Vigilia di Natale (2/2)

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Hermione non riuscì a rendersi conto per quanto tempo rimase bloccata in corridoio, Draco ormai andato via da un pezzo.

Non riusciva a capire cosa fosse successo. O forse, in realtà, lo capiva troppo bene: Draco era così ammantato dai suoi segreti, che a volte anche a sfiorarlo con un dito ti sentivi di correre il rischio di romperlo.

Con lui era come... camminare su una fune sfibrata: non sapevi mai quando avrebbe ceduto, solo che prima o poi l'avrebbe fatto.

La maga sembrò riprendere percezione sensoriale solo quando le voci si alzarono intorno a lei.

La realtà le si infranse addosso, risucchiandola in quel corridoio che adesso si stava riempiendo, il vociare generale prese a pungerle i timpani, bisognoso di ricordarle del mondo.

«Hermione!»

La voce di Ron la fece voltare. L'amico si avvicinava a lei in lunghe falcate, gli occhi un po' apprensivi. «Abbiamo visto Draco Malfoy seguirti, è tutto–»

«Ok.» lo precedette l'amica, ingoiando un groppo in gola con la stessa forza che serviva a mandare giù un cumulo di pietre. Sbatté le palpebre, frastornata da quella sensazione di trance che sentiva ancora addosso: «È tutto ok.»

Poi si strinse le dita dietro la schiena, traditrici di imbarazzo, quando mentì: «Non... non era con me. Non l'ho incontrato.»

«Sei andata in infermeria?» chiese poi Ron, afferrandole delicatamente il polso in cui si ricordava aver visto la fasciatura. Quando se lo portò sotto gli occhi, sorrise dolcemente: «Menomale.» sospirò piano, «Non avevo capito che non ti sentissi bene, altrimenti non avrei mai–»

Hermione sorrise a sua volta, strinse le dita ormai guarite sul palmo di Ron: «Lo so, sciocco. Sto bene, non preoccuparti.»

Poi si accigliò: «La partita? È già finita?»

L'amico annuì, le labbra morbide incuneate in un sorriso orgoglioso: «Albert ha vinto il torneo, naturalmente.»

Anche Hermione sorrise: «Sono contenta. È durata tanto?»

Ron scosse il capo, ciuffi rossi tornati nuovamente troppo lunghi ad adornargli le guance: «Solo 45 minuti.» disse, «Fatou era brava, certo ma... non all'altezza di Albert.»

Hermione storse il naso: «È davvero così bravo?»

Ron ridacchiò: «Sei gelosa che qualcuno sia più bravo di te in qualcosa che tu nemmeno capisci, vero?» La punzecchiò un po', come ai vecchi tempi ed Hermione gli lasciò un buffo leggerissimo sul braccio: «Non è vero. Se mi impegnassi sul serio sarei brava anch'io.»

Il sorriso dell'amico si allargò: «Appena sarà possibile ti impartirò qualche lezione e vedremo, allora.»

«Andata.» affinò le palpebre Hermione, quell'unica parola che suonò più come un'intimazione che un ringraziamento.

Poi però si accigliò, un pensiero a sorvolare tutti gli altri: «Ma dov'è Harry?»

Il mago fece per rispondere, ma alle sue spalle l'amico fu più veloce. «Sono qui!»

Entrambi si voltarono verso di lui che nel frattempo si era già avvicinato. «Scusate, Clinefert e Kingsley mi hanno trattenuto. Hanno deciso che...» si voltò verso Ron, lanciandogli uno sguardo che l'amico evidentemente colse subito perché già annuiva quando Harry completò la frase. «È la nostra occasione.»

Il segreto del silenzio | DRAMIONE Where stories live. Discover now