Capitolo 23 - L'ultima notte al mondo

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Roma, Venerdì 31 Dicembre 1999

Eddie sa che la notte è gelida lì fuori e di norma approfitterebbe del viaggio che lo porta dalla casa al capannone per dormicchiare in un cantuccio, cullato dal rumore delle chiacchiere e degli scherzi degli altri.

Ma quella notte non riesce a chiudere occhio non vede l'ora che il furgone si fermi e lo scarichi sul ciglio della strada.

La prima ragione è che il clima nel retro del veicolo è teso, stranamente conforme a quello di tutto il resto del mondo. Vai a capire come, nonostante nella casa i giornali siano proibiti e la televisione trasmetta solo vecchi film in videocassetta, qualcuno è comunque venuto a sapere del Millennium Bug. Eddie lo troverebbe divertente, se non fosse anche lui un po' contagiato da quel clima di ansia generale che fa vacillare le sue certezze razionali.

E poi Luca ha promesso che verrà a prenderlo prima della Mezzanotte. La notte di Capodanno è sempre stata per lui una normale notte di lavoro, al contrario della Vigilia di Natale. Non riesce a ricordare da quanto tempo non presta attenzione ai festeggiamenti che sembrano raggiungere ogni angolo del paese a parte la loro triste prigione.

Ma Luca ha detto che vuole passare quella sera, l'ultima del millennio e la prima del nuovo, con lui: un'affermazione che da adolescente innamorato lo avrebbe fatto impazzire, ma che pure adesso gli pare abbia un certo valore. A volte, quando si trova con Luca, avverte una dolcezza febbrile che lo trascina indietro nel tempo attraverso gli anni di umiliazione, dolore e paura fino ai primi, candidi amori. Non vede l'ora di vederlo.

"Allora, ti fa ancora tanto male?" Federico, con un sorriso di scherno stampato in volto, lo sta osservando.

Eddie sa che è un brav'uomo, ma non riesce a tollerare il suo forzato sarcasmo e la sua macabra ironia. Anche se si rende conto che deve essere stata quella capacità di sdrammatizzare a salvarlo dalla pazzia, non può sopportare che alluda allo scambio avvenuto pochi giorni prima; ha sentito Jacky piangere a bassa voce nel suo letto per tutta la settimana precedente.

Decide di fare buon viso a cattivo gioco e sorride di rimando all'uomo. "Ci va giù pesante il dottore, ma mi aspettavo di peggio", commenta, facendo sfoggio di tranquillità. Sente ancora bruciargli i polsi che il tipo ha tenuto incatenati per quasi tutto il tempo.

 "Ti vedo distratto, stasera, a che pensi?" Federico si sistema in una posizione più comoda, pronto ad ascoltare. Ha un'aria inquisitoria.

Eddie si sente come sorpreso con le mani nel sacco. "A nulla in particolare", risponde indifferente, cercando di rimanere sul vago.

Federico lo studia per qualche secondo, poi sul suo volto appare un'espressione di disprezzo e commiserazione. "C'è uno, vero?"

"In che senso?"

"Hai capito benissimo, Eddie." L'uomo si lascia scappare un sospiro. È annoiato: non tiene più il conto del numero di volte in cui ha dovuto fare a qualcuno quel discorso. "Fammi il piacere, sei vecchio e messo abbastanza male. So che ti sei trovato un cliente fisso in più, in questo periodo. Non so che tipo sia ma immagino che non debba picchiarti e non debba avere nemmeno duecento anni, se non ti dispiace andarci a letto."

 Eddie ha già capito dove Federico vuole andare a parare ed eviterebbe volentieri di ascoltare il seguito.

"Non è il principe azzurro, Edoardo. Nessuno ti tirerà fuori di qui. Non farti illusioni."

 Il ragazzo non può che essere infastidito da questo commento: non è vero che si è fatto illusioni.

"Federico, l'hai detto tu che sono vecchio. Non ho bisogno di questi avvertimenti. Lasciami solo essere sollevato perché non passerò la nottata in compagnia di un pezzo di merda che mi prende a bastonate." Sa che è un'allusione che potrebbe infastidire Federico, visto che ha imparato che quella è una pratica che il dottore adora.

Storia di un amore squallidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora