Mentre tornavo in albergo Fabrizio mi corse incontro e finimmo per fare il tragitto insieme chiacchierando delle nostre vite, i nostri esordi nel mondo della musica e anche qualche risata. Arrivati alle nostre stanze ci separammo ma ci saremmo riuniti quella sera al ristorante per cena. Mi feci una doccia e mi vestì: non sono uno che cerca la roba da milioni di euro quindi scelsi un paio di jeans, una camicia bianca ed una giacca grigia fumo. Scesi nella hall ed il moro mi accolse con un sorrisone a 32 denti: era contento di vedermi, così come lo ero io.

La tavola era lunghissima poiché doveva avere 24 posti per tutti i Big di Sanremo. La cena fu molto sostanziosa con due primi, due secondi e due contorni. Dopo aver divorato quel ben di Dio ci dirigemmo al teatro Ariston dove si saremmo esibiti: Moro ed io camminavamo fianco a fianco scambiandoci sorrisi di tanto in tanto. Arrivati alla meta andammo dietro le quinte e prima di iniziare lo show Carlo Conti mi prese da parte e con gli occhi lucidi mi disse <<Ermal, ti auguro il meglio. Te lo meriti per la tua umiltà, generosità e dolcezza>> ha la voce rotta dal pianto, evidentemente la mia canzone lo ha molto scosso. Non risposi, lo abbracciai forte e tornai sotto al palco perché tra poco sarebbe stato il turno di Fabrizio Moro e dopo il mio.

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