15º capitolo

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Lui è quello che deve sposare un'altra ragazza e io dovrei dargli spiegazioni su chi sento? Sta scherzando?

Sono uscita a fare una passeggiata... sinceramente sono un po' stanca di stare chiusa in questa proprietà, oltre che cucinare non faccio, e poi sono sempre le stesse persone con cui parlo... vorrei uscire anche solo per fare un giro, non dico molto, perché mi sento come un leone in gabbia.

Ieri sera ho discusso con Konstantin... a me non dà fastidio che voglia sapere le mie cose, mi fa piacere sapere che è geloso, quello che mi da fastidio è il modo in cui mi parla. Chiedermi in quel modo chi mi stesse scrivendo l'ho trovato troppo... e poi i suoi amici e Irina che ridevano per prenderlo in giro mi hanno messa parecchio a disagio. Stamattina, quindi, ho preparato la colazione e poi sono uscita a passeggiare, non volevo stare in cucina ad aspettare che lui venisse a cercarmi... anche se prima o poi ci incroceremo... più prima che poi.

«Ciao!» sorrido a Ivan, che corre verso di me sorridente e appoggia la mano sul mio braccio.

«Ei.» gli sorrido.

«Come stai? Non ci vediamo da quando quella sera il signor Grubov ci ha interrotti.» è gentile a chiedermi come sto.

Sono già uscita con un ragazzo senza sapere che fosse già impegnato, voglio evitare di commettere di nuovo lo stesso errore, e poi non credo che sia già ora di uscire con qualcun altro... non era il momento giusto nemmeno quando sono uscita con Konstantin, ma l'ho fatto comunque, e ora non posso rifarlo, quindi è meglio che io sia sincera con lui.

«Sto bene, grazie, tu come stai?» gli chiedo.

«Bene, anzi, benissimo. Il signor Grubov poco fa mi ha avvisato che mi trasferiscono a lavorare da un loro cugino, che abita a pochi kilometri dalla mia famiglia, quindi finalmente potrò vederli e stare con loro.» mi racconta.

Non so se essere felice per lui, visto che sta praticamente per tornare dalla sua famiglia, oppure se essere furiosa con Konstantin che ha fatto arrivare fino a qui la sua gelosia: lo trasferisce lontano da qui per evitare che mi chieda di nuovo di uscire e che io ci esca. Assurdo.

Ivan era l'unica persona che mi si è avvicinato e mi ha chiesto di uscire, non sembrava che avesse cattive intenzioni, ma credo che se mi fossi fidata di lui come amico sarebbe stato bello avere qualcuno qui con cui parlare, invece ora sta per andarsene e un po' mi dispiace, perché anche se non saremmo usciti insieme sarebbe stato bello vederlo almeno qui intorno.

Tira fuori dalla tasca un foglietto e me lo passa, lo prendo vedendo che si tratta di un numero... il suo.

«Se non ti avessi visto te l'avrei fatto avere in qualche modo... mi ha fatto piacere conoscerti, scrivimi, almeno quando sono da queste parti ci possiamo vedere per un caffè.» annuisco, è davvero gentile: «Torno al mio posto, stammi bene.»

«Anche tu... buona fortuna.» lo guardo correre via e fisso il foglietto che mi ha dato.

Avrebbe anche potuto andarsene senza dirmelo, invece mi è venuto a salutare e mi avrebbe comunque lasciato il suo numero, odio ammetterlo, ma forse io non avrei fatto lo stesso con lui... non si saprà mai.

Metto in tasca il bigliettino e mi dirigo velocemente verso la casa: ora Konstantin mi sentirà! Entro velocemente in casa e raggiungo il posto in cui stanno facendo colazione lui, Irina, Alexander e Yuri, mi fermo accanto a lui e lo guardo male, lui si volta a guardarmi sorpreso dal modo in cui sono arrivato e forse sorpreso anche dal fatto che non ho salutato.

«Mi spieghi qual è il tuo problema? Ti ho promesso che non ci sarei uscita, quindi perché hai dovuto trasferirlo?» gli chiedo, fregandomene del fatto che non lo sto rispettando come faccio sempre davanti agli altri.

«Di cosa parli?» mi chiede mentre si mette a bere come se nulla fosse.

Che nervoso.

Quindi, d'ora in poi, allontanerà in questo mondo tutti i ragazzi che mi si avvicineranno solo perché lui non vuole che io ci esca? E non ci pensa a quello che voglio io?

