Capitolo 11

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"Marta io vado da Alfredo" disse Giorgio "se torna papà non voglio esserci"

"E io cosa faccio?" dissi a mio fratello

"Vieni da me" si intromise Emiliano.

"Ok"

Passammo da casa mia a prendere dei vestiti che mi servivano. Mi chiamò Francesca, che era venuta a conoscenza dell'accaduto e la rassicurai. Non volevo farla preoccupare.

Arrivati a casa di Emiliano andai direttamente sotto la doccia. Dovevo levarmi di dossi tutti i pensieri tristi, anche se era tutt'altro che facile.

Mi misi il pigiama e andai a letto. Emiliano era li. Mi guardò, senza dire una parola.

"Sai è buffo.." dissi io

"Cosa?" chiese curioso.

"Stavo pensando a delle cose che avrei voluto fare con te e sul più bello bussano alla porta e mio padre mi dice dell'incidente"

"Marta si risolverà tutto. Cosa vorresti fare con me?" chiese malizioso

"Stavo pensando di andare a San Siro, ma mi é passata la voglia"

"Ci andremo quando tutto si risolverà"

"Sai non ho più messo piede a San Siro da quando Mario é andato via, eravamo e siamo grandi amici. Ora con Pippo spacchiamo"

"Speriamo" dissi. E quel speriamo includeva anche un "che vada tutto bene".

Per un po' stemmo zitti e mi addormentai. Ma non fu un bel sonno! Sudavo freddo, mi agitavo e feci un incubo: c'era mio padre che mi comandava a bacchetta, il fantasma di mia madre che mi guardava, triste per la sua bambina e mio fratello.. Lui era sempre zitto, non beveva più birra, non mangiava. Tutto si era fermato. Mio padre rideva e se la godeva, mentre io facevo cenerentola.

Mi svegliai all'improvviso, ansimando. Emiliano dormiva e per non svegliarlo, andai in bagno. Mi sedetti sull'orlo della vasca, con la testa tra le mani, piegata su me stessa. La testa mi faceva male, girava tutto e qualcuno mi stava calpestando. Tentai di alzarmi, ma le gambe non mi reggevano. Così caddi a terra con un tonfo sordo. Mi aggrappai con le poche forze che avevo al lavandino, ma non riuscivo a reggermi. Sentivo qualcuno che bussava alla porta, ma chi era? Emiliano dormiva. Mi stesi sul pavimento e quando riuscii a riprendermi ero sul letto, accanto a me c'era Emiliano preoccupato.

"Cosa è successo? chiesi confusa

"Hai avuto un attacco di panico" rispose Emiliano.

Mi sedetti sul letto, bevvi un sorso d'acqua e mi alzai

"Grazie Emiliano, torno a casa mia, non voglio essere un peso per te"

"Amore tu non sei un peso"

"Si invece" dissi, infilandomi la maglietta.

Emiliano mi bloccò le mani, mi baciò

"Io non voglio perderti, sono morto di paura" disse

"Siediti che ti racconto una storia" mi sussurrò all'orecchio, mentre mi baciava. Io lo ascoltai. Faceva caldo quindi mi tolsi il pigiama e mi sdraiai sul letto. Emiliano era accanto a me. Era a torso nudo, quindi potevo ammirare la bellezza dei suoi muscoli, coperti da tatuaggi.

"Sei addosso, sei l'inchiostro, il peccato senza il rimorso. Ubriaco, con un sorso, tutto è scritto sul tuo corpo. In testa ho troppi viaggi, mi perdo dei passaggi, mi perdo sulla tua pelle tra i tuoi mille tatuaggi...

... Le nocche tatuate, le braccia colorate...

... Sul mio collo ho una chiave, sul tuo braccio un lucchetto, ste scritte poco chiare sono il nostro alfabeto. Ho un teschio calavera, tu adesso una pantera e se facciam la guerra, tu ne esci sempre intera. Addosso ho i miei errori, addosso tu hai dei fiori. Tu che mi buchi l'anima guardi attraverso i fori. Cosa sarà domani lo giocheranno i dadi, se odi oppure ami l'hai scritto sulle mani.." -Indelebile- Guè-

Ce la farò a dimenticarti, ma per ora noWhere stories live. Discover now