𝗩𝗜𝗜. vincenza è una spia rintraccia panini

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Quella notte non riuscii a dormire. Sì, i ragni sono carini, ma non quando c'è mamma tarantola coi suoi figli che tentano di mangiarti.

Per circa dieci volte mi svegliai col cuore a mille. Cavolo, non riuscivo nemmeno io ad ammettere che avevo paura.

L'unica cosa che a quell'ora mi fece calmare, era Josh dalla sua camera che parlava nel sonno.

Diceva qualcosa approposito di una creatura fantastica, di nome Carola.
Aspetta. Forse intendeva Carota.

Cercai di trattenere le risate nascondendomi sotto le coperte, mentre sentivo Josh blaterare, ma ad un certo punto fu un'altra, la cosa che mi catturò.

Si sentiva un rumore sommesso nell'intercapedine tra il muro e una porta situata in camera mia che mai avevo aperto. Si diceva che ci fossero i vicini dall'altra parte.

Mi alzai con cautela dal letto e posi l'orecchio sulla porta. Il rumore era composto da due voci, una più profonda, accompagnata da quella acuta e nasale di un vecchio.

«Perché li hai mandati lì!?» Disse l'anziano.
«Pensavo fosse quello il luogo dove portarli!»
«Con questo sbaglio ce ne siamo giocati la maggior parte. Fallo un'altra volta e ti licenzio» Sentii l'uomo dalla voce profonda trasalire.

Da quel che avevo capito fino ad allora, stavano parlando dei panini ordinati, arrivati nella casa sbagliata.
Che lavorassero anche loro al McDonald's?

«Tieni, in questo modo potremo rintracciarli, ovunqu'essi siano andati»

Da quando i panini camminano? E cosa aveva fatto il vecchio, incastrato un GPS tra il cheddar e l'hamburger?

Da quel che ne sapevo, avrebbe potuto benissimo essere solo un brutto sogno. Brutto e assurdo.

«Cos'è questa? Perché hai in tasca una foto di un ragazzo col cappellino celeste?!» Disse stavolta l'uomo dalla voce profonda.

«È mio nipote, Carmelo.»
Si giustificò il vecchietto. E solo allora una verità inquietante quanto ridicola si fece strada nella mia mente.

Quello non era un vecchio, era Vincenza.

La cosa fu così scioccante che trasalii e indietreggiai, inciampando su le scarpe che avevo buttato a terra senza un perché, producendo un tonfo assordante.

Sentii i due blaterare qualcosa sorpresi, dopodiché iniziarono a prendere a calci la porta, forte come non mai.

Cavolo, la signora Vincenza era piuttosto forzuta.
Che fosse una parente di Hulk? Magari una cugina di ottantesimo grado, che so io.

Quando la porta cedette, mi infilai sotto le coperte con una velocità impressionante, per poi rotolare nello spazio tra il muro e il letto.

«Qui non c'è nessuno. Strano.»
Disse Vincenza, inforcando un paio di occhiali dai vetri oscurati, cosa abbastanza stupida, considerando l'orario.

«Aspetta, lo sento. Sento l'odore»
Disse l'uomo.
Ottimo, il lupo e la nonnina. Mancava solo Cappuccetto Rosso, peccato che il mio fosse giallo.
"Sarà per la prossima volta" Pensai appiattendomi sempre più al muro.

Il lupo si stava avvicinando, annusando il tutto prima di avvicinarsi. Oramai era a pochi centimetri dal letto, quando qualcuno accese la luce.

Grazie a dio, l'elefante coi tacchi era arrivato.

«Cosa sta succedendo!?»
Purtroppo sì, non lo capiva nonostante avesse Vincenza e il signore davanti a lui.

«Credo abbiate sbagliato porta» Sentenziò indicando quella opposta.

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