Capitolo 2

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Stavo trafficando con i fornelli quando mi arrivò alle narici un profumo che mi fece pensare al mare e all'estate.
Mi voltai e trovai il mio coinquilino poggiato al tavolo, che mi fissava
- Che hai da guardare? - borbottai voltandomi di nuovo verso il piano cottura.
- Sai, finché non apri la bocca sembri una brava persona - disse lui
- "Problema tuo" - esclamai facendogli la voce in falsetto ripetendo le parole che mi aveva rivolto il giorno prima.
Il mio coinquilino scoppiò a ridere e mi ritrovai a pensare che anche la sua risata era bella, non solo il suo aspetto.
- D'accordo, che caratterino! - esclamò lui alzando le mani in segno di resa - Comunque mi chiamo Percy Jackson -
Allungò una mano nella mia direzione e, anche se con riluttanza, gliela strinsi
- Annabeth Chase - dissi
Alla fine anche se non lo sopportavo dovevo mostrarmi in parte gentile, questo solo perché eravamo costretti a stare sotto lo stesso tetto. Insomma, sarebbe stata meglio una convivenza pacifica!
- Non abbiamo iniziato proprio benissimo, io e te, è? - mi fece notare Percy
Era la mia impressione o stava dicendo che era colpa mia?
Certo non che avesse tutti i torti visto che lui mi aveva aiutata con gli scatoloni e io lo avevo trattato male.
- Emh...si...Ok...hai ragione, scusa -
Non potevo credere che mi stavo scusando. Proprio io! Dove diavolo era finito il mio orgoglio?
Probabilmente era andato a farsi benedire insieme al resto dei miei sensi nel momento in cui gli occhi verdi di Percy Jackson avevano cominciato a scorrere sul mio corpo.
Accidenti a me e quando avevo deciso di andare in giro per casa in pigiama: pantaloncini corti (troppo corti) e canottiera quasi trasparente!
Avvampai. Giuro, in quel momento stavo morendo, se per la vergogna o altro, non lo sapevo.
Percy chiuse gli occhi e sospirò, si avvicinò pericolosamente a me, fino a che non poggiò le mani ai lati del mio corpo. Il suo viso a pochi centimetri dal mio
- Credo che sia meglio che vai a coprirti - mi disse soffiando sul mio volto e deglutendo - Non vorrei saltarti al collo -
Si spostò e mi fece segno di andarmene, non me lo feci ripetere.

                              ***

- Allora come va lì a New York e l'appartamento? - mi chiese Piper
Piper McLean era la mia migliore amica e attualmente viveva ad Hollywood con suo padre Tristan McLean, un famoso attore che aveva fatto successo in pochissimo tempo.
Era bella, se non bellissima con quei capelli color cioccolato e gli occhi che sembravano un caleidoscopio
Stavano parlando tramite Skype con il computer per fare la videochiamata con tutta la storia del trasferimento a New York non avevo avuto modo di sentirla o parlare con lei seriamente
- Ma, bene - risposi vaga
Piper mi guardò di sottecchi
- Guarda che lo vedo quando mi menti - mi avvertì
Già era l'unica che capiva quello che mi frullava per la testa
- Dai spara! - esclamò
- Ok d'accordo - iniziai - I corsi iniziano domani e ho trovato un appartamento non troppo lontano dalla facoltà però ho un coinquilino -
- Hai un coinquilino? -
- Si, un perfetto sconosciuto ma si! - spiegai - Per ora posso solo dirti che non lo sopporto -
- E lui com'è? - chiese con gli occhi che brillavano
Come se non avesse minimamente sentito che avevo detto che non lo sopportavo. Purtroppo con Piper quando si parlava di ragazzi non capiva più nulla.
- È insopportabile, maleducato e odioso - dissi mettendo il broncio
- E d'aspetto? - chiese
No, non mi aveva sentito
La fulminai e lei rispose all'occhiataccia
- Non puoi giudicare il carattere di qualcuno se lo conosci a malapena - mi fece notare
- E tu non puoi giudicare dall'aspetto - dissi - Ricordi come è andata a finire l'ultima volta? -
- Non puoi sempre fare così solo perché quell'imbecille del tuo ex di ha fatto diventare cornuta - mi ricordò
E giuro in quel momento mi venne voglia di chiudere la chiamata seduta stante. Sapeva che il discorso mi dava i nervi ma lo tirava fuori comunque. Anche se sapevo che ne parlava solo per farmi capire che lui era un'idiota in prima regola
- È stato solo un deficiente a tradirti, vorrei sapere con quale coraggio tradire una come te! - esclamò
- Non la pensano tutti come te Pips - le feci notare
Lei fece una smorfia e chiuse lì il discorso.
Parlammo del più e del meno, volevo sapere come andava lì ad Hollywood con il padre e se riuscivano a passare più tempo insieme ma mi disse di no. La cosa positiva era che prima di chiudere mi disse che nel weekend avrebbe preso il primo aereo per Manhattan e sarebbe venuta a passare un po' di tempo con me
- Allora ci vediamo prestissimo Annie - mi disse mandandomi un bacio
- Non vedo l'ora amica mia -
Chiusi il computer e mi guardai intorno per la stanza.
Sbuffai, avrei dovuto prendere i libri e dare un'occhiata agli argomenti della lezione del giorno dopo ma non ne avevo voglia.
Mi alzai dal letto e uscii dalla mia camera sperando che il mio coinquilino non fosse in giro, non ero molto in vena di cominciare una discussione con lui, non di nuovo!
Andai in cucina e presi qualcosa da mangiare dal frigo
- Finalmente sei resuscitata! - esclamò Percy facendomi sobbalzare per lo spavento
- Ma cosa sei tu, un fantasma! - urlai portandomi una mano al petto
Lui scrollò le spalle e mi guardò di traverso.
- Può darsi -
Lo guardai a bocca spalancata e decisi che era meglio tornare in camera mia.
Niente da fare, non riuscivo a tollerarlo!
- Per stasera pensavo di ordinare la pizza - disse alle mie spalle - Tu la vuoi -
Certo che era davvero strano. Un attimo prima faceva lo sbruffone e l'attimo dopo era gentile
- Si, ma ti odio comunque -
- Problema tuo! - esclamammo insieme
E non potei evitare di mettermi a ridere.

Odio il mio coinquilino!Où les histoires vivent. Découvrez maintenant