𝗫𝗫𝗩𝗜𝗜 mia madre si guarda troppo allo specchio

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Cos'era andato storto negli ultimi mesi?

Tutto.

Avevo scoperto di essere una Spider-persona, ero stata scambiata per un'ape, avevo conosciuto altre tre persone come me nello stesso universo, avevo scoperto che era stato creato un portale tra due universi da Valentine Collins, che per giunta per molto tempo aveva finto di essere la nonna del gelataio italiano dietro l'angolo.

Mia madre era ancora viva, ma era intrappolata in una dimensione "specchio" dentro una botola.

E Josh aveva un potere curativo, tipo Wolverine, delle piastrine iperattive, diciamo.

«Ecco perché non si è fatto male cadendo dal tetto!»
«Che hai detto?»
«Niente»

Dissi a Connie calandomi la maschera, assieme agli altri.

Il fatto che avessimo legato così tanto solo il primo giorno, aveva reso tutto il resto noioso. Mi sarebbe piaciuto conoscere pian piano Connie, invece di scoprire subito che fosse una carota con i genitori del Nord Carotina.

E poi dovevo ancora uscire con Peter.

«Siete pronti?»
Ci chiese il Signor Stark con uno sguardo deciso.
Noi annuimmo nello stesso momento.

«La botola è questa»
Disse con nonchalance.

«Ci credo che non ci è mai entrato nessuno, è tutta sporca»
«Lynn, proprio non ti entra in testa che là dentro c'è nostra madre?»
«Questo tuo refill di neuroni non mi piace affatto»

Però aveva ragione. Mia madre. Non l'avevo vista per anni.

«Andiamo.»

E ci tuffammo nell'oscurità.

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Dentro non era tutto veramente oscuro. Voglio dire, essendo una dimensione specchio, o una cosa del genere, non poteva esserci buio.

Mi guardai intorno con calma, per poi sobbalzare vedendo una ragazza uguale a me. Mi ricordai che erano specchi. La vera me ero io.

Ma se non lo fossi stata?

Scossi la testa e tornai in me. Cavolo, questa dimensione dava alla testa.

Tentai di sparare una ragnatela contro uno specchio, ma questa ne venne come assorbita. Era uno specchio, ma in un certo senso non lo era.

Per questo trovare una via d'uscita sarebbe stato difficile. Nemmeno calare una corda avrebbe aiutato.
Ma ora dovevamo trovare mamma.

«Ragazzi, di qua» Disse Josh, indicando uno specchio.

Feci un sospiro di sollievo molto rumoroso, e finsi di asciugarmi un'immaginaria goccia di sudore dalla fronte. Josh non era diventato magicamente intelligente, era ancora un idiota.

«Josh, fratello maggiore con il cervello inversamente proporzionale all'altezza, vedi questa? È una parete a specchio. A meno che tu non voglia inciderla o che so io, come pensi che riusciamo a passare?»

Lui toccò il vetro scansandomi, e questo divenne come privo di volume, esattamente ciò che era successo con la ragnatela.

La mano di Josh passò senza alcun attrito attraverso la parete, e poi tutto il resto del corpo entrò nello specchio.

Al contrario di ciò che mi aspettavo, ovvero non trovare più Josh, guardando davanti a me, riuscivo a vedere il mio riflesso, e mio fratello come se fosse accanto a me. Ma se guardavo alla mia destra, non c'era nessuno.

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