25º capitolo

11.9K 355 38
                                    

Circa un mese dopo
«Pavel?» chiede Svetlana sorpresa, guardando il ragazzo di fronte a noi.

«Yuri?» chiede all'improvviso Asia, quando anche lui entra in questo soggiorno.

«Konstantin?» sussurro io, vedendolo dietro al suo amico Yuri.

«Alexander...» Irina scoppia a piangere quando guarda l'altro ragazzo, dalle foto che ho visto posso affermare con certezza che si tratta di Vladimir, il ragazzo con cui si sarebbe dovuta sposare, ma che è sparito da tempo.

Durante questo mese io e le ragazze siamo sempre state insieme, sia per la nostra sicurezza, sia perché ci siamo rese conto di non avere nessuno su cui poter contare oltre che noi quattro. Tutte e tre hanno cercato di insegnarmi il russo, ora conosco qualche parola, ma ci vorrà tempo prima che io riesca a parlarlo fluentemente. Ognuna di noi è stata la spalla su cui piangere per tutte le altre, ed è stato bello, ma dopo aver passato così tanto tempo chiuse in quella casa, che per quanto grande dopo un po' sembrava asfissiante, a Svetlana è venuta l'idea di venire a stare per qualche giorno nella casa sperduta dei suoi nonni, nel bel mezzo del nulla. Ci è sembrata una grande idea, fino a quando, una volta entrate qui, non abbiamo trovato i ragazzi. Sì, sono scomparsi per un mese, ma pochi giorni dopo dall'episodio in cui sono rimaste uccise due persone a causa mia, Alexander ha mandato un messaggio a Irina nel quale le diceva che stavano tutti bene e si stavano prendendo solo una pausa... una pausa durata fin troppo, secondo noi. L'ultima cosa che ci aspettavamo era trovarli qui, proprio tutti, e... nel momento in cui delle ragazze con addosso le magliette che probabilmente appartengono ai ragazzi, visto che sono a petto nudo, guardo Konstantin con le lacrime agli occhi: io, seppur lui sia sparito senza darmi una spiegazione, ho pensato continuamente a lui e col cavolo che io e le ragazze avremmo permesso a qualcuno di avvicinarsi a noi, perché non abbiamo fatto altro che pensare a loro, per fino Asia, che non sta proprio insieme a Yuri, ma escono insieme da un po', anzi, uscivano insieme.

«Greta chiama tuo amici per tornare indietro e prenderci.» mi dice Svetlana.

Il signor Grubov avrebbe preferito che con noi restassero almeno quattro guardie, ma noi abbiamo preferito di no dicendogli che, se fosse stato necessario, ce la saremmo cavare da sole come abbiamo già fatto, ma ci hanno accompagnate qui, torneranno a prenderci fra qualche giorno.

Prendo il mio cellulare, ma qui non c'è campo, quindi le ragazze guardano il loro, senza però avere successo...

E ora che si fa?

Asia afferra Irina e la porta fuori, Alexander e Vladimir provano a raggiungerla, ma Svetlana si mette davanti a loro impedendogli di uscire anche loro.

«Mia amica vi spara se venite vicino a noi, credete a mie parole, non sbaglia mira.» dice Svetlana di me, per poi voltarsi verso quelle ragazze e dire qualcosa in russo, che le fa scappare a gambe levate.

«Svet...» prova il suo ragazzo, Pavel, a dirle qualcosa, ma lei lo fulmina con lo sguardo.

«Avete due minuti per prendere vostre cose e andare via da mia casa.» dice loro Svetlana, che è anche la padrona di casa, prima di uscire e sbattere la porta violentemente.

Resto da sola con i quattro ragazzi, è sorprendente averli tutti davanti dopo più di un intero mese passato a chiederci dove fossero e perché non si facessero almeno sentire per farci sapere che stavano bene.

«Sei mancata da morire, ho av...» Konstantin prova a venire verso di me, ma io indietreggio e lui si ferma.

«Fate come ha detto Svetlana.» dico loro.

«Perché siete qui senza guardie? Se succede qualcosa a voi nessuno...» inizia a chiedermi Alexander.

«Ce la siamo cavate una volta senza l'aiuto di nessuno.»

«Quando?» mi chiedono tutto insieme.

«Quando una sera delle persone sono entrate in casa dopo aver legato le guardie, e hanno preso Irina e Svetlana.»

«E poi?» mi chiede Pavel.

«Se davvero vi interessa di loro, avreste dovuto evitare di abbandonarle... io ci sono abituata, ma loro non se lo meritano. Andatevene prima che mi chiedano di andarcene via a piedi.» dico loro, per poi uscire.

Mi sono trattenuta dallo scoppiare a piangere davanti a Konstantin, che avrei voluto avere molte volte accanto, correre ad abbracciarlo e tirargli pure un pugno, perché se lo sarebbe meritato, invece sono riuscita a mantenere la calma, a tenerlo lontano, e a far capire loro che hanno sbagliato senza scappare o minacciarli.

Raggiungo le ragazze a qualche metro dalla casa e Irina subito mi abbraccia, una lacrima mi riga il viso perché odio vederla così, mi fa stare male, e i ragazzi sono proprio degli stronzi. La cullo tra le mie braccia mentre lei continua a piangere e anche le altre due si aggiungono all'abbraccio: se chiudo gli occhi mi sembra di essere tornata a quella sera, in cui mi stringevano forte come se avessimo soltanto noi su cui contare, e, da un certo punto di vista, è proprio così. Nel sentire la porta aprirsi e poi chiudersi ci giriamo vedendo che i ragazzi, con finalmente addosso la maglietta, sono usciti e sembrano pronti ad andarsene. Irina si gira, è quella che sta peggio di tutti e ci credo, ma noi tre li guardiamo e, per fortuna, non provano nemmeno a venire verso di noi, ma se ne vanno via a piedi... sono un po' preoccupata per loro visto che siamo nel bel mezzo del nulla, ma a quanto pare non hanno bisogno di noi, altrimenti non sarebbero spariti in questo modo e non avrebbero passato il loro tempo con altre ragazze... ma non avrebbero fatto altro che pensare a noi e preoccuparsi per noi, visto che noi siamo state davvero in pericolo. Non ha nemmeno senso stare qui a guardarli, per cui tutte e quattro entriamo nella vecchia casa e ci chiudiamo dentro, sperando di poter passare un bel weekend senza che nessuno provi di nuovo a rovinarcelo.

Il regalo più belloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora