Capitolo 6

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Scendemmo dalla macchina. Emiliano aprì la serratura con le mani che gli tremavano.
"Emi si può sapere che cazzo..?"
Entrammo; la casa era un vero disastro: c'erano giochi della play, bottiglie di birra vuote e piume ovunque.
"Hai fatto una festa?" chiesi.
"No solo che ho fatto entrare in casa i cani per tenermi compagnia.. Sai senza di te, scusa sono un coglione"
"Hai bevuto tutto tu?"
"Si"
"E immagini che dall'aria che c'è qua dentro hai anche fumato"
"Beh si"
"Emiliano tu non devi ridurti così. Scusa se sono stata una stronza" dissi, abbracciandolo.
"Ma.."
Lo zittii, "basta ma e se, dimentichiamo"
Ci baciammo. Quanto mi erano mancate quelle labbra nell'ultimo mese! Erano la medicina a tutte le liti. Forse adesso, dopo essere stati lontano tanto tempo, dopo essere stati di merda per un mese, la nostra storia avrebbe durato. In fondo lui era il filo logico della mia vita, fanculo il resto.
Andammo al piano di sopra, verso la camera di Emi. Prima di entrare si bloccò.
"Mi dispiace"
"L'hai già detto" dissi ridendo. Mi guardò con aria interrogativa e capii che non si riferiva a quello.
"Non per, cioè ti ho tradita" mi disse
"Quando?" chiesi, senza sentire la terra che stava sotto ai piedi. Vedevo il soffitto che si abbassava, quasi come se volesse schiacciarmi.
"In questo mese"
"Ma Emi non stavamo insieme" dissi sollevata, pensando a Federico.
"Sicura di non essere incazzata?"
"Si Emi" dissi sorridendo.
Gli feci solletico
E scappai perché lui non ne facesse a me. Un po' di scherzositá per alleviare la tensione ci voleva.
"Mi sei mancata" disse Emiliano, mentre mi toglieva la felpa.
"Anche tu" risposi, buttandolo sul letto.
Avevamo fatto pace, finalmente. Nei suoi occhi vedevo l'amore, la paura e il sollievo. Chissà forse saremmo stati insieme a lungo, o forse no. Fatto sta che non volevo più sentirmi come nell'ultimo mese, un peggiore della mia vita, un vero inferno. Io avevo bisogno di lui e lui di me, ci completavamo. Insieme eravamo "una bomba" per dirla a modo di Emis.
Ogni giorno l'avevo ricordato, anche perché avevo Killa ed ero costretta. La sera, prima di dormire, mi immaginavo di riabbracciarlo. Spesso avevo sognato le sue labbra e di fare l'amore con lui. Pensavo di ricordarmi come si faceva, ma quella volta fu meglio. Ci eravamo mancati.
Stetti con Emiliano tutto il giorno.
"Amore mi porti a casa?"
"No dai" rispose
"Mia mamma mi ammazza, sono già le nove"
"Va bene. Domani ti passo a prendere a scuola"
"No Emi"
"Perché?" chiese offeso
"Sai tu sei Emis Killa"
"E allora?"
"Ti sbavano dietro tutte e a me dà fastidio "
"Gelosa?" chiese, baciandomi il collo
"Si"
Non riuscii a convincerlo a non venirmi a prendere il giorno dopo. Cosa ci potevo fare? Era il solito zuccone che mi faceva salire il crimine, ma lo amavo. Affascinate lui o stupida io?

Ce la farò a dimenticarti, ma per ora noDove le storie prendono vita. Scoprilo ora