;piscina

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MERCOLEDÌ

Sono arrivata in ritardo a lezione. Il mio primo ritardo. Wow. Per fortuna anche il prof non è puntuale quindi nessuno se ne accorgerà. Cody mi aspetta al nostro banco con il libro di storia aperto: picchietta sulle pagine con la matita ed è evidentemente sovrappensiero, e ovviamente capisco il perché. Mi avvicino a lui e gli accarezzo la schiena, si gira verso di me e sorride. Gli faccio l'occhiolino e mi siedo.

Dopo un minuto circa il professore entra tirando per un braccio Judy, seguita da Lucas che ha la maglietta totalmente ricoperta da uno strano liquido rosa che evidentemente gli è stato rovesciato addosso dalla bionda. Judy si dimena e emette degli strani "urletti", sembra un neonato che piange. Lucas invece cammina senza alcun accenno di preoccupazione, cercando si ripulirsi la maglietta senza risultati soddisfacenti, imprecando sottovoce, strappandomi un sorriso.

<State qui e non parlate>
intima il professor Davis e loro non replicano: si siedono ai lati opposti della cattedra con il viso rivolto verso di noi.

Judy guarda male Lucas, che in risposta non la degna di uno sguardo. Tira fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette rigorosamente alla menta e ne estrae una, mentre dall'altra tasca sfila un accendino nero, di quelli semplici. Porta il filtro alle labbra e l'accende senza troppi problemi, fregandosene del professore che lo sta incenerendo con lo sguardo. Lucas accavalla le gambe mentre butta fuori una nuvoletta di fumo e sento il suo sguardo che brucia sulla mia pelle. Alzo gli occhi dal libro e in effetti mi sta guardando con gli occhi socchiusi, in un modo incredibilmente sexy. Porto la matita alle labbra (un tic che ho sempre avuto) e inizio a farla rotolare sul labbro inferiore, da destra a sinistra e così via.

Vedo Lucas irrigidirsi e sorrido inconsciamente a quel gesto che mi è sembrato così infantile e...tenero?

L'ora di storia sembra non finire mai quando improvvisamente la campanella suona. Tutti si precipitano fuori dalla classe per andare in cortile e così faccio anche io, ma una mano conosciuta mi prende il polso e mi tira indietro. Lucas chiude la porta con il piede e mi porta verso la cattedra, facendomici sedere sopra. Non so cosa abbia intenzione di fare ma non credo di voler fare qualcosa con lui, almeno non adesso e non qui.

Ho troppi interrogativi che lo riguardano: cosa è successo con Judy? Da dove viene? Perché mi segue? Perché il professore li ha portati in classe e non nell'aula di detenzione? Ma soprattutto, perché sono attratta da questo ragazzo misterioso? Forse è proprio il mistero ad attrarmi. O i guai.

Siamo soli e Lucas mi sta osservando. "Per fortuna che ho i jeans e non una gonna" penso tra me e me dato che sono seduta su una cattedra e ho Lucas davanti che mi guarda da più di mezzo minuto.

<Che cosa vuoi da me?> gli chiedo abbastanza innervosita

<Stai tranquilla non voglio fare niente...almeno non per ora>

Sorride alla sua ultima affermazione come se stesse pendando a "quello che vuole farmi" e viene verso di me, ma si blocca quando affermo:
<Bene, perché io non ho intenzione di fare un bel niente con te> spero di essere credibile e che la mia faccia non mi tradisca.

Ride. Perché ride? Di sicuro ho fatto qualcosa di sbagliato...

<Bugiarda>

Si passa il pollice sul labbro inferiore fermandosi a giocare con il piercing di metallo all'estremità di destra.

Adesso è troppo. Questo ragazzo è uno sconosciuto e non voglio avere niente a che fare con lui.

Non è vero, tu lo vuoi.

Reprimo la mia coscienza e mi faccio coraggio.

