Capitolo 50 - Cattive compagnie

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Roma, Giovedì 11 Maggio 2000

"E così sei impegnato, eh?", chiede Ernesto, la mano appoggiata sul tavolo di legno un po' rigato del bar. Ernesto è il nome del geometra che lo ha invitato ad unirsi alla compagnia.
Luca annuisce, la mente ottenebrata dall'alcol. Non può dire di essere ubriaco ma non si sente del tutto lucido.


"È davvero un peccato", ride Ernesto. Sembra rilassato. Luca accenna un mezzo sorriso compiaciuto che nella penombra a mala pena si scorge.


"Aspetta," sogghigna uno degli altri due uomini, di cui Luca ha dimenticato il nome, "non starai mica ancora con la maestrina, vero? Sai, perché qua non ci puoi stare se non sei dell'altra sponda." Tutti scoppiano a ridere.


Sono finiti in un locale gay. Sono d'altra parte della città. Nella saletta interna la luce del sole non arriva, ma una lampada gialla permette di vedere loro quel tanto per portare gli alcolici alla bocca.


"No," dice Luca troppo serio. Gli sembra di essere sul punto di riemergere dallo stato di torpore nel quale è sprofondato. "Sto con un bellissimo ragazzo." Quel pensiero quasi lo commuove. Eddie!, pensa d'improvviso. La sua figura gli lampeggia davanti ai suoi occhi per qualche secondo. Lancia uno sguardo distratto all'orologio e rimane stupito: sono le dieci di sera, il ragazzo sarà già al suo posto.


"Anzi", dice Luca tirandosi in piedi, "Devo proprio andare da lui adesso." Ha un gran mal di testa.


"Oh, avanti!", esclama Ernesto, tirandolo per un braccio per farlo sedere di nuovo. "Scommetto che questo tipo non esiste! Puoi dirlo che non vuoi venire al letto con me, mica mi offendo", replica l'uomo, troppo ubriaco per rendersi conto di risultare sconveniente.


Luca invece è ancora troppo in sé per non esserne imbarazzato.


"Certo che esiste", ripete. "E devo andare da lui." Fa per alzarsi ma Ernesto lo blocca.


"Avanti! Rimani con noi!"


"Piuttosto", attacca l'altro geometra,  "com'è che se stai con un ragazzo te la facevi con la maestrina? Cos'è? Avete una relazione aperta?" Ma perché quelle persone sanno tutto della sua storia con Anna? Sono così interessati a lui? Oppure al cantiere era facile avere notizie sugli altri,


"No, è che...", cerca di spiegarsi Luca, ma non trova le parole. D'altronde non capisce perché si stia preoccupando di spiegare la situazione a quei perfetti sconosciuti.
"Se permettete non sono affari vostri. Io devo andare", termina piccato. Di nuovo prova ad alzarsi. Gli gira la testa.


"Ma finiscila! Dove vuoi andare senza auto?", lo riprende il terzo uomo, il cui nome deve essere Giorgio, o forse Giuseppe.


"Prenderò un autobus."


"Da qui fino a casa tua? A quest'ora?", ribatte beffardo il tipo, "Ci vorranno due ore. Fidati, rimani con noi, tanto", e fa una pausa, lanciando uno sguardo di sottecchi agli amici, che rispondoni con una risata, "tanto ce ne stiamo per andare."


Luca, che comincia ad essere infastidito da quella compagnia, si volta verso Ernesto in cerca di risposte. Quello ridacchia.


"Vedrai, Luca, fidanzato o no, stanotte ti divertirai. Come facevi ai vecchi tempi, da single." Luca non riesce a cogliere quell'allusione, ma desiste dall'idea di prendere l'autobus: andrà da Eddie dopo che lo avranno riaccompagnato a casa.


Pochi minuti dopo Luca siede sul sedile posteriore della macchina. "Dove stiamo andando?", prova a chiedere, ma non riceve altra risposta che qualche commento vago e qualche risatina.

Un silenzio misterioso e poco promettente è caduto sulla compagnia. Perché Luca ha accettato di venire con loro? Se ripensa a tutto ciò che è successo in quella giornata gli sembra di stare sognando. Non ha più un lavoro, è possibile? Ma l'uomo non riesce a concentrarsi sui suoi problemi: si sente così stanco! Vorrebbe solo dormire, è dal giorno prima che non si butta sul letto. Le palpebre gli cadono senza che se ne accorga e scivola in un sonno profondo nella macchina di quello sconosciuto.

Storia di un amore squallidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora