𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝕦𝕟𝕕𝕚𝕔𝕚

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Continuo a far girare gli occhi da destra a sinistra guardando il pendolo dell'orologio.

Tik tak, tik tak

Continua così finché la porta di casa si apre e le figure dei miei genitori assieme a mia sorella si fanno vive, finalmente. Ah, e sembrano pure al settimo cielo, chissà perché lo sono quando io non sono presente.

- Oh ciao TN! Come stai? -

Strido i denti alzandomi dal divano e piazzarmi davanti a loro.
Mia madre si avvicina a me per abbracciarmi ma io indietreggio incazzata nera.

- Ehi TN che hai? Non ti vuoi far abbracciare da tua madre? - mi domanda preoccupata, rimettendosi composta. Ma ha pure la faccia tosta per chiedermelo? Che brutta...

- No, non voglio abbracciare una persona che non si interessa della figlia in ospedale. - la rimprovero.

Mio padre, se così si può dire, si mette davanti a lei con sguardo atroce. Sempre contro di me, mai una volta che mi siano vicini.
Odio il fatto che preferiscono Ochako a me, ma non odio mia sorella, lei ha cercato di cambiare le loro opinioni, ma nulla è cambiato.

Forse è perché so tutto? Eh...

- Non ti permettere di usare quel tono con tua madre! -

- Eh, si vede che non ci tenete a me, e pensare che vi ho sempre aiutato e mi sono preoccupata, ma voi non ci tenete a me, vero? -

- Ma cosa dici TN! Noi ti vogliamo un bene nell'anima! - urla mia madre con le lacrima all'orlo degli occhi. Falsa, tutti falsi. Preferisco una cruda verità che una bella menzogna. Anche se fa male, posso cucirla, come le altre dopotutto.

- Se fosse così, sareste venuti in ospedale a vedere se stavo bene o no. - concludo il discorso uscendo di casa.

Quando sono fuori l'arietta fresca di aprile mi dà un brivido di piacere. Mi guardo i vestiti, la maglietta a maniche corte rosa un po' stropicciata che aggiusto, i leggings neri e un paio di anfibi bianchi messi di fretta.

- Beh non sono il massimo ma chissene... -

Cammino per le stradine illuminate solo dalla luce dei lampioni ormai vecchi che vanno a scatti.

Il telefono mi vibra nella tasca della maglietta, lo prendo e vedo sul display "madra" e allora continuo a camminare con il telefono in mano ignorando le dieci chiamate di fila. Sbuffo e il telefono vibra una undicesima volta. Guardo scocciata chi fra i tre mi ha chiamato ma vedo digitato il nome di Bakugo.

Rispondo e porto il telefono all'orecchio.

- Pronto? - dico con voce annoiata e stufa, ma dall'altro capo della linea sento delle risate a me famigliari.

- Ohi senti vieni in via **** n. ** e sbrigati! -

E prima che io gli risponda chiude la chiamata lasciandomi visibilmente perplessa.

Comincio a incamminarmi verso la casa che mi ha indicato e quando sono davanti al citofono suono sulla targhetta "Bakugo".
La porta si apre mostrandomi il biondo incazzato come al suo solito.

- Entra. - mi prende per un polso tirandomi dentro e sbattendo la porta dopo la mia entrata, se così la posso definire.

- Okay, sai come calmare questi due da uno stato di scemenza ubriaca? - indica con il pollice dietro di sé Kirishima e Kaminari sul divano che si sterzano dalle risate.

Mi sfugge una risatina e mi avvicino ai due.

- Ma come sono finiti in questo stato? -

Il biondo si avvicina al ragazzo dai capelli rossi tirati su col gel e gli toglie di mano una bottiglia di vetro verde scuro.

Bastarda In Due ||bakugo×reader||Where stories live. Discover now