Capitolo 12

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"Mio padre per me è un esempio. Faceva quello che voleva e se ne fregava dell'opinione degli altri"

Lo interruppi "Emi non sei costretto se non vuoi.." Sapevo quanto gli mancava suo padre

"Tranquilla" disse, guardandomi dolcemente e poi continuò.

"Quando mi ha insegnato ad andare in bici avevo si e no 4 anni. Mi stavo cagando sotto. Ma una mattina mi sono svegliato e mi sono ritrovato con la bici senza rotelle. Le aveva tolte prima che io mi svegliassi. In quel momento l'avevo odiato. Già sapevo a malapena andarci con le rotelle, figurati senza. Mi ha piantato due sculaccioni e mi ha costretto a salire. Non mi ha detto niente tranne che 'pedala'. Ha preso un'altra bici e io l'ho imitato. Sarò caduto 10 volte in 10 minuti, ma lui era li. Bei tempi. Poi quando sono cresciuto tutto é cambiato. I miei litigavano spesso, ma sapevo che mio padre amava mia mamma. A 10 anni la pistola. Ovviamente era finta ma me la ero guadagnata tirando pugni nella palestra. Voleva che sapessi difendermi e come regalo la pistola. 'Non sparare agli uccelli' e così feci. Però colpii il mio migliore amico. Aveva una gamba malandata per colpa mia, ma non pensavo fosse pericoloso per un bambino sparargli. A 12 anni sono tornato a casa fatto, a Vimercate succede. Mia mamma me ne ha dette dietro un sacco e invece mio papà si è messo a fumare con me. Mia madre era la parte giusta, mio padre quella ribelle e io ho seguito lui. Suonava il piano come nessun altro. Tornavo a casa la sera e lui era li, sempre seduto alla tastiera. A volte parlavamo, dipingevamo. Ammetto che i miei quadri facevano cagare in confronto ai suoi, ma mi piaceva imitarlo. Poi quando avevo 14 anni mi ha insegnato ad andare in motorino. Me ne aveva regalato uno tutto scassato. La prima volta che ci sono salito andavo troppo veloce ma lui continuava a dirmi di accelerare. 'Rammollito sgasa'. Sono tornato a casa pieno di graffi e scottature, mia madre era sfollata. E sai cosa le aveva detto mio papà? 'Si sta solo facendo le palle'. Giuro senza di lui non sarei durato più di 15 anni. Mi ha aiutato a uscire dalla malattia, a farmi canne, bere e tutte le cose che un genitore non dovrebbe insegnare. Era il mio idolo. Grazie a lui ho conosciuto il mondo e la musica. Quando è morto mi è mancata l'aria. Avevo 20 anni ma é stato un coltello in pancia"

Si fermò. Quel racconto mi aveva commossa, stavo per piangere ma dovevo essere forte per me, per lui, per mia madre.

"Sarebbe stato felice di vedermi con te. Ti avrebbe definita 'donna con i coglioni'. "

"Tu hai avuto un padre speciale." gli dissi senza un motivo. Mi sistemai appiccicata a lui. Forse così il nostro dolore sarebbe stato più semplice da sopportare. Ci guardammo negli occhi. Emiliano mise una gamba tra le mie e mi baciò. Stemmo così per ore, senza dormire anche se era notte. Non avevamo sonno, avevamo solo bisogno l'uno dell'altra. Mi accarezzò la schiena e poi il sedere, mi guardò negli occhi come per dire 'hai voglia?'. Io risposi baciando ogni suo tatuaggio, ogni sua cicatrice, tutta la sua pelle.

Ce la farò a dimenticarti, ma per ora noWhere stories live. Discover now