Febbre del Sabato Sera

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La biblioteca ormai si era completamente svuotata, i lampioni in strada avevano già iniziato ad accendersi e la loro fioca luce brillava fuori dalla finestra .
Doveva andare ormai, avrebbe continuato a studiare finito il lavoro.
Il freddo di ottobre gli si insidió nelle ossa non appena mise il piede fuori; si strinse nel giubbotto, maledicendosi per non aver rubato la sciarpa del coinquilino. Non poteva prendersi il lusso di ammalarsi, non ora che aveva gli ultimi esami.
Ma andare a lavorare era un' altra delle sue priorità, non si sarebbe fatto mantenere ancora per molto da quel damerino di Yūto, ne andava del suo orgoglio.
La strada per sua fortuna non era molto lunga, gli sarebbe bastato prendere un autobus per ritrovarsi davanti al Royal Bar, un locale lussuoso dove ormai passava quasi tutte le notti e pomeriggi a servire alcolici che avrebbe voluto volentieri scolarsi lui.

-Buonasera-

-Yo-

Kōijirō lo guardò torvo mentre puliva i bicchieri dietro il bancone.
Dall'altra parte, Shinobu era intenta a limarsi le unghie e lo salutò con un cenno del capo.
La divisa, come il resto del locale, era alquanto elegante, cosa che non lo faceva sentire esattamente a suo agio; ma era la prassi e non poteva farci molto a riguardo. Al ricordo di Yūto leggermente sorpreso nel vederlo in camicia e gilet non riuscì a fare a meno di pensare che ad indossare quel completo ci fossero dei lati positivi, compreso il fatto che si rimorchiava parecchio. Legati i capelli in una coda, sbucò fuori da dietro il bancone, affiancando il collega per preparare gli strumenti necessari. La luce dell'insegna che stava venendo accesa gli fece intuire che Shinobu fosse andata ad ultimare gli ultimi preparativi per l'apertura.

-Tutto bene con gli esami? -

-E a te che te ne frega. -

-Mi chiedevo solo per quanto tempo riuscirai a mantenere questo ritmo tra università e lavoro prima che ti trovino sfinito per strada. -

Akio lo fulminò con lo sguardo. Per quanto si ostinasse a tenere in piedi la sua immagine da lupo solitario, dentro di se considerava Kōijirō un amico, ed anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce sapeva che l'altro aveva capito i sentimenti che provava nei suoi confronti.
Forse proprio per questo a volte si comportava come una mamma apprensiva.

-Genda, invece di preoccuparti per me dovresti pensare a trovare i soldi per l'operazione di Sakuma, o è già diventato completamente cieco? -

Si sentì improvvisamente strattonare.

-Bastardo-

-Se ricominciate a bisticciare, se ne andranno tutti i clienti ancor prima di entrare. -

Non gli rivolse più la parola dopo quella discusse. Sapeva di aver toccato un punto delicato, dopotutto l'altro faceva due lavori per trovare i soldi necessari.
Si era da poco scoperto che la malattia che aveva tolto la vista all'occhio destro del suo ragazzo si stava propagando anche sul sinistro e se non si agiva subito entro qualche anno avrebbe perso completamente l'uso degli occhi.
Gli facevano pena, ma anche invidia. Amare una persona talmente tanto da consumarsi in quella maniera . Kōijirō lo rimproverava spesso perché non chiedeva mai aiuto, quando lui era il primo a voler fare tutto da solo. Era più che certo che se avesse chiesto a Yūto un prestito glielo avrebbe dato senza chiedere nulla in cambio.
Un altro aggettivo per odiare il suo coinquilino: Bello, elegante, intelligente, obbiettivo, determinato, furbo e nobile...
Una ragazza bionda continuava a fissarlo languida da un po', non sembrava male e nemmeno troppo ubriaca da non essere cosciente.

-Ciao, vuoi che ti prepari qualcosa? -

-Tu, io, dopo il lavoro, sul letto.-

Normalmente l'avrebbe ignorata, ma non disdegnava un comportamento tanto audace; ed in fondo un po' di sesso occasionale poteva essere lo sfogo che gli serviva per distendere un po' i nervi. Così, appena servito un bloody Mary alla fanciulla, le si avvicinò abbastanza da sfiorarle l'orecchio con le labbra.

Anche il freddo può essere caldoWhere stories live. Discover now