Chapter 12: Antonio Giovinazzi

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Monte Carlo, 2019

Ho sottovalutato il calore del principato di Monaco facendo la valigia, probabilmente ingannata dal fresco dell'Inghilterra, e ora le mie gambe stanno pagando questo errore a un prezzo davvero molto, molto alto.

"Mi sembra di star facendo la sauna" sospiro guardando George l'addetto stampa sedersi accanto a me per il briefing del mattino, tentata di sbattere la testa contro il tavolo fino a perdere i sensi, ma è del Gran Prix di Monaco che stiamo parlando, ovvero uno dei circuiti che preferisco in assoluto.

Non so esattamente cosa mi affascini di Monte Carlo, forse il fatto che per me è sempre stata una certezza tornarci, uno di quei luoghi magici che è una costante nella tua vita ma che ti spinge a volerne ancora.

I miei genitori hanno ereditato dalla madrina di mio padre una casa al mare a Sanremo, quindi poco distante dal confine francese, e ogni volta che andavamo al mare mi portavano a Monte Carlo, sapendo quanto amassi sentirmi una principessa per un giorno.

Poi, crescendo, alla passione per le principesse è subentrata quella per i motori, e quante volte ho costretto mio padre a portarmi al Museo dell'Automobile a Monaco.

Adesso, essere qui, far parte a tutti gli effetti del Gran Prix di Monaco è strano, ma uno strano bello.

È davvero il coronamento di un sogno.

I vari meccanici e l'ingegnere di Calum Hood entrano velocemente nella sala riunioni, Calum stesso a seguire, finchè non sento la sedia accanto la mia strisciare sul pavimento e, accanto a me, si siede Ashton con un paio di occhiali da sole sul naso e una mano sulla fronte.

"Ti prego, dimmi che non sei stato così stupido da fare baldoria ieri sera. Ti sto pregando, e non so se te ne sei accorto ma io non prego mai" sibilo sottovoce in direzione del Top Driver che abbassa gli occhiali, mostrandomi due occhi rossi.

"Si chiama insonnia, altro che baldoria. Mi dai troppo poco credito, Cecilia".

"Mi chiedo perchè" borbotto tra me e me, sarcastica, sfilando poi l'elastico dal polso e raccogliendo i capelli in una crocchia disordinata.

Il giovedì è probabilmente il giorno più inutile del weekend di gara, perchè non provi della sensazione di adrenalina che invece è presente durante le qualifiche e la gara effettiva.

Non sono una fan delle prove libere, ma anche loro sono utili.

"Guarda che sto cambiando. Sto diventando un bravo ragazzo" continua Ashton, facendomi inarcare un sopracciglio nella sua direzione.

"Arrivi puntuale una volta e già pensi di essere un bravo ragazzo, non ti sembra di correre un po' troppo?".

"Sono pagato per correre un po' troppo".

"Ti detesto" sospiro, quando Toto richiama l'attenzione generale, cominciando il solito monologo e la solita ramanzina diretta soprattutto a me e ad Ashton.

"I dati del simulatore della scorsa settimana com'erano, Cecilia?" Domanda, rivolgendosi direttamente a me che prendo in mano il foglio che ho studiato fino a tarda notte ieri sera.

"Sono ottimi, nel secondo settore i tempi di Ashton sono a dir poco eccellenti, e stiamo lavorando sul conservare la gomma. Ho reso nuovamente più leggera la macchina, lavorando su un miglioramento di tre secondi, e ho ricontrollato l'aerodinamica. Prevedo una vittoria per questo weekend" spiego, dati alla mano, porgendo infine il plico di fogli a Toto che li esamina rapidamente, annuendo piano prima di puntare un dito contro Ashton.

"Tu dai retta a lei, okay? Cercate di collaborare in qualsiasi modo, non mi interessa se poi fuori da qui vi scannate a vicenda. Vogliamo entrambe le Mercedes sul podio, chiaro?".

Undercut || 5SoS & F1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora