Chapter 18: Brendon Hartley

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Le Castellet, 2019

Se qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovata ad ascoltare Achille Lauro e il brano che ha portato a Sanremo, Rolls Royce, di prima mattina nel box Renault, probabilmente avrei pensato si fosse drogato pesantemente, ma forse, in fondo, dovevo aspettarmelo da dei piloti.

Specie se questi piloti si chiamano Daniel Ricciardo e Nico Hülkenberg.

Il problema è che hanno trascinato anche il dolce e innocente Charles nella loro corsa alla perdizione, ed è per questo che li osservo piuttosto confusa mentre ballano in modo a dir poco agghiacciante.

Charles sembra uno di quei palloni lunghi gonfiabili che vengono mossi dal vento, e non è un complimento.

"Cecilia! Unisciti a noi!" Esclama Daniel non appena si accorge della mia presenza, sorridendomi radioso, facendo girare anche Charles che annuisce.

"Ti farà bene, hai una pessima cera" aggiunge, e mio malgrado mi ritrovo a sorridere leggermente.

Charles non ha mai avuto peli sulla lingua con me, e non mi stupisce affatto che si sia reso conto della mia aria stanca, nonostante abbia cercato di coprire con più correttore possibile le occhiaie dovute dalla nottata insonne.

Addormentarsi dopo il mio piacevole scambio con Ashton è stato fuori discussione, e anche leggere lo è stato, così ho passato tutta la notte a guardare programmi di cucina francesi e Chiamami Col Tuo Nome.

Sto per rispondere ai due piloti, quando il mio cellulare squilla, e non appena leggo il nome sullo schermo sorrido, allontanandomi leggermente.

Nonno Tino è moderno per molte cose, tranne che per gli sms e la musica. Sostiene che Achille Lauro sia un satanista e che Sfera Ebbasta beva il sangue delle vergini, e non importa quante volte gli dica che con le vergini fa altro, lui rimane della sua idea e ascolta le fisarmoniche della Val Varaita.

"Ciao, nonno" esordisco, dirigendomi verso una zona meno rumorosa, trovando un angolino tranquillo nel retro dei box Mercedes.

"Oggi deve vincere Charles. Deve" annuncia lui, chiaramente già focalizzato sulla gara che inizierà tra qualche ora.

"Lo penso anche io, ma...".

"Niente ma, oggi deve vincere. Le gare europee sono fondamentali, e lo sai meglio di me. Oggi ho guardato la cacca delle galline come ogni domenica di gara, e dice che sarà una giornata propizia per la Ferrari".

"Nonno... Io non so quanto mi affiderei alla cacca di Lilly, quella è superstizione".

"Ma quale superstizione! Lillotta è una chiaroveggente, lo sai anche tu".

"Semmai una culoveggente" borbotto tra me e me, scuotendo poi piano la testa, "più tardi parlerò con lei e decideremo una strategia, non ti preoccupare".

"Io mi preoccupo ogni volta che la Mercedes non va a muro" ribatte lui, burbero, e nonostante il suo tono, mi ritrovo a sorridere leggermente.

Un po' mi manca, ma conto di passare ad Alessandria ogni singolo giorno della pausa estiva.

"Lo sai che non posso permettere al mio pilota di uccidersi, nonostante ci provi a sufficienza da solo" sospiro, sedendomi a terra, approfittando della calma e dell'assenza di tutti, quando dei passi catturano la mia attenzione, e al fondo del corridoio vedo Ashton con la tuta abbassata passarsi una mano tra i capelli, pensieroso.

Sono sicura non mi abbia vista, e per un secondo vorrei nascondermi, ma non ho il tempo di muovermi che lui mi nota.

"Toto mi sta chiamando, nonno. Ci sentiamo stasera" dico dopo qualche secondo, ricordandomi della presenza di mio nonno dall'altra parte della linea, e non appena mi augura buona fortuna chiudo la chiamata, vedendo Ashton sedersi in silenzio davanti a me, la sua testa appoggiata al muro.

Undercut || 5SoS & F1Where stories live. Discover now