8.

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Non ci vede più.

Le palpebre si sono incollate, dal tanto piangere. Crede di aver ormai consumato le lacrime di tutta una vita.

Quando è riuscito a tirarsi su dal letto di Katsuki, ha infilato gli abiti rabbrividendo, non sopportando quella sua nudità.

Ha fatto una cosa orribile, ne è consapevole.

A se stesso. Si è ... umiliato, cedendo a quella velleità feroce di castigo.

L'unico che Shouto ha punito è stato Shouto stesso. Lui, e lui soltanto.

E' evidente che a Bakugō non è importato più di tanto. il tono freddo, sprezzante con cui ha preso congedo è stato più eloquente di qualsiasi insulto.

Sei impazzito.

Come sua madre.

Non avrebbe potuto rivolgergli appellativo più indicato. Né più crudele.

Tutte le ferite che gli si sono riaperte dentro, più quella ancora fresca sanguinano. La vita scorre lenta, placida via da esse, abbandona le sue vene, si riversa nel foro che gli si è aperto al centro dell'anima.

Si è stancato di essere un burattino in mano a chiunque. A suo padre, a Bakugō, persino a Midoriya: anche lui l'ha rivoltato, seppure in buona fede, per aiutarlo.

Ma Shouto non voleva essere aiutato.

Voleva solo essere lasciato in pace.

Quello che vuole anche adesso.

Non sa che ore sono. Le tende sono tirate, fuori sembra essere grigio.

Il cellulare giace abbandonato da qualche parte. Non ha la forza per cercarlo.

Non lo vuole neppure vedere.

Dentro ci sono tutti i suoi messaggi. Spinti, divertenti. Dolci. Accorati, persino.

Tutte bugie. Sporche menzogne che dovrebbe soltanto cancellare, farle sparire per sempre.

Ma non ha la forza di alzarsi.

Una settimana.

Per toccare un livello ancora più profondo.

Solo sette giorni prima non pensava di poter scendere ancora più in basso di così.

Come a dire: basta solo scavare.

E questo avrebbe voluto fare. Scavargli dentro, tirargli fuori le sue schifose falsità, tutti i suoi inganni.

Non ce l'ha fatta.

Per un attimo ha desiderato che le avesse dette a lui, quelle parole.

E adesso ciò che vorrebbe scavare sarebbe una fossa, per saltarci dentro e nascondersi dalla luce del giorno.

Porta la sinistra alla gola, sotto i polpastrelli gli pare di avvertire la grana della pelle più ruvida, fa male se ci preme sopra con intenzione.

Il suo ultimo segno. Prima di soffiargli nell'orecchio.

Il solo ricordo basta a fargli pulsare la pancia, lo stomaco.

Scopami. Vienimi dentro.

Un brivido più forte lo scuote, stavolta di repulsione.

Se fosse stato zitto l'avrebbe fatto.

Se non ... glielo avesse sentito ... chiederlo così, tanto esplicitamente, con quel tono umido, vibrante, sì, sarebbe arrivato fino in fondo.

Heart's in right sideWhere stories live. Discover now