Capitolo 18

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Percy's pov

L'uomo che mi aveva gentilmente chiesto di seguirlo mi spinse "delicatamente" dentro ad una stanza e richiuse la porta alle mie spalle

- Sempre gentili - borbottai massaggiandomi i polsi doloranti

Mi guardai intorno, come se non sapessi dove mi trovavo, e constatai che si ero in uno studio.

- Sei tu che ti fai trattare così - disse una voce

Proveniva dall'uomo seduto su una poltrona di pelle dietro ad una scrivania in legno di mogano, un uomo che era la mia fotocopia più vecchia.
Mio padre.

- Una telefonata sarebbe stata più che gradita - dissi avvicinandomi alle vetrate e guardando fuori

- Io ci ho provato ma ogni volta mi chiudi il telefono in faccia - mi fece notare

- Emh...forse perché non voglio sentirti ne tanto meno vederti? - chiesi

- Naturalmente -

- Naturalmente - ripetei facendogli il verso

Alla fine mi voltai verso di lui e lo guardai male

- Il trattamento che mi riservano i tuoi cagnolini non mi piace - dissi - Sai a volte basta che sposti il tuo didietro da quella bella poltrona per collaborare con il sottoscritto -

- Perseus... -

Alzai gli occhi al cielo e mi appoggiai alla sua scrivania

- Sentiamo, che vuoi? - chiesi

Lui si alzò dalla poltrona e andò verso le vetrate dove ero stato io poco prima

- Ho sentito tua madre - disse semplicemente

E incassai il collo nelle spalle, se mia madre chiamava LUI significava che ero spacciato.

Che avevo combinato per farle fare un gesto così disperato?
Bho...non me lo ricordavo!

- In questi mesi ti ho lasciato in pace per vedere come te la cavavi e non mi sei piaciuto -

- Ma come! Guarda che faccio un lavoro onesto! - replicai scocciato

Si voltò a guardarmi e sospirò

- Tua madre ha detto che sei venuto a New York per un certo casino che hai fatto a Boston e qui hai trovato un lavoro che è tutto tranne che onesto -

- Lavoro in nero, non sono un delinquente è! - replicai

Lui sbuffò e mi squadrò da capo a piedi, in quel momento capii che sarei finito male.

- Certo fare a cazzotti con un ragazzo che ti ha dato dello sfigato non è essere un delinquente - disse - Se poi aggiungiamo che è il figlio del capo della polizia siamo messi proprio bene -

- È acqua passata - borbottai

L'ultima persona che volevo nelle mia vita era lui e odiavo quando mamma lo coinvolgeva nei miei casini.
Perché? Perché non volevo che risolvesse i miei problemi visto che poteva farlo con uno schiocco delle dita.

- Ti hanno denunciato - mi informò

- Merda! - imprecai

Se fossi tornato a Boston mi avrebbero sbattuto dietro alle sbarre!

- Non voglio il tuo aiuto - lo avvisai

- Lo so e non te lo darò, non come credi almeno - disse

In che senso, che significavano quelle parole?

- Non pagherò il giudice per tirarti fuori dai guai ma sono arrivato ad un compromesso -

Ecco qua, guai in vista.

- Non puoi più tornare a Boston o ti sbattono dentro - mi avvisò

Ah per così poco! Era come avevo già immaginato

- Ho detto a tua madre che ti avrei raddrizzato io - disse e lo guardai confuso

Mi ero perso quello che aveva detto...

- Da oggi sei sotto la mia tutela, ordine del giudice, perché non sei in grado di gestirti da solo -

- Cosa? Scherzi per caso? Ho vent'anni maledizione! -

- Si ma ti comporti come se ne avessi quattro -

Stava scherzando vero? No non mi sarei lasciato comandare a bacchetta da lui.
Non aveva fatto niente per vent'anni poteva evitare di farlo ora

- Non puoi comandarmi come fai con i tuoi dipendenti! - esclamai

Mio padre mi guardò sollevando un sopracciglio.

- Vuoi scommettere Percy? - mi provocò

Lo guardai sfidandolo

- Ben! Pierre! - esclamò ad un tratto

E i due miei amici di prima entrarono nello studio

- Cosa vuoi fare? - chiesi spalancando gli occhi

Mi lanciò a malapena un'occhiata e poi si rivolse alle sue guardie del corpo

- Portatelo nella sua stanza e fate in modo che ci resti - ordinò

- Si signore -

I due uomini mi si avvicinarono e mi presero per le braccia

- Non puoi farlo! Non ne hai il diritto!- urlai dimenandomi

- Oh invece ne ho tutti i diritti - mi rispose

- No, no, no! - urlai cercando di liberarmi dalla loro presa

Ma i miei sforzi furono completamente inutili, mi trascinarono via e mi portarono in quella che era, effettivamente la mia stanza. Mi spinsero dentro e chiusero la porta a chiave.

Ogni tanto, quando ero piccolo andavo alla villa di mio padre e ci restavo per qualche giorno.
Quindi si, avevo una stanza.

E ora quella stanza era appena diventata la mia cella.

Sbuffai e mi buttai sul letto.

- Grazie papà, ti occupi proprio bene di tuo figlio - borbottai


Odio il mio coinquilino!Where stories live. Discover now