Capitolo 7 - Disillusione

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---------- Salve a tutti! Spero che questo capitolo vi piaccia perché è il mio preferito finora! Come sempre non dimenticatevi di mettermi una stellina se piace anche a voi!--------


Roma, Giovedì 4 Novembre 1999

Eddie alle quattro di quel mattino non fa in tempo ad uscire dalla macchina dell'ultimo cliente della nottata  che si ritrova già completamente zuppo da capo a piedi. Sarebbe quasi tentato di chiedere all’uomo di fermarsi e di portarlo in un posto più riparato, ma esita e la macchina riparte sgommando sull'asfalto bagnato.

Il temporale che si è scatenato circa mezz'ora prima ha raggiunto il suo picco e non accenna a fermarsi. Eddie si guarda intorno e si rende conto di non vedere assolutamente nulla. Vorrebbe raggiungere il capannone, ma la nebbia è così fitta che se prova a muoversi non capisce in che direzione sta andando. Non sa nemmeno se il tizio lo abbia riportato nel posto dove si sono incontrati.

Nessuno sarebbe più venuto, con quel tempaccio. Eddie deve raggiungere gli altri, prima che se ne vadano lasciandolo. Si chiede se qualcuno sarebbe venuto a cercarlo, nel caso fosse rimasto lì. Improbabile.

Comincia a muoversi a tentoni, ma un vento gelido e violento si oppone al suo movimento e gli lancia in faccia la pioggia. Il suo corpo poco coperto viene scosso da forti brividi. Avrebbe dovuto accettare il cappotto che gli ha offerto Luca. Procede ancora di qualche passo, ma è del tutto inutile dal momento che non intuisce la sua direzione.

Un fulmine colpisce con fragore un punto imprecisato della campagna lì intorno. Eddie sobbalza e nell'agitazione inciampa in qualcosa, cadendo a terra. Non  si è fatto niente ma, dopo aver tentato di  rialzarsi a fatica, alla fine desiste, accovacciandosi a terra.

Aspetterà fermo il diradarsi della nebbia, tanto ormai non può bagnarsi più di così. Starnutisce forte, continuando a tremare. Non si sente bene. Giurerebbe che gli stia salendo la febbre e se così fosse non potrebbe lavorare nei prossimi giorni. Non può permetterselo. Si abbraccia le ginocchia nel tentativo di riscaldarsi e chiude gli occhi, cercando di scacciare quel pensiero.

Istintivamente ritorna con la mente a quella notte, all'incontro di poche ore prima con Luca. Stava già male, quando si era tirato a sedere gli girava la testa. Ricorda distintamente la sensazione del tessuto ruvido del sedile del poggiatesta della macchina contro la sua guancia e il buon odore della pelle di Luca, che sapeva di bagnoschiuma.

Ogni tanto lo diverte cercare di indovinare la vita dei clienti. Luca si era fatto la doccia quella sera stessa, forse appena tornato dal lavoro. Eddie ispirando sente ancora il suo odore e ricorda di aver pensato che doveva essersi lavato per venire da lui. Adesso all’idea gli viene da ridere; probabilmente un operaio edile fa sempre la doccia di sera, di ritorno dal lavoro. Nessuno avrebbe mai usato una premura del genere solo per lui. Deve aver delirato.

Qualche ora prima non aveva ancora il naso tappato, ma gli faceva male la gola. Ha tossito e Luca gli ha chiesto se stesse bene. No, non è andata così.  Eddie sta perdendo la sua lucidità, non riesce a ricordare. Macchie colorate gli danzano davanti agli occhi, le stesse immagini che si vedono prima di cominciare a sognare. Eddie le scaccia.

No, deve alzarsi e tornare dagli altri. Ma appena fa per tirarsi su tutto comincia a girare, perde il senso dell'orientamento e le vertigini lo spingono di nuovo a terra. No, non è andata così. Se stesse bene gliel'ha chiesto quando si sono fermati. Era perché … avevano discusso di qualcosa, gli pare. Aveva di nuovo pianto? Era stato per questo? Deve smetterla di piangere in presenza di Luca o prima o poi smetterà di venire.
Ma in effetti non gli pare di averlo fatto. Ricorda di aver sorriso, invece, perché il sorriso di Luca è così bello, con quelle labbra sottili e le sue leggere zampe di gallina. Ma si sentiva già strano. Improvvisamente sente sopraggiungere un conato e, senza resistere, vomita tutto a terra.

In qualche modo gli ha fatto bene, ora si sente più lucido. Riesce a ricordare. Quando lui ha starnutito, Luca si è ricordato di aver portato un cappotto per lui. Sembra strano, ancora più del bagnoschiuma; questa è il tipo di premura che nessuno ha mai per lui. È successo veramente? Sì, di questo è sicuro.

“Sei pallido, ti senti bene? Hai gli occhi lucidi”, gli ha detto Luca, infilandogli il cappotto. Le sue mani forti gli hanno sfiorato delicatamente le spalle. Eddie ha guardato Luca dritto in faccia. Un brivido di freddo lo ha attraversato. A quel punto Luca gli ha messo una mano sulla pancia e con l'altra l'ha stretto a sé. Eddie si è spaventato perché Luca non l'aveva mai toccato così, è stata la prima volta che si è concesso quella confidenza.

Ma vedendo che Luca non intendeva fargli del male, Eddie si è rilassato. “Sto bene”, ha mentito e gli ha appoggiato la testa sulla spalla e sul petto largo e morbido di Luca. Ha percepito di nuovo il suo odore. Eddie si sente di nuovo mancare la lucidità. Che è successo dopo?

Ormai però non è più in grado di distinguere realtà e fantasia. “Hai degli occhi bellissimi”. Forse in un bel sogno Luca gliel'ha detto. Le sue labbra erano due centimetri sotto l'orecchio di un Eddie febbricitante. Un brivido caldo e viscerale lo scuote, ormai non sa più se nel ricordo o nella realtà. In una vita precedente, quando era bambino, glielo dicevano tutti. Da tantissimo tempo non ha sentito quella frase.

Luca gli accarezza la pancia. “Ho qualche lira da parte. Se per te va bene e tutto procede secondo i piani, la prossima volta io e te scopiamo”. Quella frase deve averla detta sul serio. Eddie chiude gli occhi. Il freddo lo sta congelando. Il cappotto, gli occhi bellissimi, le sue labbra così vicine, il suo tocco caldo. “Io e te scopiamo”.

No, loro due non scoperanno mai. Luca si prenderà il suo culo e gli darà in cambio “un po' di lire”. Eddie non avrà mai il diritto di dirgli di no e nemmeno di volere qualcosa. Si sente come un cagnolino a cui si fanno le carezze e si dà da mangiare purché obbedisca senza fiatare. Ecco perché Luca gli offre il cappotto e gli chiede se sta bene, non vuole trascurare il suo animaletto.

Eddie sente una forte tensione nel collo e un conato di vomito che parte dalla bocca dello stomaco. E non è la febbre a fargli quell'effetto. Si rivede sorridere falsamente, scendere dalla macchina di Luca, prendere i soldi provando lo stesso senso di nausea. Si vede sfilarsi il cappotto e restituirglielo, sempre fingendo buon umore. “No, tienilo”, ha sentito dire Luca, ma già stava scuotendo la testa. “No, grazie”.

Luca lo ha guardato negli occhi con intensità, cercando di leggere la sua espressione. È passato qualche secondo e lo sguardo di Luca bruciava nei suoi occhi, tanto che Eddie ha provato la paura irrazionale che qualcuno si accorgesse di qualcosa. Quando alla fine ha annuito dal suo posto di guida, Eddie ha colto nella sua espressione una delusione, una disillusione e una solitudine inconsolabili, uno sguardo sul suo essere interiore, tanto che il ragazzo avrebbe voluto dire qualcosa, ma prima che potesse farlo la macchina è ripartita. Luca lo ha salutato con un solo cenno del capo.

Forse non tornerà, si dice Eddie, sempre rannicchiato in posizione fetale. È meglio così. Non gli piacciono i rapporti ambigui, lo mettono a disagio.

Storia di un amore squallidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora