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Potresti trovare un modo per lasciarmi lentamente?

Un po' di comprensione, spero tu possa dimostrarmela.

Se vuoi andare, allora sarò così solo,

se te ne vai, piccolo, abbandonami lentamente.

Fammi scendere giù, giù, fammi scendere giù, lasciami cadere.

E non posso impedirmi di cadere.

- Alec Benjamin, Alessia Cara, "Let me down slowly"

Le faccende non sono poi così complicate.

Se non fosse che quei gesti meccanici non tengono occupata la mente come vorrebbe.

Shouto sfrega il pavimento, in ginocchio per terra.

I guanti di lattice gli danno urto. Li leverebbe volentieri, ma così è costretto a fare più attenzione ai suoi movimenti goffi ed è un'ottima ragione per tenerli.

Per disgrazia, anzi per un intento ben preciso Bakugō è lì vicino a lui. Spolvera in silenzio la libreria della sala comune.

Non si sono messi d'accordo. Ha semplicemente visto che Shouto prendeva il secchio e la spugna e si andava a porre silenziosamente in un angolo. Così si è armato anche lui di straccio e spray e si è sistemato nell'altro.

Gli formicolano le gambe. Tenerci appoggiato il peso del corpo è scomodo, sarebbe meglio mettersi carponi.

Ma non vuole dare alcun pretesto a Katsuki. Né in bene né in male.

Già gli ha dato modo di pensare. Quando si sono incrociati davanti al ripostiglio delle scope, è stato sul punto di aprir bocca.

Scusa. Scusami, Bakugō.

Almeno questo glielo poteva ancora dire. << Be', ti muovi, stronzo? Non ho intenzione di fare notte perché hai paura di rovinare quelle preziose manine >>, ha sbottato quello, in tono aspro.

Shouto ha schiuso le labbra, per dirlo.

Ma è stato tutt'altro ch'è stato sul punto di venire fuori. Come in quel sogno.

Quelle parole. Che solo alla fine era riuscito a reprimere, con uno sforzo sovraumano.

Si è portato la mano davanti alla bocca, per impedire loro di uscire, che già gli bruciavano la lingua.

E Bakugō lo ha guardato schifato. << Oggesù, non mi dirai che ti viene da dare di stomaco solo a pensarci. Cazzo >>. Ha preso e messo fuori un po' di roba, andando avanti a braccia ingombre e posando tutto in sala comune.

E Shouto lo ha seguito, in silenzio.

Quando finisce di lustrare la parte montata in parquet passa l'aspirapolvere su quella in moquette. Fissa con meticolosità quasi clinica che non rimangano infinitesimali pezzi di carta, briciole di cibo né per terra né tra i cuscini dei divani. Li solleva uno per uno, ispezionandoli con attenzione.

Appena ha concluso, va al cestino delle cartacce e lo svuota nel sacco dell'immondizia. Bakugō sta ancora spolverando, libro per libro.

Potrebbe lamentarsi che lo sta facendo apposta, che sta sprecando tempo: il suo e il proprio.

Ma sarebbero parole che gli ha già rivolto durante il training speciale.

E vuole evitare a qualunque costo qualsiasi richiamo al passato. Anche se allora si detestavano cordialmente.

Avrebbero dovuto continuare a farlo.

Ma purtroppo hanno deciso diversamente.

E' troppo onesto per addossare tutta la responsabilità a Katsuki. L'hanno voluto in due, lui l'ha voluto, ogni volta che era tra le sue mani, nella sua bocca l'ha voluto.

Heart's in right sideWhere stories live. Discover now