Capitolo 47 - La storia di Eddie

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Roma, Giovedì 4 Maggio 2000

"Stai bene?", chiede subito Luca, non appena Eddie sale in macchina, senza nemmeno salutarlo. Dal tono della sua voce si intuisce la tensione che gli irrigidisce le spalle e la schiena. Lancia un'occhiata verso il capannone e quasi trasale nello scorgere la figura di Sam che di staglia davanti alla porta.

Eddie non può non accorgersene. Gli appoggia una mano sulla coscia, per calmarlo. "Ehi," dice sottovoce, "calmati. Adesso vai." Prova ad accennare un sorriso rassicurante che però non gli illumina gli occhi.

"Stai bene?", ripete Luca, dopo aver messo in moto, come se l'ansia gli avesse fatto dimenticare di aver già posto la domanda.

"Come al solito", risponde Eddie, pesando le parole. L'uomo quella sera sembra già sull'orlo di una crisi di nervi. 

"Come al solito?", gli fa eco Luca, per niente rassicurato.

Eddie non sa che ribattere. Passa le dita nervose sul bordo inferiore del finestrino.

"Ti hanno fatto del male?" Luca guarda fisso davanti a sé, gli occhi sbarrati. Le braccia afferrano il volante con una presa così rigida che il ragazzo teme non sia più in grado di girarle.

Edoardo cerca di essere cauto. "Non più del solito".

"Non più del solito", si ripete Luca, come per cercare di comprendere il significato di quelle parole. Ferma la macchina dietro l'arbusto nel loro spiazzo.
Si volta verso di Eddie, ma non riesce a dire niente.

Le loro mani si cercano.

"Ehi", dice il ragazzo, scuotendolo con tenerezza, "non ti ho mai visto così."

"Edoardo", lo chiama Luca, poi fa una pausa perché la voce gli di incrina. Sembra stanchissimo"Ti ho pensato. Ti ho pensato tutto il tempo. A te, a Marco, a quello che potevano farti..." Luca si interrompe.

Eddie si rende conto che non deve aver dormito una singola notte da quando si sono lasciati. Gli appoggia una mano sulla guancia e col pollice passa il contorno della sua occhiaia.

Luca appoggia entrambe le mani sulle sue e respira forte per sentire il suo odore, come per controllare che sia davvero lui, che il suo sangue scorra ancora nelle vene e che riscaldi la sua pelle. Come per sincerarsi che sia ancora vivo. Persino il ragazzo lo capisce, e il suo stomaco si chiude.

"Non dovevi mandarmi via. Abbiamo rischiato grosso." Quando alla fine Luca parla, sembra sul punto di scoppiare. Ha il respiro affannato. 

"Non potevi rimanere. Si stava facendo tardi, non possiamo permetterci di insospettire Sam", replica, misurato, Eddie. Non può permettersi di mostrare ancora un comportamento irrazionale come quello della settimana precedente.

"A che serve provare a non insospettirlo? Eddie, poteva... poteva ammazzarti in qualsiasi momento." Deglutisce e stringe le mani del ragazzo con un gesto compulsivo. "Noi dobbiamo scappare!"

"Non possiamo, Luca, non possiamo, te l'ho spiegato. Sam fa fuori Giacomo, se provo a scappare", ripete il ragazzo. Adesso è lui a sentirsi stanco.

"Ma così farà fuori te!", urla Luca, lasciando andare la mano di Eddie e voltandosi. Il ragazzo si rende conto che sta cercando di nascondergli le lacrime.

"Luca", prova a chiamarlo. Gli appoggia una mano sulla spalla.

Ma l'uomo si volta di nuovo, di scatto. Stavolta ha un'espressione più decisa, digrigna i denti.
"Devi venire via con me, stanotte. Non posso sopportare di saperti in mano a quelli là, non posso."

Storia di un amore squallidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora