ɕαԹίϯσʆσ 19

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I giorni con i miei amici canadesi passarono in pochissimo tempo, e già li dovetti portare all'aeroporto per il viaggio di ritorno.

Li lasciai con la promessa che li sarei andata a trovare a Toronto il più in fretta possibile.

I giorni erano sul serio volati. Tra scherzi, giochi, divertimenti e confessioni, il nostro legame si era ancora più rafforzato.

Anche Scarlett aveva iniziato ad amarli.

Trovai però, una bellissima -era ironico- sorpresa quando parcheggiai la macchina nel garage, quello stesso pomeriggio.

Aiden, seduto sulle scale dell'ingresso di casa mia, mi aspettava con sguardo cupo. Aveva delle enormi occhiaie e le labbra erano secche.

Neanche io ero messa meglio, ma almeno Amy era riuscita a truccarmi quella mattina, per cui si vedeva di meno.

«Cosa ci fai qui, Aiden?» chiesi incrociando le braccia sotto il seno. Ringraziai il cielo in quel momento che i miei non fossero a casa.

«Ava...» sussurrò lui. «Ti stavo aspettando.»

"Ho notato, razza di idiota." Pensai ma mi trattenni per non dirlo.

«Allora?» Lo invitai a dirmi quello che gli avevo chiesto. Non si era fatto sentire per una settimana e poi si presentava sotto casa mia?

Dalla tasca del giubbotto cacciò un piccolo bracciale in argento. Lo riconobbi subito. Era quello che mi aveva regalato per riconoscermi e quello che gli avevo infilato nell'armadietto.

«Questo è tuo.»

Scossi la testa. «No, Aiden. Te l'ho ridato per un motivo.»

Aiden, Che intanto si era alzato, inarcò un sopracciglio. «Me l'hai ridato? Ava, me lo hai messo di nascosto nell'armadietto.»

Sapevo che la conversazione non sarebbe andata a finire bene, ma non potetti trattenermi. «Ho notato che eri impegnato a baciare quella ragazza, non volevo disturbarti con la tua nuova fiamma.»

«Sai benissimo perché l'ho fatto.» Disse subito, come per giustificarsi. Poi però il suo tono divenne accusatorio e non pensai più che si stesse giustificando. «Adesso sai come ci si sente quando vedi la persona che ti piace baciarne un'altra. Come fai tu con John.»

Iniziai ad alterarmi e ad alzare la voce. «Io non ho mai baciato in quel modo John davanti a te! Non mi sono mai messa vicino al tuo armadietto per baciarlo o cose così!»

«Ma lo baci così in privato, se non anche peggio!» Mi urlò contro. «Sai come ci si sente a sapere che tu, dall'altra parte della casa, baci mio fratello e ci stai insieme e non lo puoi fare con me?»

No, non lo sapevo, ma ero sicura che faceva male. «Se sei venuto qui solo per il bracciale, puoi anche andartene. Non lo riprenderò indietro.» Sussurrai.

Ci mancava poco che scoppiassi in un pianto. Non sapevo, però, se di nervoso o di dolore.

Mentre Aiden stava per parlare, lo scansai ed entrai in casa, chiudendo la porta alle spalle.

Non volevo sapere cosa aveva da dire, cosa voleva fare. Come avevo fatto ad innamorarmi di lui?

Mia sorella mi aveva fatto promettere di non innamorarmi di John, ma forse avevo sbagliato a pronunciare il nome.
Avevo promesso sullo Smith sbagliato.

Bussò al campanello e mi chiamò svariate volte, ma lo ignorai palesemente.
Stavamo entrambi giocando con il fuoco.

Lui mi stava facendo soffrire ed io lo stavo ignorando. Quando uno dei due si sarebbe arreso non ci sarebbe stato più nulla da fare. Sarebbe finita per sempre.

Ed io non sapevo che cosa fare. Non sapevo se volevo mettere fine a tutti quei drammi o lottare per il ragazzo che mi faceva battere il cuore.
Che cosa si dovrebbe fare, in queste situazioni? Seguire il cuore o la mente?

Alla fine decisi di rimanere appoggiata alla porta di ingresso, sperando che Aiden se ne andasse, ma non lo fece per molto tempo.

Se ne andò giusto cinque minuti prima che i miei tornassero e, quando aprii la porta, trovai una scatolina appoggiata sopra lo zerbino.

Dentro c'era sicuramente il bracciale, ma era inutile andare a casa sua per darglielo un'ulteriore volta.

Così decisi di prendere il bracciale e metterlo dentro uno dei cassetti della scrivania, che poi chiusi a chiave.

Misi quest'ultima in un posto dove era difficile che ci arrivassi, ovvero sopra una mensola nella mansarda. L'unico modo per prendere la chiave era prendere la scala e salire. In questo modo, se mai avessi voluto prendere il bracciale per osservarlo e ricordarmi di alcuni momenti con Aiden, avrei avuto tutto il tempo per cambiare idea.

Peccato che i ricordi ed i pensieri passarono per la mia testa lo stesso, nonostante il bracciale fosse lontano da me. Pensai soprattutto ad Aiden che d'inverno era rimasto per quasi due ore fuori la mia porta.

Ero stata troppo cattiva?
Infondo avevo torto anche io, per metà.

L'idea di chiamarlo mi balzò in mente, ma poi scossi la testa per cacciare il pensiero. Non dovevo dimostrargli che dipendevo da lui e che lo pensavo.

Non dovevo dimostrargli, per nessun motivo al mondo, che lo amavo.

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Grazie ancora a chi ha votato. Lo apprezzo veramente molto e mi fa davvero piacere.
-sil 💗

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