Chapter 38

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Ci guardiamo intorno alla ricerca di un qualunque indizio e notiamo un foglio che sporge dal taschino della giacca di Mad dog. È strano anche questo. Mad dog non indossava mai giacche, solo magliette a maniche corte che facessero vedere i suoi numerosi tatuaggi, solo in caso si trattasse di un importante incontro d'affari si vestiva in quel modo.

Prendiamo il foglio con cautela, attenti a non toccare il corpo. C'è un messaggio scritto sopra. Un messaggio molto simile a quello ricevuto qualche giorno fa dentro quella scatola. Nascondo il foglio dallo sguardo di Cameron leggendo a bassa voce cosa c'è scritto al suo interno:

Una bambola di sale voleva ad ogni costo conoscere il mare.
Era una bambola di sale, ma non sapeva che cosa fosse il mare. Un giorno decise di partire.
Era l'unico modo per soddisfare la sua esigenza.
Dopo un interminabile pellegrinaggio attraverso territori aridi e desolati, giunse in riva al mare e scoprì qualcosa di immenso e affascinante e misterioso nello stesso tempo.

Era l'alba, il sole cominciava a sfiorare l'acqua accendendo timidi riflessi, e la bambola non riusciva a capire.
Rimase lì impalata a lungo, solidamente piantata al suolo, la bocca aperta.

Dinanzi a lei, quell'estensione seducente.
Sì decise. Domandò al mare :
«Puoi dirmi chi sei?»
«Sono il mare.»
«E che cos'è il mare?»
«Sono io!»
«Non riesco a capire, ma lo vorrei tanto. Spiegami che cosa posso fare.»
«E' semplicissimo: toccami.»
Allora la bambola si fece coraggio. Mosse un passo e avanzò verso l'acqua.
Dopo parecchie esitazioni, sfiorò quella massa con un piede.
Nè ricavò una strana sensazione.
Eppure aveva l'impressione di cominciare a comprendere qualcosa.
Allorchè ritrasse la gamba, si accorse che le dita dei piedi erano sparite.
Nè risultò spaventata e protestò :
«Cattivo ! Che cosa mi hai fatto ? Dove sono finite le mie dita?»
Replicò imperturbabile il mare:
«Perchè ti lamenti ? Semplicemente hai offerto qualche cosa per poter capire. Non era quello che chiedevi?»
La bambola disse:
«Sì veramente... non pensavo... ma...
Stette a riflettere un po'. Poi avanzò decisamente nell'acqua. E questa, progressivamente, la avvolgeva, le staccava qualcosa, dolorosamente. Ad ogni passo, la bambola perdeva qualche frammento. Ma più avanzava, più si sentiva impoverita di una parte di sè, e più aveva la sensazione di capire meglio. Ma non riusciva ancora a dire cosa fosse il mare.
Cavò fuori la solita domanda:
«Che cosa è il mare?»
Un' ultima ondata inghiottì ciò che restava di lei.
E proprio nell' istante in cui scompariva, perduta nell' onda che la travolgeva e la portava chissà dove, la bambola esclamò:
«Sono io!»

«Se volete veramente capirci qualcosa di tutta questa storia, dovete pagare un prezzo. E più volete sapere più il prezzo sarà alto.
Che i giochi inizino.»
31/12/2018
M

«Che dice?» mi chiede lui.

«Nulla di importante, è solo un foglio.» gli dico nascondendolo prima che possa sospettare nulla. Ci sono già troppe persone implicate in questa storia. Si sono fatte male già troppe persone.

«Dobbiamo uscire alla svelta da qui.» cambio discorso.

«Già.»

Saliamo in fretta le scale terrorizzati da tutto ciò, ma tiriamo un sorpiro di frustrazione quando ci accorgiamo che la porta è stata chiusa a chiave. Cerchiamo di sfondare la poeta, ma sembra come se qualcosa di pesante da dietro fosse stata piazzata dietro la porta per evitare di farci uscire. Siamo rimasti chiusi dentro.Insieme al corpo di un uomo che aveva sempre dichiarato di odiarci. Ora si che siamo fottuti.

«E ora come usciamo di qui?» mi chiede Cameron sospirando stanco e afflitto per poi sedersi sul pavimento con la testa tra le mani seguito da me. Rimaniamo in quella posizione per quelle che mi sembrano ore e la via di fuga ci sembra ormai lontata, quando la porta si aprì di scatto provocando un leggero cigolio. Io e Cameron ci guardiamo sorpresi e ci alziamo in fretta dal pavimento.

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