Chapter 30: Valtteri Bottas

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Spa Francorchamps, 2019

Tutto quello che c'è attorno a me è confusione.

Non riesco a distinguere le parole nel vociare convulso, non riesco a muovermi e, soprattutto, non riesco a distogliere gli occhi dalla macchina di Charles che è lì, distrutta, con centinaia di debris tutto attorno.

E Charles non è uscito.

Non è uscito dalla macchina.

"Cecilia! Cecilia, ci sei?".

La voce di Toto mi spinge a tornare lucida, o almeno a provarci, e non appena mi giro vedo la sua espressione, solitamente sicura quanto illeggibile, diventare preoccupata, quel genere di preoccupazione che solo uno sport come questo può dare.

"Hanno dato bandiera rossa, le macchine stanno rientrando. Ci sono i soccorsi in arrivo, dobbiamo occuparci di Ashton e Calum" spiega, ma la sua voce è quasi isterica, e sono certa che se parlassi la mia voce sarebbe identica.

Mi limito ad annuire, e per un secondo penso a Teresa Houltman che aveva puntato praticamente tutto su quel ragazzo, il mio migliore amico.

"Sai, Cecilia. Tu sei l'amica più amico che abbia mai avuto".

"Non so se prenderlo come un complimento o come un insulto alla mia femminilità".

"Ma quale femminilità!".

"Non posso darti torto".

"Raramente qualcuno può farlo".

Vedo la macchina di Ashton rientrare e nel giro di pochi secondi è fuori, il casco sotto il braccio, il suo viso bianco come se avesse appena visto un fantasma, e solo adesso mi rendo conto che Charles era anche suo amico.

"Sta bene? Ditemi che sta bene, si sa qualcosa? Vi prego, si sa qualcosa?" Domanda freneticamente guardandomi con occhi quasi spiritati, la mia bocca asciutta quando parlo.

"Non sappiamo niente. Non l'abbiamo visto uscire dalla macchina".

Le mie parole sono a malapena un sussurro che si perde nell'isteria del box dove tutti si affannano a chiedere, urlare e impartire ordini mentre io cerco di fingere che Charles per me sia solo un pilota come un altro.

Ma metà del mio cuore è con Ashton i cui occhi sono liquidi, i pugni stretti, e proprio quando faccio per prenderlo per mano Toto ci raggiunge con il telefono premuto contro l'orecchio.

"È incosciente ma non ha ferite gravi" annuncia con la voce venata di sollievo, "ha perso conoscenza nell'impatto ma a parte qualche ferita superficiale di fisico non sembra avere nulla. Lo stanno portando ora all'ospedale per fare gli accertamenti".

"Posso andarlo a trovare?" Domanda Ashton posando il casco e abbassandosi la tuta, ma il team principal scuote la testa.

"No, per ora non fanno andare nemmeno Teresa. Stanno per chiamare il suo numero d'emergenza".

Che sono io.

Merda.

"Scusatemi" mormoro giusto in tempo per sentire il telefono vibrare, e ho a malapena il tempo di chiudermi nel bagno del box prima di rispondere.

"Non rifilarmi puttanate, Teresa. Come sta?" Esordisco subito sentendo la team principal della Ferrari sbuffare.

"Non è il caso di essere aggressiva, Cecilia. Ho detto le cose come stanno a Toto perché sapevo sarebbe venuto a dirtelo, ma in quanto numero da chiamare in caso di emergenza di Charles non potevo non chiamarti. Devi trovare il modo di venire, ha bisogno di qualcuno di amico vicino quando si sveglierà".

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