo?! -

-Cercavo di toglierti dal divano, volevo guardare un film senza sentirti russare. -

Il suo volto venne illuminato da un piccolo sorrisetto compiaciuto non appena sentite quelle parole, e Yūto non riuscì a fare a meno di mordersi la lingua rendendosi conto di ciò che aveva appena detto.

-Questa scusa l'ho già usata io, trovatene un' altra. -

Fu la volta del moro di mordersi la lingua.

-Quindi la storia che mi hai raccontato la volta che mi hai portato in camera era una scusa? -

Indietreggiò di getto mentre gli occhi indagatori dell'altro lo guardavano, in attesa di un ulteriore passo falso.

-Guarda che ora si è fatta. Mi aspettavo tornassi prima. -

-È il mio compleanno, sono uscito a bere qualcosa con gli altri. Ti ho anche inviato un messaggio per avvisarti, ma a quanto pare non lo hai sentito. -

Un alone di tristezza lo attanagliò per un breve momento. Avrebbe dovuto immaginare uno scenario del genere dopotutto, ma era talmente impaziente di vedere la sua reazione alla sorpresa che aveva pianificato che non aveva fatto bene tutti i calcoli.

-Qualcosa non va? -

Si grattò la nuca. Era ancora abbastanza assonnato per negare l'espressione amareggiata che gli doveva essere spuntata sul volto, e Yūto era decisamente troppo spiccato per non accorgersene. Però, un conflitto interiore stava avendo luogo dentro di lui, e non avrebbe saputo dire se, dicendogli la verità, la sua speranza di renderlo felice sarebbe stata vana. Perché Akio si stava esponendo decisamente troppo, ed il suo orgoglio non avrebbe retto uno dei classici commenti stizziti del rasta a tal proposito.
Eppure non appena incrociò gli occhi vermigli di Yūto un moto di coraggio lo convinse che l'altro non era così meschino come le sue pare mentali cercavano di convincerlo; fu allora che decise che, per quella volta, poteva mettere da parte il sarcasmo ed essere onesto.

-Vieni con me. -

Lo trascino fino alla cucina dove una sfilza di ingredienti riempivano il tavolo ed altrettanti strumenti erano sparsi sul piano cottura.
Il naso continuava a fargli male, ma era passato in secondo piano davanti a tutto quel materiale.

-Cosa hai fatto? -

-Rilassati, ora sistemo io, volevo solo darti una parte del tuo regalo, prima che questa giornata finisca. -

-Il mio regalo?! -

Il moro gli sorrise e gli porse un pacchetto davvero fatto male. Yūto fissò il sorriso volpino del suo interlocutore e, sperando che non si trattasse di una bomba a mano, lo scartò.
Un grembiule. Un grembiule blu con un pinguino cucito sopra che recitava a chiare lettere: io sono il regista della cucina. A quel punto non riuscì più a fermare le sue sopracciglia che schizzarono in alto per lo stupore.

-È una presa in giro? -

-No idiota, non sprecherei mai il lavoro di mia madre per queste cazzate. -

-Ed allora cosa avevi in mente genio, farmi cucinare? Sai perfettamente cosa è successo l'ultima volta? -

-Per questo il tuo regalo consiste in corso di cucina completamente seguito dal sottoscritto. -

Ci furono dieci minuti buoni di silenzio, prima che Yūto recepisse le parole dell'altro. Strabuzzò gli occhi e fissò il pinguino ammiccante sul grembiule prima di sorridere alla tenera vista delle orecchie di Akio prendere il colore dei fiori rosa a cui era tanto allergico.
Doveva essere davvero difficile per lui dire quelle parole.
Per quanto la sua vita non fosse semplice come gli altri pensavano, doveva ammettere che era sempre circondato da persone che non gli facevano mai mancare nulla; con i soldi di suo padre, i domestici ed anche sua sorella, non era difficile compensare le cose di cui aveva bisogno, probabilmente per questa ragione, non si era mai posto il problema di cucinare. Vedere per la prima volta qualcuno che si prodigava di insegnargli invece che viziarlo lo resero incondizionatamente felice e voglioso di mettersi alla prova, oltre che commuoverlo.
Si suseguì il fruscio dell'indumento che veniva indossato, sotto l'espressione sbigottita di Akio, incredulo a quelloche stava accadendo.

-Hey hey, aspetta un attimo, cosa stai facendo? -

-Mi sto preparando per la lezione, maestro. -

-Ma è notte fonda , non sei troppo stanco per... -

-Non è mai troppo tardi per uno spuntino di mezzanotte e mi è venuto in mente che avrei proprio voglia dei tuoi muffin al cioccolato. -

Lo schiocco delle mani del moro sulle sue spalle risuonò per tutta la stanza. Fudō era stato da un tale senso di contentezza che non era riuscito a reprimere il suo entusiasmo, ed ora che ci faceva caso, accadeva un po' troppo spesso in quel periodo.

-Ammiro il tuo entusiasmo, ma ricette di questo livello sono un po' troppo ardue per un principiante come te. -

-Dovresti sapere che io imparo in fretta. -

Ricambiò la sua espressione di sfida sfoggiando uno dei suoi ghigni strafottenti.

-Questo è tutto da a vedere. -

Anche il freddo può essere caldoWhere stories live. Discover now