|Capitolo 1|

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(Attenzione! Gli eventi narrati e i personaggi di questa storia non corrispondo alla realtà, sono pura finzione. Tutto ciò che viene raccontato non ha nulla a che vedere con i veri BTS!)

Dal groviglio di coperte sul letto spuntò un braccio pallido, con l'intento di cercare il cellulare sul comodino per controllare l'ora. Dopo un paio di minuti il ragazzo si alzò svogliatamente per raggiungere il bagno antistante la sua camera, si guardò allo specchio e si sciacquò la faccia con acqua fredda. Successivamente uscì dalla stanza e scese al piano inferiore per fare colazione.

«Jimin sei tu?» disse una voce femminile proveniente dalla cucina.

«Buongiorno» accennò il ragazzo, ancora troppo insonnolito per riuscire a dialogare con qualcuno. Varcò la porta d'ingresso della cucina e sua madre si accorse finalmente di lui.

«Ti ho lasciato i soldi del pranzo sul bancone. Quando torni, ricordati di portare il regalo di benvenuto ai nuovi vicini di casa. Lo farei io, ma oggi lavoro fino a tardi. Ti prepari da solo la cena?» domandò la donna, prima di versare velocemente il caffè in una tazza da viaggio.

«Mhmh» rispose il ragazzo, affettando una mela.

«Va bene, allora io vado. Ci vediamo stasera» esclamò la donna, prima di afferrare delicatamente la testa del figlio per posarci un bacio in cima.
«Ok, a stasera» rispose il figlio, accarezzando il braccio della madre.

Mentre la donna fece per avviarsi verso la porta, richiamò per l'ultima volta il figlio.
«Ah Jimin?» alzò di poco il tono di voce per farsi sentire.
«Si?» rispose lui, intento a sorseggiare il suo tea.
«Ti voglio bene» disse la donna con un dolce sorriso a incorniciarle il volto.
«Io di più»

Una volta terminata la colazione, si diresse in camera sua per pulirsi e vestirsi al meglio, poi uscì di casa per andare a scuola.
Giunto sull'autobus infilò le cuffiette e ascoltò qualche canzone della sua playlist preferita, ripensando a ciò che gli aveva detto sua madre. Si era totalmente dimenticato dell'arrivo dei nuovi vicini, magari avevano un figlio. Non gli dispiaceva l'idea di conoscere qualcuno e farsi qualche amico.
Appena arrivato a scuola, corse verso il suo armadietto per evitare di incrociare qualcuno di spiacevole e si diresse velocemente nella sua classe. Trovò già il suo migliore amico seduto vicino al suo banco intento a leggere un libro, perciò tirò un sospiro di sollievo e si sedette al suo fianco.

«Ciao Kook, come stai?»
«Chim, bene te? Hai già visto i ragazzi nuovi?» chiese l'amico emozionato.
«Ragazzi nuovi?» domandò Jimin un po' confuso.
«I ragazzi che si sono trasferiti da poco. Non ti ricordi?»
«Aah ho capito, comunque non li ho ancora visti. Ma frequenteranno le lezioni con noi?»
«Non credo, sono più grandi di noi e, almeno che non siano dei geni e decidano di frequentare corsi di potenziamento o attività pomeridiane, penso che non li incontreremo mai a lezione» disse Jungkook, prima di riprendere con la lettura del suo libro.
«Beh forse è meglio così» sospirò Jimin, abbassando lentamente lo sguardo.
«Che vuoi dire?» chiese il moro, leggermente stranito dalla risposta del suo amico.
«Gli unici amici che abbiamo sono già all'università e se non fossimo migliori amici noi due, qui dentro staremmo sempre da soli, inseguiti dai soliti bulli. Quindi credo sia meglio non incontrarli, non voglio avere qualcun altro contro di me» rispose con tono leggermente triste.
«Sì, forse hai ragione» concluse il moro, prima di essere interrotto dal suono della campanella, segno che le lezioni avevano inizio.

Terminata la quinta ora, i due amici raggiunsero la mensa e si posizionarono nel solito tavolo all'angolo sinistro della sala. Cercavano sempre di non dare troppo nell'occhio, per evitare il contatto con altri compagni e anche per evitare il solito gruppetto di ragazzi idioti.

«Ripassiamo filosofia per la prossima ora?»
«Va bene...cavolo! Ho dimenticato il quaderno in classe, torno subito!» disse Jungkook, prima di alzarsi velocemente e infine sparire dalla visuale del biondo.
Una volta solo, Jimin si concentrò sul proprio pranzo, timoroso di alzare lo sguardo e incrociare quello di qualcun altro. Nel momento esatto in cui stava per tirare fuori il cellulare e mandare un messaggio al suo amico per dirgli di sbrigarsi, una mano si appoggiò violentemente sul tavolo, facendolo sussultare sul posto.

«Ecco la nostra checca preferita. Vedo che mangia ancora come un maiale. Ma non si stanca mai di trasportare tutto quel peso? Assomiglia tanto a una mucca» cominciò a prenderlo in giro un ragazzo alto, che Jimin conosceva fin troppo bene.

Si chiamava Brad e lo infastidiva fin dall'età di tredici anni, quando aveva scoperto che al minore piacevano anche i ragazzi. Da quel momento in poi non aveva mai smesso di essere il suo bersaglio preferito, forse perché non rispondeva mai, ma subiva restando in silenzio o piangendo. In realtà era palese che l'odio di Brad nei suoi confronti derivasse dall'invidia, ma per Jimin quell'ipotesi era totalmente da escludere.

«Non dici niente? Che c'è, non hai le palle per affrontarci? Sei proprio un frocetto» continuò Brad, ridendo insieme al suo gruppetto di amici.
«Perché invece non te ne vai tu?» si intromise una voce esterna da un tavolo affianco, che né Jimin né il gruppetto di Brad conosceva.
«E tu saresti?» sbottò Brad scocciato dal nuovo arrivato.
«Sono quello che ti sta dicendo di finirla. È facile prendersela con qualcuno facendo branco, ma da soli stareste zitti» disse il ragazzo voltandosi verso di loro.
«Ah si, e sentiamo cosa mi impedirà di far stare zitto anche te?» lo provocò Brad con atteggiamento da superiore.

Il ragazzo si alzò e si avvicinò a Brad, in altezza lo superava di almeno dieci centimetri e aveva un'espressione abbastanza minacciosa. Ciò fece indietreggiare Brad, il quale disse in fretta: «Ragazzi andiamo, non è più divertente ormai. Comunque non finisce qui» concluse rivolto a Jimin, prima di voltarsi e tornare al suo tavolo, dall'altra parte della mensa.

Jimin, che ancora teneva la testa bassa e le braccia strette attorno al suo addome, sentì una mano posarsi sulla sua spalla e alzò leggermente lo sguardo.
«Tutto bene?» domandò il ragazzo che lo aveva aiutato.

Jimin rimase ad osservarlo per qualche secondo tanto era bello. Aveva i capelli neri quasi tendenti al blu e gli occhi scuri, indossava dei jeans blu strappati sulle ginocchia e una maglia nera a maniche corte oversize. Al collo portava una collana con un ciondolo d'argento e indossava numerosi anelli. Dopo averlo fissato per secondi che sembravano minuti, Jimin si accorse della domanda.

«S-si...io sto bene» rispose, abbassando il capo e guardandosi le mani nascoste nelle maniche della felpa «Grazie per a-avermi aiutato» continuò, con voce leggermente più alta.

«Non ringraziarmi, è stato un piacere» sorrise il maggiore, ma non fece in tempo a chiedere il nome al ragazzo più piccolo che gli arrivò un messaggio di aiuto dal suo migliore amico.
«Scusa devo andare, un mio amico ha avuto un problema. Ci vediamo in giro» poi se ne andò di corsa, senza aspettare una risposta dal biondo.

Jimin mandò subito un messaggio al suo migliore amico, prima di fiondarsi fuori dalla mensa.

Chim: dove diavolo sei? É successa una cosa assurda, ci incontriamo all'entrata.
Kook: anche io ti devo raccontare una cosa, arrivo.

Una volta arrivati all'entrata il primo a parlare fu Jungkook
«È stato bellissimo, io...oddio come te lo spiego? Va bene, in pratica stavo andando verso l'armadietto per lasciare i libri delle scorse ore e prendere il quaderno di filosofia, quando per sbaglio ho preso contro a un ragazzo ed è successa la tipica scena da film! Mi sono caduti per terra e lui mi ha aiutato a raccoglierli e le nostre mani si sono toccate. Dopo l'ho guardato in faccia e ti giuro, stavo per svenire! Mi ha chiesto se stavo bene e abbiamo iniziato a conversare, ha detto che si chiama Kim Taehyung e che ha diciotto anni. Ci siamo scambiati i numeri e poi lui è andato via. Il cuore mi batte fortissimo» spiegò Jungkook tutto d'un fiato, sorridendo e saltellando per l'emozione.

«Anche io ho incontrato un ragazzo bellissimo. Dopo che te ne sei andato, Brad e i suoi amichetti sono venuti a infastidirmi, fino a quando un ragazzo dietro di loro non li ha zittiti. Era bellissimo, però non so nient'altro di lui. Mi ha chiesto come stavo e poi è andato via, però è sicuramente più grande di noi, dato che non l'ho mai visto prima d'ora» concluse Jimin sorridendo.
«Aspetta, ora che ci penso neanche io ho mai visto Taehyung. Forse sono loro i ragazzi nuovi!»

𝐓𝐫𝐞𝐚𝐬𝐮𝐫𝐞 - 𝐘𝐨𝐨𝐧𝐦𝐢𝐧 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora