Capitolo 30 - Imbarazzo

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Roma, Sabato 15 Gennaio 2000

Sono le sei quando Luca torna a casa dal lavoro. Quando alla fine riesce a trovare le chiavi della porta di casa sua e può entrare, lasciandosi alle spalle l'oscurità della sera e il freddo pungente del pianerottolo, una sensazione di benessere lo invade. Il suo monolocale ben illuminato non gli sembra più tanto anonimo. In fondo quella è la sua casetta.

Il divanetto di stoffa un po' lisa, sul quale si stende fra cuscini e coperte, gli riserva un'accoglienza familiare. Si siede sulle sue mani per riscaldarle. I piedi che gli dolevano per le lunghe ore passate in piedi trovano pace quando si toglie le scarpe. È difficile immaginare per lui una condizione più beata.

"Manca solo Eddie", si ritrova a pensare. La fugace riflessione basta ad infrangere la sottile patina di felicità di quel momento. 
Non che sia arrabbiato con il ragazzo perché si è rifiutato di venire a casa sua. E non vuole nemmeno smettere di pensare a Eddie, sebbene in questo modo si renda infelice. 

Dove sarà adesso, con quel freddo? Si starà prendendo un accidente. Oppure sarà in una macchina, in mezzo alle gambe di qualche cliente. Deve essere così, dal momento che ha detto che gli affari vanno meglio e che non avrebbe tempo di passare a casa sua. Ecco, è quel pensiero che Luca preferirebbe eliminare

È ridicolo che sia geloso, eppure non può farne a meno. Per distrarsi accende la televisione. Finisce su un canale che trasmette un vecchio giallo e decide che può andare bene. D'altronde fra un paio d'ore dovrà uscire di nuovo.

Quella sera deve andare al Bubbles, l'unico pub della zona, se non si considerano un paio di bettole sporche e sempre deserte lungo lo stradone che conduce al Grande Raccordo Anulare. Luca è contento di andarci: il barista gli è amico e con i suoi colleghi e le loro famiglie non sarà un brutto sabato sera. Potrà ascoltare le chiacchiere evitando di parlare, in mezzo a quel manipolo di gente.

Tuttavia preferirebbe passarlo a casa per terminare Ragione e sentimento, e magari  per mettere da parte i soldi per poter vedere Eddie una volta in più.

Si accorge che sta dedicando poca attenzione alla trama del film. Spegne e si trova di nuovo a fissare lo schermo nero, incapace di decidere come impiegare il tempo che manca all'appuntamento. È davvero molto stanco.

Accende la lampada e recupera il libro dal tavolino. Si accorge che mancano appena cinque pagine. Non può più succedere nulla che riabiliti il finale ai suoi occhi. Lascia correre lo sguardo sulle parole, distratto. Arriva all'ultima pagina: la sua Marianne ha dunque sposato senza rimedio quel carciofo. Deluso, si mette a leggiucchiare la biografia dell'autrice fino a quando il sonno non cala sui suoi occhi.

Quando viene risvegliato non ha idea di cosa stesse sognando ma sa, dalle sensazioni che gli ha trasmesso il suo inconscio, che non doveva essere un bel sogno. Non si sente spaventato come se avesse fatto un incubo: è solo frustrato. Forse il sogno riguardava il finale del libro.

 Il campanello suona e Luca si accorge che deve essere stato quel rumore a ridestarlo.

Senza rifletterci si precipita verso la porta. Non sa quanto tempo sia passato, teme di aver fatto molto tardi alla cena e che qualcuno, preoccupato, lo sia venuto a cercare a casa.

È molto buio fuori, potrebbero tranquillamente essere le dieci. Ma una rapida occhiata all'orologio sopra al divano sembra smentirlo: sono appena le sette e mezzo. A quel punto Luca ha già aperto in fretta la porta e si rende conto troppo tardi che avrebbe fatto bene a controllare dallo spioncino.

"Ciao Luca, scusami il disturbo. Mi manca il sale e ho pensato che potessi prestarmelo."

L'uomo rimane impietrito davanti alla figura longilinea e di Anna che con timidezza si torce le mani. Chi assistesse a quella scena dall'esterno coglierebbe l'imbarazzo a cento metri di distanza.

Qualcosa è cambiato: la ragazza A Luca non sembra essere sciolta come al solito. Che abbia capito di non interessargli e sia venuta davvero solo a chiedergli il sale?

