𝗫𝗜 valentine collins vende tacos

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Io e gli altri passammo il pomeriggio a cercare Peter, pensando che fosse facile trovare un ragazzo dalla tuta rossa e blu in mezzo ai matracci, ma ci sbagliavamo.

Quanto a Josh, lui era ancora sul tetto, e ancora non capivo come fosse riuscito a salirci, visto che ora, tentando di scendere, assomigliava ad una goffa foca.

Josh elefante piccione foca capra detersivo Jones.
Non avevo un fratello, avevo uno zoo.

«Cavolo, quanto è grande questo posto?!» Chiese Connie, guardandosi intorno. Il laboratorio era davvero enorme.

Non immaginatelo come una piccola stanza piena di cianfrusaglie, bensì come un'intero edificio, il tutto organizzato, messo in ordine alfabetico, secondo il colore e la grandezza.

Forse iniziavo a capire Peter.

Non che sia una perfettina, anzi, la mia stanza è stata soprannominata da Josh "la casa degli odori" anziché "orrori" perché da quando ho cominciato a lavorare con papà al McDonald's aleggia in camera un costante profumo di Cheeseburger e crocchette di pollo.

Avevo la vaga impressione che prima o poi alzando lo sguardo avrei trovato dinanzi a me la più acerrima dei nemici, Vincenza, a guardarmi con i suoi occhialetti a mezzaluna stile Albus Silente, e quasi sicuramente una volta cominciata la lotta sarebbe spuntato Peter a gridare "Oh no! Così rovinerai l'ordine in cui sono stati perfettamente riposti tutti quegli attrezzi! No! I matracci!", così l'avremmo ritrovato e avremmo potuto andarcene senza problemi, anche perché non penso che le nonnine siano così veloci ad acciuffarti.

Okay, il punto è questo.

Secondo voi, è facile giocare a nascondino in un laboratorio dove tutto da un momento all'altro potrebbe caderti in testa provocandoti un'emorragia cerebrale?

E cercare Peter, un appassionato di scienze che molto probabilmente era in una stanza isolata a fare esperimenti, in un posto così, lo sarebbe stato altrettanto?

Non credo proprio.

«Secondo voi dov'è?» Chiese Connie.
«A mangiare un taco?» Rispose Josh.

«Non penso che in questo rinomato laboratorio preparino tacos.» Dissi io guardandoli con le sopracciglia inarcate, dato che la cosa era ovvia.

«Invece sì!» Disse ridendo una signora, camminando verso di noi in maniera professionale, come se scivolasse sul pavimento, quasi ci fosse un nastro trasportatore.

Perfetto, oltre al lupo e la nonnina c'era anche la mamma di Dracula.

Aveva i capelli grigi e lucidi, pettinati con cura e acconciati in una grossa crocchia da nonnina, ma con il tailleur nero che indossava, che le evidenziava il corpo, non sembrava per niente una vecchia, al contrario di Vincenza.

Questa era una nonna sprint.

«Posso offrirvi qualcosa?» Disse la donna, per poi presentarsi formalmente.
«Sono Valentine Collins»
«È ancora valida l'offerta del cibo?»
«Zitta Lynn» Mi intimò Connie, digrignando i denti per non farsi notare da Valentine.

«Posso sapere chi siete?»
Solo allora mi resi conto che avevamo tutti ancora le maschere.

«Siamo la gang degli Spider-Man vomita arcobaleno!» Disse Josh ridendo in modo ebete, lui che era l'unico a non avere né tuta né poteri.

«Il nostro hacker intendeva dire, che siamo un team molto professionale di Spider-persone che agiscono per aiutare la gente!» Continuò Jamie, salvandomi da un vuoto di parole.

«Io sono Spidey-Gurl, e questi sono i miei compagni»
«Spider-Man»
«Spider-Girl»
«Spider-Jam»

«Forse dovresti chiamarti Spider-Beyoncé»
«Tu allora dovresti chiamarti Peter-Gurl»
«Che intendi dire!?»
«Oh, scusa, pensavo stessimo parlando delle cose che amiamo di più!»

Sbuffai e mi allontanai da loro, borbottando fra me e me.
«Comunque Spider-Beyoncé è sempre meglio di Spider-Marmellata»

Mentre sgattaiolavo via, sentii che qualcuno mi stava guardando. E in effetti, Valentine era lì, a parlare col mio team, ma guardava me.

«Mah, al diavolo» proseguii per la mia strada, fin quando non lo vidi.

«Oh dio, Peter!» Mi avvicinai a lui trattenendo una risata, fingendomi preoccupata, e cercai di slegarlo, la ragnatela era appiccicosa e difficilissima da tagliare.

«Tranquilla, è tutto okay» Disse lui, sorridendo.
«Hanno scoperto la tua identità?»
«Non ci sono riusciti, ho sparato loro una ragnatela in faccia, come mi hai insegnato tu»

«Ma fammi indovinare, la ragnatela è rimbalzata sugli occhiali di nonna Vincenza prendendo te, che ora sei legato come un salame.»

Lui ridacchiò in imbarazzo.
«Non è stata Vincenza, ma sugli occhiali hai detto giusto» Disse sospirando «Era un tizio abbastanza basso, con il pizzetto tagliato in modo strano. Mi ha guardato sgranando gli occhi, sapeva il mio nome. Solo che al posto di Dennis ha detto Benjamin»

Lo guardai negli occhi, per poi rendermi conto che il signore era dietro di noi.

«Santo cielo, qui c'è seriamente qualquadra che non cosa.»

Spazio autrice:

Questo capitolo è una schifezza.
Ma è comunque carino, credo.
In ogni caso, i genitori di Connie sono in Nord Carotina, Josh è uno zoo, Peter è uno sfigato e Jamie è Beyoncé fatta di marmellata.

Miles?
Beh, lui passa il giorno a dire "Hey" o "Non ti abbandonerò Miles"

Sondaggetto:

Avete dei nomi alternativi a "Spider-Girl" per Connie?

Alla prossima bbys♡
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