32º capitolo

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Fisso quest'anello meraviglioso chiedendomi cosa fare, cosa dire... è tutto così complicato, fin troppo per me. Parlare con Pavel mi ha aiutata, sono felice che sia stato sincero con me, ma resta il fatto che devo prendere una decisione e non posso rimandare la mia scelta per sempre, perché so che Konstantin, prima o poi, più prima che poi, vorrà saperlo. Qualcuno si schiarisce la voce, mi giro vedendo lui, che mi guarda e poi guarda la scatolina che ho tra le mani, per poi riportare lo sguardo su di me.

«Ho saputo da guardie che Pavel è stato qui.» mi dice mettendosi con le braccia conserte, cosa che fa risaltare ancora di più i muscoli sulle sue braccia.

«È mio amico.» sussurro chiudendo la scatoletta dell'anello e appoggiandola sul tavolo.

Oggi ho anche scoperto che il padre adottivo di Pavel è il capitano, proprio l'uomo che sono abituata a vedere da quando sono qui, che pensa sempre alla mia sicurezza. È stato felice di sapere che io e Pavel siamo amici, più o meno, anche se suo figlio mi ha tradotto, controvoglia, ciò che suo padre ha detto: non deve prendermi in giro, altrimenti saranno guai. Mi hanno invitato da loro, qualche volta, e Pavel, prima di andarsene, mi ha fatto promettere che non farò parola con suo padre, per ora, del fatto che lui stia con Svetlana, perché non ne sarebbe per nulla felice, visto che lei era la promessa sposa del suo capo e che non gli sta molto simpatica...

«Sei amica di guardie, amica di mia ex fidanzata, di suo fidanzato... sai che non sono veri amici questi?» mi chiede.

Non credo che ciò che ha appena detto sia da prendere come un "non devi essere loro amica, soprattutto degli altri ragazzi" come quello che voleva Tommaso, ma più un "stai attenta e non fidarti di tutti perché io li conosco meglio di te e so che le cose potrebbero cambiare da un momento all'altro"... so quello che faccio, però, e non deve preoccuparsi.

«Cosa ha detto? Che sono stronzo e non mi devi sposare?» mi chiede alzando la voce, scuoto la testa.

«Che mi ami e non ti ha mai visto guardare un'altra ragazza come guardi me.» sussurro.

«E allora perché non riesci a guardarmi in occhi?» la sua voce è più calma, e poco dopo viene di fronte a me, appoggia le dita sotto al mio mento e mi alza dolcemente la testa, facendo incontrare subito i nostri sguardi.

Ogni volta che siamo vicini mi batte forte il cuore, ho le farfalle nello stomaco come non mi succedeva da tantissimo tempo, e non faccio altro che perdermi nei suoi bellissimi occhi in cui ci vedo il mio, il nostro futuro.

«Perché devi sposarti per forza subito?» gli chiedo.

I suoi occhi mi scrutano, sospira e sposta la sua mano passandosela tra i capelli come se fosse nervoso, ma ogni volta che lo guardo, così come in questo momento, non posso fare a meno di pensare che sia così bello. Per me non è solo il ragazzo più bello della Russia, è anche il ragazzo più bello del mondo, ed è il mio ragazzo, forse il mio futuro marito... colui con cui passerò il resto della mia vita.

«Sono regole, Greta. Perché non capisci? Non è vita normale la mia.»

Quindi perché dovrei trasformare in "anormale" anche la mia vita per seguire le sue regole?

«Io capisco, solo che... ho paura.» gli confesso.

Sua madre è stata uccisa dalla sua famiglia perché voleva solo essere felice accanto ad un uomo che la amasse davvero. Sua madre. Una donna, una madre. La sua stessa famiglia l'ha ammazzata, togliendo a due poveri bambini la possibilità di averla accanto in ogni momento, brutto o bello che sia. Tutte al mio posto avrebbero paura, beh, tutte le ragazze innocenti come me, poi ci sono quelle che non si sarebbero fatte problemi ad accettare subito e ad iniziare questa vita insieme a lui.

«Ho già detto che terrò a sicuro. Sarai donna più a sicuro di mondo.» sbotta, io sospiro e lui prende il mio viso tra le sue mani guardandomi dritto negli occhi: «Ci sposeremo, avremo bambini e saremo famiglia felice. Terrò lavoro fuori da nostra casa e ti prometto che renderò felice. Io ti amo, e so che tu vuoi sposarmi, perché anche tu ami me, vero?» ascolto ogni singola parola attentamente, annuisco.

Non riesco a dire niente, lui ha ragione, e mi fido quando dice che andrà tutto bene, che mi proteggerà, che saremo felici... io ci credo, ma... non lo so. Mi conosce, e quando capisce che non riesco a parlare, afferra la scatoletta e la fissa per un po', non so che intenzioni abbia. Nel momento in cui si inginocchia davanti a me spalanco gli occhi e metto la mano davanti alla bocca, sorpresa.

Che sta facendo?

Aveva promesso di lasciarmi del tempo per pensare a questa storia, ma non è quello che sta facendo. Poche ore fa mi ha proposto come se nulla fosse di sposarlo e ora sta per fare la proposta, la vera proposta.

«Non sono bravo con cose così, ma ho voluto che fosse vera proposta per farti capire che io voglio davvero. Sei arrivato in improvviso in mia vita e hai stravolto tutto. Sei diversa da tutte altre ragazze che ho conosciuto e per questo non ho voluto rinunciare a te. Non voglio rinunciare a te. So che tutto questo spaventa, perché spaventa un po' anche io, infatti non sei sola e non voglio obbligarti, ma non voglio nemmeno lasciarti. Io voglio renderti felice e voglio sposarti perché ti amo. È frase strana sentita da me, Konstantin Grubov, ma è verità, e voglio chiederti in mia lingua: vy khotite byt' moyey zhenoy, gospozha Grubova?»

Vuoi diventare mia moglie, signora Grubov?

Mi rendo conto solo ora che sto piangendo. È stato davvero tenero e le sue parole mi stanno facendo riflettere.

Che cosa ho da perdere?

Ho gli occhi solo su di lui e mi sta sorridendo, mi sta mettendo a mio agio e lo apprezzo.

L'unico modo di rispondergli è farlo con l'unica parola russa che ho sempre saputo senza che me la insegnasse lui, ed è la parola giusta.

«Da.» gli rispondo sorridente.

Lui mi guarda con stupore: mi ha chiesto in russo se lo voglio sposare e io gli ho risposto in russo che sì, lo voglio sposare. Qualche secondo dopo, ancora incredulo, mi mette l'anello al dito. Lo stesso anello che ho fissato per un giorno intero e che finalmente ho al dito. Si alza e mi abbraccia dandomi un bel bacio. Si vede che è felice e sono felice di sapere che il motivo della sua felicità sono io, soltanto io.

Ancora sono un po' titubante, ma come ha detto lui non sono sola, siamo in due ad essere spaventati da questa situazione, comunque è un grande passo, ma, insomma... l'avevo trovato, poi l'ho perso, l'ho ritrovato e ora non lo perderò più. Lui è mio, così come io sono sua.

«YA tebya lyublyu.» sono state le ragazze ad insegnarmi alcune cose in lingua russa durante la sua assenza durata un mese, sapevo che presto l'avrei usata per dirgli che lo amo.

«Ti amo anche io.» mi dice più felice che mai.

Ho perso soltanto tempo, avrei dovuto dirgli subito di sì, perché, comunque sarà, sia da sposati che da fidanzati, vivremo sempre l'uno per l'altra. Sempre.

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