Capitolo 9

1.6K 76 0
                                    

"Marta svegliaa" gridò mia madre.

"Si, ancora 5 minuti"

"Su che sono già le 7:10"

"Posso stare a casa oggi? Sono stanca" la pregai.

Ero tornata a l'una di notte passata. Io ed Emi eravamo andati a cena da Ax insieme a Guè, Francesca, Fede, Jake e Joe. Guè e Francesca erano diventati inseparabili: si continuavano a fare baci, carezze, e parlavano con "il linguaggio dell'amore", che io ed Emis raramente usavamo. La nostra storia era più un "ti amo ma vaffanculo". Poche carezze, se non nei momenti magici, tanta carne e poche parole smielate, se non quando ci volevano. Ma così era più adatto a noi, più vero.

Sorrisi pensando ai discorsi tra Fra e Guè.

"Amore mi passi l'acqua?"

"Certo piccola"

"Me la versi per favore tesoro?" (Francesca si era slogata il polso, ma nulla di grave. Era caduta dalle scale, cosa molto frequente. Era leggermente sbadata, ma le volevo bene in un modo indescrivibile)

"Certo cucciola mia. Come va il poso?"

"Se gli dai un bacio tu passa tutto"

Erano teneri insieme. Un discorso del genere tra me ed Emi sarebbe stato

"Emi mi passi l'acqua?"

"Si. Te la verso o sei capace senza fare casini?"

"Grazie mi arrangio"

Noi eravamo meno "zucchero e farfalle" ma andava bene così. Amavo il nostro "carne, cuore e vaffanculo"

Mentre pensavo ciò ero già pronta per la nuova giornata di scuola. Non mi era mai piaciuto andarci, ma ultimamente da un inferno!

"Good morning guys"

"Good morning"

Per iniziare bene inglese alla prima ora! Meglio tirarsi un colpo!

Passai due ore a disegnare il diavoletto del Milan. Una volta dovevo trascinare Emis a San Siro! Tanto anche lui tifava milan! Certo magari se avessero iniziato a vincere qualche partita sarebbe stato meglio!

Alla quarta ora qualcuno bussò alla porta.

"Avanti" disse il prof di fisica

"Marta può venire in segreteria?" disse rivolto al professore

"Certo, Marta vai" mi disse

Sentivo il sottofondo di Maria che diceva "sarà Emiliano ovviamente". Io la fulminai con lo sguardo. Chi poteva essere? Era mio padre, cosa ci faceva lui a scuola? Non doveva essere al lavoro? Notai preoccupazione nei suoi occhi.

"Papà cosa c'è?" chiesi

"Mamma non sta bene"

Quattro parole e mi crollò il mondo addosso. Come avrei fatto io senza di lei? Era il mio punto di riferimento, la donna che volevo diventare da grande, forte e dolce allo stesso tempo. Io non ci stavo a vivere solo con mio papà. Non lo amavo quanto mia madre..

A stento riuscii a dire

"Cosa ha?"

"Ha avuto un incidente"

"É grave?"

"Non si sa" disse, quasi sull'orlo della disperazione.

Per dei minuti stetti li impalata, senza sapere cosa fare, senza piangere, le lacrime non uscivano: ero traumatizzata.

"Beh cosa aspetti, prendi la tua roba che andiamo in ospedale!" disse severo mio papà.

Stavo per avere una sfuriata contro di lui, cazzo voleva? Dovevo reagire in qualche modo. Dovevo essere forte anche per lei.

Tornai di corsa in classe, presi la mia roba e tra i "un'altra sorpresa di Emi?" di Maria tornai da mio padre.

Nel tragitto verso l'ospedale non parlò, il silenzio più totale.

Ce la farò a dimenticarti, ma per ora noWhere stories live. Discover now