𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝕧𝕖𝕟𝕥𝕚𝕕𝕦𝕖

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Il suo viso rilassato mi dà sui nervi. Le labbra leggermente socchiuse per il sonno sono dannatamente attraenti e le guance tinte di un fievole rosa la rende ancora più carina, sta bastarda... È da mezz'ora che sto ad aspettare che alzi il culo per andarcene e non si è mossa di un millimetro.

- Ohi bastarda alza il culo! - le impreco contro, avvicinandomi al lettino su cui è sdraiata beatamente. Lei mugugna cose incomprensibili per poi girarsi dall'altra parte e non cagarmi di striscio, scaricando a me il compito di sistemare tutta la sua roba all'interno del borsone.

Io, giustamente incazzato, la prendo dal lettino e la metto in spalla a mo' di sacco di patate e la porto davanti al piccolo armadio con le ante aperte, indicando l'ultimo abito rimasto, che ho scelto io.

- Ora ti vesti che ce ne andiamo. -

- Uffa, io stavo così bene nel letto! -

Sbuffo e la faccio scendere dalla mia schiena. Lei indossa l'abito da me scelto, e ovviamente mi ordina di girarmi mentre si spoglia, ma dato che è imbecille non si ricorda dell'enorme specchio che ha di fronte e mi permette di osservare la sua schiena nuda, coperta da qualche neo e segno del letto.

Devo ammettere che ha un corpo molto esile, il cibo dell'ospedale faceva schifo e inoltre non le hanno dato molto come dovevano.

L'abito che ho scelto è un semplice vestito verde acqua decorato da dei fiori sull'orlo della gonna decisamente corta, arriva fino a metà coscia, lasciando a desiderare alla mente il come continuino le sue cosce magre ma ben allenate, fino al suo linguine, coperto infine da delle graziose mutande gialle con le banane, tipico da lei. Finita di prepararsi prendo il suo borsone con dentro tutta la sua roba e andiamo verso casa nostra.

- Ma la roba che avevo in casa dei miei? – mi chiede, guardando l'ora e le varie notifiche nella bacheca del cellulare.

- Mentre dormivi abbiamo portato tutto da me. Ora non hai nulla di cui preoccuparti, tranne di me. - ghigno e lei arrossisce.
Mi mancava tanto quel rosso spruzzato sulle sue guance lisce e candide.

Arrivati davanti alla nostra abitazione apro la porta. Il silenzio tombale regna in casa fino alla nostra prima entrata da coppia ufficiale.

Sistemo tutti gli affari della mia ragazza nel suo armadio, e specifico che nel frattempo non mi ha aiutato, bensì ha frugato per tutta la camera e il bagno, eccitandosi all'idea di passare il tempo libero insieme, a fare tutte quelle cose che fanno le coppiette, ma dette dalla sua bocca suonano più... Inebrianti?

Finito di appendere ogni singolo capo su una gruccia e metterla poi nell'armadio scendiamo in salotto per sdraiarci sul divano, godendoci un po' di relax meritato.

- TN senti... - comincio a parlare fermandomi cercando il modo giusto per dirlo, con convinzione e serietà.
Ora è il momento giusto per farlo, e non posso perdermi questa opportunità. È l'occasione giusta e il momento giusto per dirle tutto, dall'inizio alla fine, per svuotarmi a lei.

- Ti voglio chiedere scusa. -

Lei sussulta un attimo e poi mi guarda incantandomi nei suoi stupendi occhi mori e verdi.

- E per cosa? - sorride. Quel sorriso mi manda fuori di testa. Adoro quei angoli della bocca tirati in su. Adoro i suoi occhi che brillano nonostante la poca luce della sera. Adoro tutto di lei, e spero che sia reciproco. Anche se non mi importa, perché a me basta vederla e sapere che è ancora lì, per essere felice.

Appoggia dolcemente le gambe sopra le mie e afferra le mie mani, accarezzandomi lentamente il dorso, mandandomi in estasi il cervello.

- Per come ti ho trattata in precedenza. Non ho saputo dar peso ai tuoi sentimenti e ho pensato solo ai miei. Ho completamente ignorato tutto, mettendo il mio sogno e i miei obiettivi al primo posto, buttandone al di fuori invece i miei sentimenti, i miei timori e... ciò che provavo e provo tutt'ora per te. -

Bastarda In Due ||bakugo×reader||Where stories live. Discover now