3.

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Per il resto delle lezioni si sforza di non guardare nella sua direzione.

Quanto meno non troppo spesso.

Perché, maledetta la miseria, dietro di lui c'è Midoriya, per giunta.

Curioso ma vero Bakugō sembra di buon umore, adesso. Risponde quasi umanamente alle domande di Ectoplasm, che pare stranito nel vederlo così rilassato.

Il pensiero di quello che secondo lui avverrà dopo deve averlo rallegrato.

Sì, certo. Speraci.

Non gliela darà vinta. A nessun costo.

Nonostante al solo ricordare quel nuovo sbaglio catastrofico prema impercettibilmente sul bordo della sedia. Quando se accorge si tira indietro, incrociando le gambe sotto il banco. Anche se ci sta stretto.

La campanella che annuncia la fine della giornata è il segnale.

Todoroki sfugge allo sguardo rosso che gli si posa addosso di sfuggita, a quell'angolo delle labbra impunemente stirato, mentre parla – o meglio, impreca – contro Kirishima e Kaminari, intorno al suo banco.

Sta giocando al gatto e al topo. E' convinto di aver trovato un modo per addomesticarlo, quella verità sarebbe agghiacciante se si sapesse in giro.

Improvvisamente non ha più tanta voglia di ribellarsi, Shouto.

La sua smania di sottrarsi al proprio destino sembra essersi parecchio placata. Perché ha capito a sue spese che tentare di evadere da una prigione a volte significa solo finire in un casino più grande ancora.

Sale, si rinchiude in camera. Il desiderio di strapparsi di dosso l'uniforme, quasi sia infetta si fa soffocante, se la toglie e s'infila sotto la doccia ghiacciata, ansimando per le fitte allo stomaco che gli mozzano il fiato.

Lui non hai mai sofferto il freddo.

Eppure ... adesso sembra ritorcerglisi contro. Come se l'avesse tradito, e volesse vendicarsi.

Come se avesse capito ... che per un attimo si è abbandonato al calore. E non glielo perdonasse.

Serra le dita. No, non è così.

Io sono questo.

Sono questo.

Crolla la fronte sulle mani, contro le piastrelle, assorbendo tutto quel gelo, lasciando che gli penetri fino al midollo, rigenerandolo, confortandolo quasi.

Io sono questo.

Esce dalla doccia, i capelli gocciolanti, avvolto nell'accappatoio.

Ha appena infilato i boxer che bussano alla porta.

Gli occhi si spalancano. Le labbra si schiudono ma tutto ciò che ne viene fuori è un refolo gelido, e non per la doccia polare da cui è appena uscito.

Cazzo. Allora è un demente davvero.

Infila anche i calzoni della tuta, la maglia, ingoiando l'aria. Aspra. E' sempre più amara, da quando ha assaggiato quella bocca.

Oh, dannazione. Nemmeno lui è molto sano di mente, a quanto sembra.

Oddio, non che non ne avesse già avuto il sospetto. In quei giorni poi, più che mai: basterebbero questi pensieri inconsapevoli a guadagnarli un letto nella struttura dov'è ricoverata sua madre.

Ma la parte ancora lucida e razionale resiste.

Deve lottare. Non può arrendersi.

Non a Bakugō. Se si lascia spaventare da lui, poi davvero non se lo leverà più di dosso.

Heart's in right sideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora