;di nuovo a casa

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La sveglia suona. Spalanco gli occhi. Finalmente Cody torna a casa.
Mi alzo e mi guardo allo specchio. I capelli spettinati più del solito, le guance rosse, gli occhi lucidi, i graffi sulle spalle... graffi sulle spalle? Mi tocco la pelle arrossata e gonfia. Non ricordavo di essere stata con Kyle. Forse capita quando stai con qualcuno solo perché hai paura di stare solo. Continuo a guardarmi allo specchio e noto che sta ancora dormendo sotto alle coperte. Sbuffo e vado al piano di sotto, non voglio svegliarlo.

Il getto caldo della doccia lava via il sonno dalla mia faccia e mi sento felice. Cody mi è mancato immensamente. Non è stato facile senza di lui, soprattutto quando è morta Judy. Lo sono andato a trovare ogni volta che potevo, ma la clinica è lontana e io non ho una macchina tutta mia. Mia madre ha lavorato molto e spesso è stata fuori perciò mi sono sentita molto sola, nonostante avessi Megan e Kyle, per quanto possa contare, al mio fianco.

Esco dalla doccia e mi avvolgo in asciugamano. Vado in camera mia e mi dirigo verso l'armadio per prendere un paio di mutande e un reggiseno.

<Buongiorno>

Il mio cuore si ferma. Non è la voce di Kyle. Poi inizia a battere all'impazzata, sento il sangue scorrere sotto la pelle e una sfilza di brividi che corrono lungo la schiena.

<Che cazzo ci fai nel mio letto?> dico cercando di elaborare, anche se nei miei ricordo la faccia di Kyle viene immediatamente sostituita con quella corretta.

<Secondo te?> dice e riesco a percepire una sorta di divertimento nella sua voce.

<No non è possibile, c'è di sicuro una spiegazione logica a tutto questo> mi guardo attorno impietrita senza mai incontrare il suo sguardo. La camera è un macello, sembra che sia esplosa una bomba. Non ricordo come ci siamo arrivati, ma ricordo perfettamente cosa è successo.

<Si, che abbiamo scopato. Adesso cerchiamo una soluzione> si alza e inizia a rivestirsi.

<La soluzione è che non è mai successo, ok? Tu non sei mai stato qui> dico sussurrando per non farmi sentire da mia madre.

Nel momento in cui incrocio il suo sguardo mi manca il respiro: è bellissimo, sembra quasi finto. I muscoli guizzano sotto i tatuaggi mentre si infila la camicia, il piercing è ricomparso sul labbro è luccica colpito dai raggi di sole che entrano dalla finestra, i capelli sono spettinati e gli occhi lucidi come ogni mattina.

I miei capelli sgocciolano bagnando la moquette. L'asciugamano continua a scivolare costringendomi a tenerlo stretto con le mani.

<Ignoriamo i problemi finché non scompaiono come al solito?> chiede in tono quasi ironico mentre si infila le scarpe.

<Vuoi affrontare il discorso proprio ora? Non mi sembra il momento adatto> dico e inizio a camminare da una parte all'altra della stanza come una pazza.

<Allora tolgo il disturbo> incrocia il mio sguardo per un secondo e poi si avvicina alla porta.

<No!> corro verso di lui e lo prendo per il polso, mentre con l'altra mano cerco di tenere l'asciugamano <c'è mia madre di là>

Si gratta la nuca e si gira verso di me <Quindi che faccio?>

<Intanto girati così posso mettermi qualcosa addosso> lascio andare la presa e torno verso l'armadio.

<Come se non ti avessi già vista> dice ridacchiando e si siede sul letto.

<Sono seria, guarda dall'altra parte> fa finta di non sentirmi a rimane immobile con quell'aria da cretino stampata in faccia. <Perfavore>

Alza gli occhi al cielo e si sdraia su un fianco con il viso verso il muro. Prendo dell'intimo, una maglietta e un pantaloncino e me li infilo più velocemente possibile <Ok ho fatto>

Si rimette seduto e io mi siedo dal lato opposto del letto.

<Io non...non mi ricordo bene di ieri sera> dico e lui accenna un sorriso, come se fosse divertito dalla situazione. Continua a guardarsi attorno in silenzio facendo finta di niente <vuoi dirmi cos'è successo?> lo incito, non ho tempo da perdere, devo andare da Cody.

