You lead me on my way

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Quando Taehyung si era svegliato, quel giorno, e aveva messo un piede fuori dal letto, sapeva che non sarebbe stata una bella giornata, d'altronde quelle precedenti non erano state le migliori nemmeno. I suoi tentativi di concentrarsi sulla scuola, sui compiti, sugli hobby erano stati tutti vani, così come lo erano stati i tentativi di provare a mettersi in contatto con Jeongguk.

Ci aveva provato a prendere il cellulare, aprire la loro chat – il cui ultimo messaggio era proprio il buongiorno risalente al fatidico giorno in cui avevano litigato nel cortile della scuola – e scrivere anche solo una singola parola a Jeongguk, ma non ci era mai riuscito. A cosa era dovuto? Mancanza di coraggio? Paura di ricevere un rifiuto? Paura di scoprire che Jeongguk non volesse più avere nulla a che fare con lui?

Gli venne da ridere alla sua stessa insicurezza e alle sue stesse paranoie, ché se Jeongguk avesse davvero voluto tagliare i ponti ed escluderlo per sempre dalla sua vita avrebbe solo avuto ragione. Quelle di Taehyung – e se ne era accorto persino lui – erano solo scuse costruite in aria per rimandare il momento in cui avrebbe dovuto affrontare la realtà dei fatti.

Un momento che stava cercando di evitare alla stessa maniera con cui aveva imparato ad evitare Jeongguk durante la loro "relazione segreta", ché non sarebbe stato in grado di reggere gli sguardi interrogativi su di sé se lo avessero visto a compiere o ricevere qualsiasi gesto intimo con Jeongguk. Evitarlo nei giorni successivi al loro litigio, invece, era stato tremendamente difficile.

Taehyung non credeva nel destino, l'ipotesi che ogni azione, anche la più minuscola e insignificante, fosse già stata prestabilita era per lui inaccettabile. Piuttosto, ogni incontro era puramente casuale, nessuno aveva già predetto che quasi ogni giorno Jeongguk e Taehyung si incontrassero per i corridoi e si ritrovassero a scambiarsi sguardi infuocati e svuotati al tempo stesso.

Non era previsto nemmeno che quel giorno fosse uno dei peggiori.

Taehyung aveva appena messo un piede all'interno del cortile scolastico, decisamente svogliato e tutt'altro che pronto ad affrontare l'ennesima giornata di scuola durante la quale non sarebbe stato dell'umore adatto per rispondere a tono ad un professore, fare il cazzone con i suoi amici o prenderli in giro.

Non appena mosse un passo per andare alla ricerca del suo gruppo di amici, che a una prima occhiata non sembrava trovarsi in cortile, sentì gli occhi di chiunque addosso. E non era una novità, anzi attirare tutta l'attenzione su di sé era ormai all'ordine del giorno, non solo per la sua popolarità all'interno della scuola, ma anche per il suo bel viso che qualcun altro, invece, avrebbe tanto voluto prendere a pugni.

Tuttavia, quel giorno aleggiava un'atmosfera diversa, un clima diverso. Gli sguardi che avvertiva su di sé non erano quelli delle ragazze che squittivano insieme alle loro compagne perché oh mio Dio, Kim Taehyung mi è appena passato accanto, né erano quelle dei ragazzi dei primi anni che in qualche modo ammiravano la sua personalità rude e aspiravano a diventare popolare proprio come lui.

No, quel giorno c'era qualcosa di diverso, la sensazione che quegli sguardi gli avevano lasciato addosso non era soddisfazione né compiacimento. Il continuo chiacchierare degli studenti non esaltava la sua persona né la sua bellezza. Nessuno sembrava interessato a commentare il suo fisico o il modo in cui aveva sistemato i capelli quel giorno.

Taehyung tentò di mandare giù quella sensazione di disagio insieme a un grosso groppo di saliva, che sembrava esserglisi bloccato in gola proprio nel momento in cui aveva sentito il proprio nome sulla bocca degli studenti intorno a lui. Il che non avrebbe avuto particolare rilevanza, se solo non fosse stato accompagnato da certi termini sgradevoli alle sue orecchie.

Non abbassò lo sguardo, finse che quella nuova atmosfera intorno a lui non lo avesse toccato più di tanto e, con la stessa sicurezza e sfacciataggine di sempre, cominciò a farsi spazio tra la folla di studenti. Ignorò il fatto che persino chi non si fosse mai interessato alla sua persona – non che tenesse davvero il conto – adesso avesse improvvisamente occhi solo per lui.

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