When I'm stuck in the middle of hell and faith

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Al mondo esistono tanti motivi per sorridere. Se ci si ferma a riflettere per qualche istante, ci si rende conto che ci basta, ad esempio, vedere qualcuno sorridere perché quel gesto diventi contagioso. O ancora, guardare un video divertente può farci sorridere se non addirittura ridere. Un bel gesto, che sia da parte di uno sconosciuto o di una persona a noi cara, ci fa sorridere se fatto con il cuore.

Tante sono le motivazioni per lasciare alle nostre labbra piena libertà di movimento, lasciare che gli angoli della nostra bocca si tirino verso l'alto piuttosto che verso il basso, che diventino pura ed evidente manifestazione di contentezza e non di tristezza.

Avere motivi per sorridere non deve per forza significare essere felice. Il concetto di felicità è complesso, personale più che universale, la verità di uno non può valere come verità per chiunque. La felicità non è un sentimento scontato, è uno stato d'animo tutt'altro che semplice da raggiungere ma non per questo impossibile. Può essere una sensazione temporanea o più duratura, e la durata può a sua volta variare a seconda di diversi fattori.

Il sorriso di Jungkook era quello tipico di qualcuno che sta vivendo il momento migliore della sua vita. Infatti era disteso a letto e avvolto tra le lenzuola, auricolari infilati nelle orecchie per accompagnare quelle ore notturne con alcune note di canzoni soft adatte al momento, e dita che sfrecciavano sullo schermo del cellulare per rispondere all'unica chat con cui, ancora alle tre e diciotto del mattino, continuava a scambiarsi dei messaggi.

Ma quello era lo stesso sorriso di qualcuno consapevole che con poche ore di sonno non sarebbe riuscito ad affrontare la giornata nella migliore delle maniere, né sarebbe riuscito a presentarsi a scuola con un aspetto semi decente. E proprio adesso che aveva un motivo vero e proprio per rimanere cinque minuti in più davanti lo specchio la mattina, non voleva più apparire un miserabile dall'aspetto trascurato agli occhi degli altri – o meglio, gli unici occhi di cui gli importava erano quelli di Taehyung.

Ma Jungkook non era poi così sicuro che a Taehyung sarebbe davvero importato del suo aspetto quando, l'indomani a scuola, si sarebbero guardati in faccia solo per ritrovarsi nelle medesime condizioni. Perché in fin dei conti anche Taehyung era sveglio alle tre e diciotto del mattino, e lo sarebbe rimasto fino alle cinque, quando i suoi occhi, ormai stanchi e rossi, l'avrebbero pregato di posare sul comodino quell'affare infernale che non faceva altro che farli bruciare con la sua luce.

A scuola erano davvero poche le occasioni per vedersi e trascorrere anche solo qualche minuto insieme per parlare – fatta eccezione per quelle veloci visite al bagno in cui a turno finivano con i pantaloni e le mutande abbassati fino alle caviglie. Nemmeno il pomeriggio era un'opzione da considerare per potersi vedere, uno perché impegnato con il suo gruppo di amici, l'altro perché chiuso in camera con la testa sui libri.

Quando Taehyung non era invitato alle feste o a casa di qualcuno dei suoi amici o quando non gli rifilava delle scuse piuttosto discutibili, la sera era il momento migliore per potersi scambiare qualche messaggio. Non raramente capitava che, fin troppo immersi nella profondità delle loro conversazioni, non si rendessero conto dei minuti, delle ore che passavano e, come stava accadendo quella notte, si ritrovavano a sorridere davanti uno schermo fino alle prime luci dell'alba.

Colui a tenere in mano le redini dell'argomento di quella notte era stranamente Jungkook, il quale aveva trovato il coraggio necessario per introdurre una questione di cui voleva parlare con Taehyung: l'espressione di quest'ultimo mentre riceveva un lavoro di bocca. Inutile dire che la discussione si prolungò per ore, con un Jungkook estremamente divertito da un Taehyung fin troppo imbarazzato per essere definito davvero Taehyung.

Grazie a quelle conversazioni notturne, però, Jungkook aveva avuto la possibilità di raggiungere il proprio obiettivo: conoscere il vero Taehyung. E non si stupì nemmeno troppo nel rendersi conto che le sue aspettative erano in fin dei conti la realtà. Taehyung era dolce, sensibile, amichevole e spesso anche divertente. La battuta sempre pronta e il sarcasmo erano due componenti che non mancavano tra le righe delle sue risposte, e Jungkook aveva imparato in fretta ad apprezzarlo.

LEVITATEWhere stories live. Discover now