«Ivan. L'hai trasferito. È da pazzi, lo sai?»

«Mi stai dando di pazzo?» mi chiede girandosi e alzando lo sguardo su di me.

«Il pazzo sono io.» davanti alla porta c'è il padre di Konstantin e Irina, abbasso lo sguardo sul figlio che mi guarda male e mi ricompongo: «Chiedeva da molto il trasferimento vicino alla sua famiglia e ho deciso di accontentarlo. Non è giusto tenerli lontani.»

Oh mio Dio...

Ivan diceva "signor Grubov", ho pensato subito a Konstantin, non ho minimamente preso in considerazione suo padre, ma a quanto pare si sbagliava.

«Mi s-scusi, io... non era quello che intendevo. Mi dispiace.» sussurro, mentre si avvicina a Irina, stampandole un bacio tra i capelli, e poi si siede accanto a lei.

«Nessun problema. Adesso, vogliamo parlare di cose serie?» faccio per andare via, visto che devono parlare di cose importanti: «No, resta pure qua. Siediti.»

Guardo Konstantin aspettando che dica qualcosa, ma mi fa segno di andare a sedermi a capotavola, dall'altra parte rispetto a lui, per cui ci vado a testa bassa, trovandomi tra Yuri e il signor Grubov... il vero signor Grubov.

«Dunque, visto che mia figlia tiene molto a te e tu verrai a vivere da me con lei, ho pensato di non farti fare la cameriera come ti avevo detto.» dice sorridente.

«Cosa? Vai da lui?» mi chiede Konstantin con gli occhi lucidi.

Probabilmente avrei dovuto dirglielo, ma pensavo che lo avessero già avvertito Irina o suo padre, invece mi sbagliavo.

Sembra ferito da questo, vederlo così ferisce anche me, non la credevo una cosa possibile.

«Mia figlia non può essere amica di una semplice cameriera, quindi tu diventerai una sua lontana cugina che viveva in Italia fino a poco tempo fa e, se lo vorrai, potrai prendere in sposo qualcuno.»

È uno scherzo?

A quanto pare quest'uomo sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa pur di rendere felice la figlia, che, a parer mio, ne ha passate abbastanza, ma ciò che mi sta proponendo è assurdo... dovrei aspettare che lui o qualcun altro mi dicano chi sposare, con chi passare il resto della mia vita, potrebbe capitare quello che è successo a Irina e al suo promesso sposo, oppure andarmi male come a Konstantin...

«I tuoi genitori hanno accettato di concederti in sposa a qualcuno, in cambio hanno voluto dei soldi... un po' troppi, a parer mio, ma li ho accontentati, e che tu non torni a casa.»

«Lei ha parlato con i miei genitori?» gli chiedo sorpresa.

Io non ho idea di chi sia mio padre e di dove trovarlo, mentre lui in pochi giorni è riuscito a parlarci, mentre mia madre... sto cercando di contattarla da quando sono arrivata in Russia, senza però riuscirci.

«Non io, ma delle persone di cui mi fido. Non è molto carino quello che so... tuo padre vive in una topaia piena di muffa e beve, tua madre fuma molto, il tuo patrigno non è molto ospitale.» me ne parla come se nulla fosse.

Una lacrima mi riga il viso e lo continuo a guardare senza riuscire a guardare gli altri, non avrei voluto che sentissero parlare in questo modo della mia famiglia...

Sapere che i miei genitori hanno accettato e che non vogliono più vedermi mi spezza il cuore... anche se sapevo che un giorno sarebbe successo, è comunque molto triste e patetico da parte loro. Non so nemmeno se pensare che le azioni del signor Grubov siano positive o negative... non ci sto più capendo niente.

«Se domani venite entrambe da me possiamo parlarne meglio.» insiste l'uomo.

Tutti iniziano a parlare in russo, ma naturalmente non capisco niente di quello che stanno dicendo, e forse è meglio così. Mi alzo, stringo le mani in due pugni per evitare che qualcuno noti che sto tremando, e mi contengo dallo scoppiare a piangere qui, davanti a tutti.

«Signor Grubov, se non avete bisogno di altro io andrei nella mia stanza.» dico a Konstantin, che sembra rimasto più male anche di più da tutta questa storia.

Senza aspettare una sua risposta mi incammino verso le scale e inizio a piangere silenziosamente, non potendo credere a ciò che è appena successo.

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