"Oh, ciao Anna. Certo, il sale." Luca si muove verso la cucina.

Accorgendosi di aver lasciato l'entrata senza protezione e un'imbarazzata Anna sul pianerottolo, non può fare a meno che aggiungere: "Ma prego, accomodati." Spera con tutto se stesso che la ragazza rifiuti, prenda il sale e se ne vada.

"Bene allora", Anna non se lo fa ripetere due volte ed entra. Si guarda intorno con circospezione.

Luca controlla i movimenti della donna con la coda dell'occhio, mentre recuperato l'ingrediente dalla credenza. Si accinge a porgerglielo, ma vede la ragazza fare un passo avanti verso il tavolinetto su cui ha lasciato il libro.

Prega con tutto il cuore che lei non si accorga dell'oggetto. Pensa ad un modo per distrarla, ma è troppo tardi. Anna si è chinata appena in avanti per accertarsi di quale fosse il titolo e poi si è voltata verso di lui con un'espressione trionfante che non lascia presagire nulla di buono.

"Ehi, ma questo è il mio libro! Lo hai letto?", chiede con un entusiasmo eccessivo.

A Luca sembrerebbe ineducato negare e comunque deve restituirglielo. Annuisce

"Puoi riaverlo. Grazie", esita un attimo, "per avermelo prestato".

"Ma allora ti è piaciuto!", esclama lei. Sembra aver riacquisito sicurezza e la cosa spaventa l'uomo, che si mette subito sulla difensiva.

"In realtà non molto, mi dispiace", mente senza pensarci Luca. O forse quella è la verità.

"Però lo hai letto tutto", ribatte Anna, sempre sorridente. Non si è lasciata ingannare.

"Beh, non è male. Ma il finale..." Luca si blocca. L'ultima cosa che vorrebbe è mettersi a discutere delle scelte sentimentali delle protagoniste con Anna. "Troppo pieno di romanticherie", bofonchia brusco, come avrebbe fatto un lettore che non ci ha capito niente.

"Nel finale? E in tutto del resto del libro no?", ironizza Anna.

L'uomo deve ammettere che quella ragazza intraprendente e autoironica ha il suo fascino.

"In effetti", Luca non trova nulla di meglio da ribattere. Sorride, imbarazzato.

"E comunque mi pare che il romanticismo non sia proprio il tema centrale della storia, anzi. Le romanticherie sono lasciate alle giovani ingenue. Noi, da adulti, possiamo apprezzare il realismo di Elinor, no?"

È incredibile come una professoressa rimanga sempre tale, anche fuori dalle aule delle scuole.

"Forse", si limita a dire Luca, che si vorrebbe dissentire da questa affermazione. Ma ha urgenza di chiudere la conversazione.

"Beh", Anna prende il libro e lo infila nella borsa, continuando a frugarci dentro in cerca di qualcosa, "avevo pensato che potevi averlo finito, quindi te ne ho portato un altro."

Nella mano sinistra di Luca, che nella destra ancora tiene la saliera, compare come dal nulla un secondo volume. Dà un'occhiata al titolo, piuttosto criptico: c'è scritto solo Carmi, seguito dal nome dell'autore, Gaio Valerio Catullo. Questa deve essere una delle cose che Anna insegna al liceo classico.

"Che cosa...?"
"È un libro di poesie. Meno impegnativo, ma comunque molto stimolante."
"Stai cercando di acculturarmi?", ridacchia Luca, sollevato dalla scolasticità del nuovo libro.

"Oh no", il tono allusivo di Anna e il suo sguardo furbo tornano ad insospettirlo. Ma la ragazza non aggiunge niente e si dirige verso la porta stringendo tra le mani il sale.

"Beh, fra poco vengo a riportartelo", dice, quando il padrone di casa l'ha riaccompagnata all'uscio.

"Oh no, io sto per uscire, tienilo pure", la rassicura Luca.

"Che fai, di bello?", si interessa Anna.


"Vado al pub con degli amici", la liquida lui, pregando che non abbia la faccia tosta di autoinvitarsi.

"In questo caso ci vediamo. E magari la prossima volta ci andiamo io e te, al pub."

E, senza che Luca possa fare nulla per fermarla, la ragazza gli schiocca un bacio a fior di labbra che lo lascia intontito per qualche secondo. Quel tempo basta a lei per dileguarsi e sparire su per le scale.

Storia di un amore squallidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora