You're my shooting star

3.7K 339 125
                                    

Jeongguk trovò inevitabile non ripensare di continuo a quanto era successo quel pomeriggio in palestra, ogni scena si ripeteva nella sua mente come un disco rotto.

«Come hai osato, Kim Taehyung?» Sbraitò Jeongguk, ormai bagnato fradicio dalla testa ai piedi, la voglia di uccidere il più grande era mista a del puro divertimento. Possibile che uno come Taehyung si stesse abbassando al livello di Jeongguk per giocare e scherzare con lui?

«Hai cominciato tu, moccioso.» Controbatté Taehyung, un sorriso divertito sulle labbra.

«Dio— sei insopportabile.» Constatò Jeongguk, ma non riuscì a lottare contro gli angoli delle labbra che si sollevarono comunque in un sorriso. «Ora cosa faccio?» Si indicò «E cosa facciamo?» Questa volta indicò la palestra, un cipiglio di preoccupazione perché l'acqua era andata sprecata per colpa di Taehyung – anche se doveva ammettere che la colpa era di entrambi, forse ancora di più di Jeongguk per averlo stuzzicato.

«Chi se ne frega, Jeongguk. Facciamo finta di aver pulito, sono stanco.» E quell'ultima affermazione si guadagnò uno sbuffo da parte del più piccolo, perché come poteva ritenersi stanco uno che non aveva fatto altro che stare inginocchiato a lucidare il pavimento, mentre lui si era praticamente fatto in quattro per accelerare il lavoro e porre fine il prima possibile a quella tortura?

«La professoressa se ne accorgerà! Non possiamo rischiare.» Sospirò rassegnato, afferrando il manico dello straccio e cominciando a raccogliere l'acqua versata per terra nel migliore dei modi.

«Andiamo, Jeongguk.» Tentò ancora una volta Taehyung, afferrando lo straccio e appoggiandolo alla parete accanto a loro. Anche il secchio fece la stessa fine, sistemati entrambi in perfetta posizione così da sembrare che avessero davvero lavato anche per terra. «Siamo qui da ore e tu sei tutto bagnato, magari ti ammali.»

«Prima mi versi il secchio addosso e poi ti preoccupi per me? Che faccia tosta, lasciatelo dire.» Borbottò Jeongguk, arrendendosi all'idea che Taehyung avesse ragione: s'era scocciato di pulire.

«Così impari a non provocarmi la prossima volta.» Lo rimproverò, seppure nulla potesse nascondere quell'atmosfera piacevole che si era venuta a creare in quegli ultimi istanti di gioco. «E per la cronaca, mica mi stavo preoccupando per te.» Aggiunse, sbuffando.

«Dovrei tornare a casa in queste condizioni?»

«Sì.»

«Cosa? Sei matto? Cosa penseranno i miei genitori?»

«Questo non è un mio problema.»

«Certo che lo è, sei stato tu a ridurmi in queste condizioni.»

«Okay, basta che la smetti di lamentarti.» Taehyung gli lanciò la propria giacca dell'uniforme.

«La tua giacca?» Chiese Jeongguk per avere una conferma verbale. Kim Taehyung gli stava davvero prestando una cosa che gli apparteneva? Stava davvero stringendo tra le mani la sua giacca?

«Togliti la camicia e indossa solo la giacca, per il resto non posso aiutarti.» Sollevò le spalle non del tutto dispiaciuto, in fin dei conti lo stava aiutando come meglio poteva. Anzi, in quanto ragazzo piuttosto possessivo, stava facendo più di ciò che poteva prestandogli una cosa sua. «Muoviti che voglio andarmene.» Lo incitò, spingendolo verso gli spogliatoi e pentendosene subito dopo quando si ritrovò le mani bagnate dalla giacca altrui.

Jeongguk non se lo fece ripetere una seconda volta e s'avviò negli spogliatoi maschili. Cambiarsi fu un'impresa, il tessuto bagnato della camicia si era incollato al suo corpo e la sensazione insopportabile della pelle altrettanto bagnata esposta all'aria fredda di quegli spogliatoi lo fece rabbrividire. Non perse altro tempo a indossare la giacca di Taehyung, il profumo di quest'ultimo che improvvisamente si liberò sotto le sue narici non appena abbottonò anche l'ultimo bottone.

LEVITATEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora