Dove sei finito, Grattastinchi?

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Non so se può interessarvi, ma ho scritto sulle note di The Children - HÅN, in caso vi piacesse leggere accompagnati dalla musica.



"Alla mia nascita una fata si è chinata su di me e mi ha detto: "Esercitati ad osservare e a pensare. Non ti sfuggano il colore del cielo, la fragilità di un filo d'erba, lo stupore di uno sguardo. Solo così vedrai in questo mondo l'altro in trasparenza, come una filigrana invisibile dentro un foglio di carta.""

– Fabrizio Caramagna



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𝓠uel pomeriggio c'era il sole.

Il cielo di settembre era limpido, indossava gli stessi toni della carta da zucchero: un azzurro tiepido e senza nuvole, come il disegno d'un bambino.

Il libeccio sollazzava le fronde del cortile, smuovendone piano le foglie. Il platano picchiatore però ne sembrava particolarmente infastidito, non gradiva che il vento minacciasse le sue fronde verdi e così si scuoteva a sua volta, come a volere intimare il vento di star lontano.

I giovani maghi sembravano non prestare lui molta attenzione, tenendosi comunque a debita distanza. Molti ragazzi e ragazze erano usciti a godersi gli ultimi pomeriggi d'umido caldo, consapevoli che presto il freddo sarebbe arrivato, spazzando via le temperature miti dell'autunno.

C'era chi studiava disteso nell'erba, chi giocava agli scacchi magici negli angoli del cortile, seduto sulle scalinate impolverate. La maggior parte, però, se ne stava semplicemente sdraiata in cortile o arrampicata sugli alberi, sollazzata dal sole caldo, tra chiacchiere e svaghi di diversa natura.

Un gruppetto del primo di Corvonero sembrava avere davvero ogni tipo di dolciume: Mou Mollelingua, Cioccorane e Piperille, queste ultime poi provocavano un baccano tremendo, facendo uscire loro un fumo dalla bocca denso e d'un odore altamente discutibile.

Hermione arricciò il naso nel momento in cui  ci passò accanto, notando con disappunto che i giovani erano circondati da qualche giovane Grifondoro.

Si avvicinò di qualche passo e, appena i più giovani la adocchiarono, si tesero come fusi, di sicuro per nulla desiderosi di sorbirsi una ramanzina.

«Ehi, voi lì.» li apostrofò Hermione, la voce ferma ma tiepida, delicata, «Vedete di non fare troppa confusione, d'accordo?»

Loro la guardarono con quegli occhi da cerbiatto, quella tenerezza un po' spaesata che solo gli animi ancora puerili sanno avere. Ed Hermione se ne accorse, perché strinse le labbra per dissimulare un sorriso addolcito.

Serbò loro un'ultima occhiata: «Non costringetemi a richiamarvi. Non fate troppo baccano, va bene?»

Stava giusto per superarli, quando una voce femminile che teneva ancora un suono da bambina, la chiamò piano per nome.

Lei si voltò a mezzo busto, con un cipiglio curioso, cercando di capire chi tra quei giovani maghetti l'avesse nominata. «Sì?» chiese, non sapendo bene su chi di loro fermare lo sguardo.

«Noi ci chiedevamo...» fu la voce di una piccola Corvonero, le lunghe trecce bionde adagiate sulle spalle e le manine strette in grembo, «Beh, ci chiedevamo se... »

Il segreto del silenzio | DRAMIONE Where stories live. Discover now