<Io vado via, ho bisogno di aria>

Scendo dalla cattedra ma lui mi raggiunge subito e mi sbatte contro il muro, senza lasciare spazio tra di noi. Il mio seno e schiacciato contro il suo petto muscoloso talmente forte che fa un po' male, ma è un dolore piacevole. Lo guardo negli occhi e lui è come ipnotizzato dal mio viso. Osserva meticolosamente ogni tratto e si sofferma sull'arco di Cupido stuzzicando il piercing con i denti. Posiziona due dita sotto al mio mento per farmi alzare lo sguardo e io non protesto. Sorride, quel sorriso dolce che tanto mi piace.

<Da vicino sei ancora più bella> mi dice.

Sono rossa. So di essere rossa.

Passa le dita tra i miei capelli biondi senza tirarli e sembra molto concentrato. La sua espressione tradisce qualche emozione, anche se so che lui si sta sforzando di reprimerla. Non so cosa stia facendo e non mi interessa, so solo che mi piace da morire.

<Che cosa mi stai facendo?> chiedo a voce bassa, tremando.

Lui non risponde, si limita ad accarezzarmi la guancia e ad andarsene.
Il suo comportamento mi confonde parecchio, forse non lo capirò mai.

Stavolta vado via subito e corro a cercare Cody, ma non lo trovo da nessuna parte. Lo cerco in cortile, in mensa, nelle aule ma niente, non c'è traccia di lui. Rimangono solo due opzioni: la piscina e la palestra.

Corro alla piscina e lo vedo nell'acqua, ma c'è un problema: è immobile sul fondo. Mi tuffo in acqua con gli occhi aperti e prendo più aria possibile. Nuoto fino al fondo e, per quel che riesco a vedere, ha una specie di mattone legato alla caviglia. Voleva suicidarsi? Probabile visto che quei bigotti dei suoi genitori lo hanno buttato fuori casa senza motivo. O meglio un motivo c'era, se cacciare il proprio figlio perché omosessuale é una buona ragione per farlo. Cerco di sciogliere quello che sembra un nodo ma è più complicato del previsto. Provo a sollevare Cody per portarlo in superficie ma il mattone è esageratamente pesante.

Non ho più aria, così nuoto in superficie e le mie lacrime si confondono con l'acqua al cloro della piscina mentre grido aiuto. Cerco con lo sguardo un oggetto che potrebbe essermi utile ma niente, niente di niente. Torno giù e provo di nuovo a sciogliere il nodo.

Mi rendo conto che Cody potrebbe essere già morto, che potrei essere arrivata tardi. È colpa mia. Dovevo stare con lui e invece l'ho lasciato da solo per stare con un ragazzo che non conosco, dandogli il tempo per fare quello che ha fatto. So benissimo quanto sia fragile e non é la prima volta che prova a togliersi la vita, o che questo pensiero gli balena per la testa. Dopo svariati tentativi riesco a sciogliere il nodo e riporto in superficie Cody, con una forza che non sapevo di avere. Lo faccio rotolare sul bordo piscina e cerco di fare un massaggio cardiaco. Mi asciugo le mani su un asciugamano che qualcuno della squadra di nuoto avrà dimenticato e prendo il cellulare dalla mia borsa per chiamare un'ambulanza. I vestiti bagnati mi si appiccicano addosso e diventano quasi una seconda pelle mentre le lacrime mi ricoprono il viso provocando una sensazione di bruciore, come se mi stessero corrodendo le guance. Chiamo anche Judy che arriva dopo pochissimo e che si è portata dietro altre 5 persone, tra cui Lucas, che corre subito verso di me a chiedermi se sto bene. Io mi butto fra le sue braccia piangendo e urlando mentre lui mi consola sussurrandomi parole rassicuranti in tono calmo e dolce.

<Non ti preoccupare, starà bene> mi dice quando alzo lo sguardo verso di lui. Mi asciuga le lacrime con il pollice e io mi sento più tranquilla, ma ancora non so se Cody starà bene davvero.

sigaretteWhere stories live. Discover now