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Sono quasi sette giorni che gira e rigira intorno a quella frase.

E' stata una serata assurda, quella. Quei lunghi momenti di silenzio, interrotti dalla voce profonda di Hawks.

Ragazzino maleducato.

Forse un po' lo è stato. Cioè in quell'attimo non ci ha pensato, tuttavia forse ha un po' esagerato. In fondo era pur sempre un estraneo, e un collega di suo padre. Era scontato che gli desse ragione, e non era sensato che lui si mettesse a spifferare gli affari di casa propria come niente fosse.

Perché di sicuro Enji non lo aveva mai fatto. Tende a far passare sotto silenzio, anche lui, le cose che possono gettarlo in una cattiva luce. Tant'è che di Touya non sa nessuno, ch'è scappato di casa perché esasperato dalla situazione.

E' curioso. Ha condiviso tanti anni della sua infanzia con quel fratello: eppure ora non ricorda nemmeno più il suo volto, ma se lo incontrasse è sicuro che lo riconoscerebbe, malgrado debba essere sicuramente cambiato adesso. Rammenta appena sfocatamente, come in sogno, un ragazzino coi capelli color mogano e gli occhi azzurro al neon, le guance perennemente arrossate e pieno di tanta voglia di vivere, di giocare, di ridere malgrado l'atmosfera in quella casa fosse più che plumbea, risuonante dei pianti di Rei e dei lamenti rotti di fatica del piccolo Shouto.

No, non può dimenticare, perdonare. Ogni volta che guarda in faccia suo fratello, che vede quella cicatrice la rabbia monta più gelida di prima.

Ha fatto bene. Quello sciocco abbagliato dalle fiamme lucenti del nuovo numero Uno se l'è meritato di scoprire che tutta quella ammirazione era rivolta ad un bastardo della peggior specie. Sì, magari sapeva qualcosa, però aveva sentito solo la campana di Enji, non si era ritrovato faccia a faccia con quelli che si erano ritrovati dall'altra parte della barricata, tra quelle camere tetre che nascondevano l'orrore dietro una facciata di lussuosa, confortevole normalità, come la polvere sotto i preziosi tappeti.

Però ugualmente le parole di Hawks gli si sono conficcate dentro l'anima come un pungolo, un chiodo.

Aveva ragione? O faceva parte dell'infinità di egocentrici bastardi maniaci innamorati della loro immagine e della loro potenza come quello che aveva rovinato la vita a sua madre e devastato l'infanzia di Shouto?

C'è davvero da domandarselo.

Perché dietro quelle lenti gialle gli occhi di Hawks non sembrano poi così gelidi, in fondo. Non somigliano a quelli di Endeavor, malgrado sia il pezzo grosso numero 2.

Non riesce a smettere di pensarci.

Tanto che senza volerlo, si perde la palla che gli passava davanti alla mano.

<< Todoroki-san! >>, gli grida uno dei compagni, per svegliarlo.

Fa per recuperarla inseguendo l'avversario che l'ha presa al suo posto, gettandosi contro la mischia creatasi vicino al canestro.

E così facendo rifila una gomitata nel costato di un malcapitato della sua stessa squadra, sbattendolo a terra e finendogli addosso.

<< Ouch! >>, fa quello, rovinando sul selciato.

Non è sano giocare a basket, quando si ha una tale confusione in testa.

<< Scusa, Jones-san >>. Natsuo si rimette subito in piedi, tende il braccio dispiaciuto mentre la squadra avversaria segna un canestro da due e andando in vantaggio agli ultimi cinque minuti.

Ben, il ragazzo americano dello scambio, si fa tirare su e gli sorride pur tenendo il braccio sullo stomaco, un'espressione di sofferenza sulla bella faccia aperta da yankee. << Don't worry, bro. Heart is in the right place, don't worry >>, biascica battendogli l'altra mano sulla spalla.

Heart's in right sideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora