|Capitolo 6|

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Attenzione: da questo capitolo in poi la narrazione sarà in prima persona al presente, per questioni di fluidità, ma anche perché alcuni argomenti sono difficili da trattare in terza persona. Preferisco scriverli in prima persona, ma nel modo migliore. Non so se saranno tutti così d'ora in poi o se ci saranno dei cambiamenti, nel caso vi avviserò.

Jimin's Pov

Una settimana dopo...

Mi rigiro nel letto in cerca di una posizione comoda. Sento dolore ovunque, alle spalle, alla schiena, alla pancia, ai piedi. Non so perché, ma è già la seconda volta che mi succede in questa settimana.
Quando suona la sveglia, mi ritrovo in un bagno di sudore. Anche questo ormai è all'ordine del giorno, eppure in casa mia non fa così caldo da sudare di notte.
Mi alzo dal letto e scendo in cucina, trovandola vuota. Mia mamma tornerà giovedì, quindi fino ad allora ho casa libera.
Bevo un bicchiere d'acqua ghiacciata e faccio per salire le scale, quando una morsa allo stomaco mi blocca. So perfettamente cosa significa.
Nell'ultima settimana, seguendo la mia nuova dieta, sono riuscito a non mangiare per due giorni consecutivi, però poi la mia debolezza ha preso il sopravvento e il terzo giorno ho pranzato e cenato. Il giorno seguente è successo lo stesso, poi sono riuscito a riprendermi piano piano. Mi vergogno di me stesso. Mi sono lasciato andare alla tentazione del mio corpo di ingrassare.
Nonostante senta un gran dolore alla pancia, salgo le scale e mi dirigo verso il bagno in camera mia. Dopo aver fatto i miei bisogni, mi peso e noto con piacere di aver perso un chilo e mezzo. Non è nulla di che, ma almeno è un inizio. Essendo sabato, ho tutto il tempo per studiare ed esercitarmi.
Mentre ripasso storia per una delle prossime verifiche, mi arriva la notifica di un messaggio sul cellulare abbandonato sopra il letto.

Numero Sconosciuto: ciao Jimin, sono Yoongi. Jungkook mi ha dato il tuo numero. Non so perché ti ostini ad ignorarmi, ma vorrei chiarire. Possiamo parlare?
Jimin: ciao Yoongi, sto studiando ora, dovrei finire tra due orette circa.
Yoongi: Bene, tra due ore esatte fatti trovare davanti alla mia porta.
Jimin: Okok

Ho paura. Non voglio spiegargli niente. È vero, sono stato un maleducato ad ignorarlo per tutta la settimana, ma non volevo essere un peso per lui. Sembra quasi che lui mi faccia da babysitter.

In poco tempo mi ritrovo sotto casa del moro, pronto a scrivergli un messaggio per avvertirlo. Potrei fingere di avere un impegno importante, ma sarebbe da codardi. Non posso allontanare per sempre le responsabilità dalla mia vita, devo farmi coraggio ed affrontarlo.
Dopo pochi secondi sento la porta aprirsi e lo vedo uscire in tutta la sua bellezza. Indossa una semplice maglietta nera, dei jeans chiari e una giacca in jeans sempre nera.

«Ciao» dico, sforzando un sorriso. Cavolo sono imbarazzante in confronto a lui. Mi sono messo una semplicissima tuta, senza curarmi minimamente dell'aspetto.
«Ciao» dice un po' distaccato, chiudendo poi la porta alle sue spalle. Mi afferra delicatamente per un braccio e mi porta nel retro di casa sua, dove si trova un ampio giardino. Ci sediamo sotto un albero ed entrambi restiamo in silenzio.

«Come stai?» chiede poi, rivolgendo il suo sguardo verso un punto indefinito davanti a sé.
«B-bene. Tu come stai?» abbasso leggermente il mio tono di voce. Ho paura della sua risposta. Ho paura che possa avercela con me.

«Io non sto tanto bene, vorrei capire Jimin. Perché mi hai ignorato tutta la settimana? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Credevo fossimo amici» dice velocemente, senza lasciarmi il tempo di rispondere alle sue domande.
«Noi siamo amici» ribatto, abbassando lo sguardo sulle mie mani, intente a strappare fili d'erba per il nervosismo.
«Allora qual é il problema?» sembra esasperato dal mio comportamento.
«Non volevo ignorarti» rispondo con un filo di voce.
«Ma l'hai fatto» dice secco. So che è colpa mia, ma il suo tono un po' mi ferisce. L'ho deluso e probabilmente dopo ciò non vorrà più avere niente a che fare con me.
«I-io non volevo essere un peso...dopo tutto ciò che hai fatto, credevo di essere una perdita di tempo» balbetto leggermente.
«Jimin, fattelo dire, questa è la cosa più stupida che ti sia mai uscita dalla bocca. Come puoi pensare di essere un peso? Credi che ti avrei aiutato se fossi stato solo una seccatura?» alza il tono di voce. Mi sta guardando, ma io non riesco ad alzare lo sguardo, è troppo difficile.

«Scusa, hai ragione. Mi dispiace Yoongi, davvero. Non sono abituato a ricevere attenzioni del genere e ho travisato tutto» dico velocemente, cercando di risolvere al più presto la situazione.

Restiamo in silenzio per diversi minuti, fino a quando non trovo il coraggio di parlargli.
«Vuoi portarmi ancora nel posto speciale?» continuo alzando lentamente lo sguardo verso di lui.
«Me ne ero dimenticato. Comunque sì, voglio portarti là, ma devi promettermi che la prossima volta che avrai dei dubbi, ne parlerai subito con me» spiega, addolcendo il tono. Non sembra più ferito, per fortuna.
«Va bene, te lo prometto Hyung!» dico sorridendo, prima di abbracciarlo calorosamente.

Sono le nove di sera, stiamo camminando verso il "luogo speciale" di cui mi ha parlato. Ad essere sincero ho paura. Ho paura di entrare in una parte troppo personale di Yoongi e rovinargliela.

Non mi sono mai addentrato in questa zona della città, non sembra abitata, eppure è tenuta abbastanza bene. Sto per fare un altro passo, quando la mano di Yoongi mi ferma, siamo arrivati.
Prende la mia mano e lentamente mi conduce verso una panchina. Alzo lo sguardo e davanti a me noto una giostra abbandonata, é arrugginita e in certi punti i cavi elettrici pendono dal tetto della struttura.

«So che può sembrare una semplice giostra rotta, ma per me rappresenta la tranquillità. Come sai venivo qui con mia madre e ci sedevamo esattamente su questa panchina. Lei suonava la chitarra mentre io cantavo, era ciò che più mi piaceva della città. Crescendo ho smesso di venirci spesso, ma quando sono sopraffatto dalle emozioni e non so come controllarmi, vengo qui, mi siedo e tutta la tensione sparisce. Nessuno ormai mette più piede in questa zona, ma io la trovo stupenda. Il silenzio che trovo qui, riesce in qualche modo a mettere a tacere tutti i miei pensieri sovraffollati» spiega lentamente, per poi continuare stringendo di più la mia mano.
«Ti ho portato qui per un motivo preciso. Nonostante io ti conosca da due settimane, ho osservato un po' come sei. Tieni spesso dentro le emozioni, eviti di reagire perché sai che è meglio fingere un sorriso piuttosto che esprimere i tuoi veri sentimenti. Ma posso assicurarti che, prima o poi, tutto ciò che c'è dentro di te esploderà e quando avrai bisogno di sfogarti potrai venire qua. È il mio piccolo paradiso che voglio condividere con te, perché, nonostante tu non riesca a vederlo, sei speciale come chiunque altro e meriti tutto ciò che può renderti felice. Io voglio aiutarti ad essere felice» conclude, sorridendomi.

Non so come abbia fatto, ma ha capito tante cose che nessun altro era mai riuscito a intendere. Le sue parole mi hanno colpito, mi ha permesso di invadere una parte dei suoi ricordi, della sua vita, per farmi stare meglio nei momenti peggiori. Non so cosa ho fatto per meritarmelo, in questo momento vorrei solo abbracciarlo e stringerlo forte a me.

«Grazie Hyung, per avermi mostrato questo e per avermi incluso in una piccola parte della tua vita» dico con gli occhi velati dalle lacrime per via delle sue parole.
«È stato un piacere, Jiminie» dice avvicinandosi leggermente al mio viso.

Faccio vagare il mio sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi. È troppo vicino, sento il suo respiro contro il viso, ciò mi spinge ad avvicinarmi leggermente a lui socchiudendo gli occhi. I nostri nasi si sfiorano dolcemente e io mi avvicino sempre di più, voglio quel contatto. Ne ho bisogno, sento di averne bisogno. Purtroppo però la suoneria del suo cellulare mi riporta alla realtà e mi fa allontanare velocemente da lui. Spero non si arrabbi per il mio gesto istintivo, non volevo spaventarlo o metterlo in una situazione di disagio.
Risponde velocemente alla telefonata e, una volta terminata, si alza e tende una mano verso di me.

«Vieni, è ora di rientrare» dice, prima di aiutarmi ad alzarmi per dirigerci verso casa.

𝐓𝐫𝐞𝐚𝐬𝐮𝐫𝐞 - 𝐘𝐨𝐨𝐧𝐦𝐢𝐧 Onde histórias criam vida. Descubra agora