Chapter 9: Carlos Sainz

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Barcelona, 2019

"Per la miseria, Ashton! Quando ti dico box, tu entro nel box! Non puoi permetterti di fare quello che ti pare, hai rischiato di nuovo di farti scoppiare le gomme! Ti è cara la pelle o hai un istinto suicida di cui non sono a conoscenza?".

Le mie urla terrorizzando l'intero box, facendo scappare i meccanici che decidono di lasciarmi sola con la causa della mia rabbia.

Ashton non si è ancora cambiato, in tuta abbassata fino alla vita davanti a me che continuo a puntargli un dito contro, inviperita: "se vuoi ammazzarti prego, accomodati pure, fallo quando non sei sotto la mia giurisdizione. Perchè ti posso assicurare, Irwin, fosse l'ultima cosa che faccio, che non morirai sotto i miei occhi".

"Hai finito?" È tutto ciò che chiede dopo qualche secondo, guardandomi quasi annoiato, ed io cerco dentro di me ogni residuo di pazienza per evitare di tirargli dietro un cacciavite.

Da quando siamo partiti da Baku, non solo non mi ha rivolto la parola e mi ha evitata come se avessi la peste bubbonica a Brackley, ma oggi, durante le qualifiche, ha anche deciso deliberatamente di ignorarmi, arrivando così terzo perchè non ha cambiato le gomme.

Barcellona è un tracciato che conosce e conosciamo bene, perchè a gennaio e febbraio abbiamo passato diversi giorni qui a testare la macchina e a sistemare l'aerodinamica, quindi sa benissimo che le curve chiuse possono causare problemi alle gomme, e infatti le sue ultrasoft si sono rovinate, ma quella testa di rapa ha deciso di fare di testa sua e di ignorarmi, permettendo a Charles di fare pole e a Verstappen di qualificarsi secondo.

Sono felice per Charles, ovviamente, ma non riesco a farmi andare giù il modo in cui ha semplicemente ignorato tutto ciò che gli dicevo.

"No che non ho finito. Qual è il tuo problema, Irwin?" Domando abbassando di poco la voce, incrociando le braccia al petto.

Ashton mi guarda con la stessa aria di sufficienza che mi rivolge da due settimane a questa parte: "non ho nessun problema, Valzi".

"Non provare a prendermi per il culo".

"Non lo sto facendo. Non ho nessun problema con te, mi sei assolutamente indifferente" ripete, e malgrado tutto, le sue parole mi feriscono leggermente, ma non ho intenzione di farglielo capire.

"Bene, mi fa piacere. Allora mi spieghi perché sono giorni che mi ignori e, soprattutto, perchè l'hai fatto oggi? Così facendo ti sei giocato la pole, lo sai, vero?" Domando ancora, avvicinandomi a lui che non si smuove minimamente.

"Ho fatto quello che ritenevo giusto per me stesso, per la mia macchina e per la mia squadra" è la sua risposta glaciale e, se possibile, fa solo aumentare la mia rabbia.

"Quello che ritenevi giusto?! Lo sai che io sono pagata per fare questo? Lo sai che ho studiato per arrivare qui ed essere ingegnere? Quindi no, non sei tu a dover fare quello che ritieni giusto per te stesso, per la macchina e per il team, devi parlarne con me e insieme decidiamo il da farsi. Siamo una squadra, che ti piaccia o no, quindi smettila di fare la diva e comincia a lavorare con il tuo team".

Le mie parole sono aspre e il mio tono duro e severo, lo riconosco, ma dopo due settimane di silenzio stampa proprio quando pensavo fossimo giunti a un punto se non proprio di amicizia almeno di tolleranza reciproca, non posso non fargli una tirata d'orecchie come merita.

D'altronde, se l'è cercata.

Ashton serra la mascella, chiaramente furioso davanti alle mie parole, e istintivamente i guanti a terra, avvicinandosi minacciosamente a me a grandi falcate, facendomi appoggiare contro il tavolo di metallo.

Undercut || 5SoS & F1Where stories live. Discover now