Chapter 26: Artem Markelov

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Alessandria, 2019

Se pensavo che la parte complicata della permanenza di Ashton a casa mia fosse passata dopo averlo presentato a nonno Tino, mi sbagliavo di grosso, altrimenti non si spiegherebbe perchè nonno ci stava aspettando seduto sulla poltrona del soggiorno accarezzando una delle sue galline imitando una delle scene più famose de Il Padrino.

"Devo dire che la tua famiglia è particolare" sussurra Ashton non appena usciamo dal terzo grado che mio nonno ci ha riservato, ed io non posso fare a meno di sorridere in segno di scuse.

"Per lui la Ferrari viene ancora prima del sangue, non è colpa tua, solo della tua scuderia" tento di dire, ma lui scuote la testa.

"Mi odia, Cecilia. E nemmeno sa che stiamo insieme. Temerei per le mie palle se lo sapesse".

A quelle parole scoppio a ridere, prendendolo poi per mano e trascinandolo fuori di casa, facendo attenzione che nessuno arrivi dietro al grande castagno prima di attirarlo a me e baciarlo.

Ashton è colto di sorpresa, ma finisce per ricambiare il bacio, separandosi poi piano per posare la fronte contro la mia.

"E questo cosa significa?".

"Significa che non mi interessa cosa ne pensano gli altri di te, ma cosa ne penso io. E io penso che vorrei qualche altro bacio prima di portarti in giro con la Giulietta" sorrido, facendo scoppiare a ridere Ashton che non se lo fa dire due volte prima di baciarmi nuovamente.

"Aspetta" mormora dopo qualche secondo, staccandosi dalle mie labbra, "tu vuoi portare in giro me?".

"Esattamente".

"Ti sfugge forse il fatto che sono un pilota di Formula Uno?".

"Non credo proprio visto che se non ti pavoneggi ogni due minuti non sei felice" ribatto, "ma oggi sei in pensione".

"Pensione?! Non sono mica Fernando Alonso!".

"Non dire una cosa del genere, sai che Nando è sensibile ed è in grado di sentirti dall'altra parte del globo" sorrido prima di fargli cenno di seguirmi, "vieni, ti mostro la bambina".

Ashton mi segue senza protestare verso il garage, ma lo sento comunque borbottare qualcosa sul fatto che tenga più alle macchine che a lui, e anche se comincio ad avere dei dubbi a riguardo rimango in silenzio, lasciandolo perso nei suoi pensieri.

"Ti presento la Giulietta di nonno Tino... Che in realtà uso più io, ma l'ha comprata lui" annuncio non appena arriviamo davanti alla macchina che sembra quasi scintillare, "è la mia bambina, quindi pulisciti i piedi prima di salire".

"Nemmeno io faccio così con le mie Ferrari" protesta Ashton, pulendosi i piedi sul tappetino, "e ne ho quattro".

"Almeno hai buon gusto in fatto di macchine... E grazie per avermi ricordato che guadagni milioni. Purtroppo non posso permettermi una Ferrari, ma ti assicuro che questo tesoro sa il fatto suo".

"Saprebbe il fatto suo se la guidassi io" puntualizza Ashton più fastidioso di una zanzara, facendomi alzare gli occhi al cielo.

"Sostieni che una donna non sia capace di guidare bene come un uomo?" Domando inarcando un sopracciglio, e nonostante dica di no, capisco che la risposta in realtà è sì.

Oh, non ha proprio idea in cosa sta andando a cacciarsi.

"Okay, scommettiamo".

A quelle parole Ashton mi osserva confuso: "vuoi scommettere?".

"Hai capito bene. Sullo sterrato dietro l'officina. Se sarai ancora dell'idea che una donna non è in grado di guidare bene come un uomo, allora farò quello che vuoi".

Undercut || 5SoS & F1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora