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Avviso ai naviganti: questo capitolo contiene pesanti SPOILER dal lungometraggio: " Boku no Hero Academia: Two Heroes". Ovviamente reinterpretati a modo mio!

Le venti e venticinque.

Shouto cammina nervosamente avanti e indietro, sul tatami. Ha quasi consumato la stuoia a furia di sterili andirivieni.

Fissa ancora lo schermo.

Nessun messaggio. Nessuna chiamata persa.

Ora che ha devastato del tutto l'unghia del pollice destro passa al sinistro.

Un'abitudine che credeva di aver perduto da secoli. Da quando i polpastrelli gli facevano troppo male per tollerare qualsiasi contatto, tanto più quello furioso, insistente dei denti che volevano scaricare la rabbia, che avrebbe voluto strapparsi tendine per tendine quella mano maledetta, solo per non dover più sentire sua madre piangere, suo padre urlare.

Quei fantasmi tornano tutti assieme, di nuovo.

E' passata esattamente una settimana. E si trova di nuovo al punto di partenza.

No. E' peggio.

Stavolta è peggio. Morde più forte, dove è più doloroso. Morde e strazia, artiglia e fa sanguinare e se prova a tirarlo via, entra ancora più a fondo.

Mille domande, tutte come piccole dannate forbici. Ognuna di loro taglia un lembo di lucidità e lo lascia cadere sul pavimento, calpestato all'infinito.

Le venti e trentadue.

Che sia successo qualcosa? Che ... abbia sbagliato, abbia frainteso, che il mostro dentro la sua testa abbia preso forma e spessore insinuandogli pensieri assurdi, incoerenti, una fiammata guizzante che ha carbonizzato la razionalità?

Le venti e trentasei.

Se avesse il coraggio di contattare Inasa gli chiederebbe a che ora li ha visti insieme. Potrebbero essersi incontrati per caso, magari ognuno era uscito per cavoli suoi e hanno deciso dopo di andare da qualche parte. Chissà, forse Kirishima voleva andare a casa e Bakugō si è offerto di accompagnarlo in stazione, e punto, finito lì. Potrebbe essere per una semplice coincidenza che ancora non sia tornato né l'uno né l'altro.

Ma quel coraggio ora non ce l'ha. Come potrebbe giustificare una domanda simile?

Certo, può sempre dire che i suoi due compagni ancora non sono rientrati, che qui a scuola sono in pensiero, e siccome gli ha detto di averli visti ha pensato di domandare ulteriori delucidazioni. Ma sente la voce morirgli in gola: non reggerebbe una bugia.

Gli pare di esserne pieno fino all'orlo ormai, delle sue proprie e di quelle altrui.

Non può entrare più neanche una goccia.

Le venti e quaranta. Quarantuno, sono scattate adesso.

Vaffanculo. C'è solo una persona che deve chiamare adesso.

E non è Inasa.

Compone il numero. Non gli servirà parlare. Gli basterà restare in ascolto, poi chiudere.

Potrà pensare che la chiamata sia partita per errore.

Potrebbe anche decidere di richiamarlo. Anche solo per domandargli che cazzo voglia.

Potrebbe anche decidere di lasciarlo in ascolto per fargli capire di trovarsi altro da fare.

Sono pensieri terribili, se solo chiude gli occhi gli pare di immaginarli, quei rumori sospetti. Ansiti lievi, respiri affrettati.

Heart's in right sideWhere stories live. Discover now