<Devo spiegarti come nascono i bambini?> dice sbuffando senza mai togliersi quel sorrisetto dalla faccia. Devido di ignorare le sue battute, non ho tempo per discutere adesso.

<Senti, mi ricordo che eravamo alla festa post partita e che ero con Kyle, ho bevuto e non mi ricordo come siamo arrivati...> mi guardo attorno e stringo tra le dita il lenzuolo stropicciato <...qui> deglutisco e guardo in basso, non mi sono mai sentita così in imbarazzo.

<Non so cosa hai fatto alla festa, cercavo di starti lontano perché sapevo che altrimenti sarebbe andata a finire male. Poi però a un certo punto, tu sei venuta da me. Hai detto che Kyle ti aveva lasciata da sola e che volevi compagnia. Io ti ho detto di no ma hai insistito->

Gli tappo la bocca. Sento dei passi fuori dalla porta. Mia madre bussa. Corro alla porta e la apro giusto di qualche centimetro.

<Tra cinque minuti dobbiamo uscire, ok?> dice e sorride.

<Si si sono praticamente pronta> richiudo la porta e mi appoggio a essa facendo dei respiri profondi. Poi guardo Lucas.

<Devo andare a prendere Cody alla clinica. Tu devi aspettare qui finché io e mia madre non siamo uscite, ok?>

Annuisce.

Mi vesto in tutta fretta anche se lui mi guarda, tanto ha ragione, ormai ha già visto tutto. Mi sistemo al volo i capelli e sono pronta.

<Ci vediamo a mezzanotte qua fuori nel vialetto> gli dico e esco dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle.

Mi gira la testa, il cuore sembra voler spaccare la cassa toracica e uscire. È tutto così surreale eppure così vivido nella mia mente, che mi sembra di avere fatto un sogno lucido. Ma la cosa peggiore, quella che mi soaventa di più, è che è bastata una notte per far incrinare la barriera che avevo costruito per contenere i miei sentimenti; e quelli sbattono come onde contro uno scoglio e l'incrinatura diventa una crepa, la crepa diventa un buco...non ci vorrà molto affinché di quella barriera non rimanga nulla.

——

Ho dormito durante l'intero tragitto in macchina, ne avevo bisogno visto che la scorsa notte non l'ho decisamente passata dormendo. Mi sveglio sentendo le ruote che schiaccano la ghiaia del vialetto della clinica. La veranda è vuota e regna il silenzio, come se stessero tutti dormendo. Le piange sono tagliate a regola d'arte come al solito e l'aria è fresca e profumata. Mia madre suona il campanello e dopo parecchio tempo un'infermiera viene ad aprirci e ci invita ad attendere in sala d'aspetto. I muri sembrano appena riverniciati, si sente l'odore dei fiori e delle siepi che circondano l'edificio ed è tutto così pulito che si potrebbe mangiare per terra. Dopo parecchi minuti la stessa infermiera di prima viene a chiamarci e ci porta nell'atrio. Cody corre giù dalle scale e mi salta addosso.

<Mi sei mancato così tanto> sussurro in lacrime mentre le sue braccia mi stringono così forte che potrebbero spezzarmi le ossa. Il suo calore mi fa sciogliere le ginocchia e mi sembra di svenire.

<Anche voi mi siete mancate> dice lui e invita mia madre a unirsi all'abbraccio.

Per la prima volta sento di far parte di qualcosa, di aver colmato il vuoto che aveva lasciato mio padre tanti anni fa. Forse, mi chiedo, questo significa avere una famiglia. Forse è questa la sensazione che ho sempre cercato, la parte mancante del puzzle. Forse è così che ci si sente quando tutto quanto è al posto giusto; o meglio, quasi tutto.




spazio autrice: eccovi il tanto atteso capitolo! Spero che vi piaccia nonostante sia piuttosto corto, ma succederanno molte cose interessanti nei prossimi capitoli e non volevo spoilerarvi troppe cose. Volevo ringraziarvi per tutti i commenti che sto ricevendo e per le quasi 15000 letture, per me significa davvero tanto. Ditemi cosa ne pensate🥰

sigaretteWhere stories live. Discover now