22º capitolo

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«Greta non posso andarmene senza di te.» mi dice Asia con le lacrime agli occhi.

«Vai, andate, io me la caverò.» dico a lei, Svetlana e Irina: «ORA!» urlo più forte che posso, mentre la pioggia ci cade addosso.

Tutte e tre mi guardano, non sono convinte di volersene andare senza di me, ma io scuoto la testa e mi giro correndo dalle guardie.

Trovare Irina è stato facile, perché dopo quello sparo si sentivano dei rumori al piano di sopra. Ho colpito uno di loro, forse l'ho preso di striscio, mentre un altro è riuscito a scappare, ma la cosa più importante era che avevo trovato Irina e che lei stava bene. Insieme siamo corse da Svetlana e poi siamo uscite di corsa fuori da casa, una volta uscite anche dal cancello abbiamo visto Asia correrci in contro... è stato strano rivederla, ma era preoccupata per me perché non vedeva Konstantin e i suoi amici da giorni, quindi è corsa qui per assicurarsi che io stessi bene.

Da quando mi sono trasferita qui sono successe molte cose, sia brutte che belle, ma tra quelle belle è successo che ho incontrato delle persone meravigliose. Tralasciamo Irina, Konstantin e gli altri, ma ho conosciuto anche le cameriere che lavorano in questa enorme casa con me, ho conosciuto le guardie, nonostante ancora non ci capiamo, e loro non mi avrebbero mai lasciata sola se fossi stata in pericolo, a meno che non fosse accaduto loro qualcosa, quindi io non posso e non devo abbandonare loro.

Ho detto alle ragazze di correre da qualche parte dove sarebbero state al sicuro, mentre io sono dovuta restare per assicurarmi che le guardie stessero bene. La cosa strana è che sono tutti in una parte del giardino, come se avessero voluto attirarli qui in un unico posto per averli tutti sotto controllo, ma sono a terra, non si muovono, hanno i polsi e le caviglie legati con delle corde. A quanto pare i malviventi che sono venuti qui se la stavano studiando da un po', e non credo che sia un caso il fatto che abbiano agito nel momento in cui Konstantin non c'era. Probabilmente tenevano d'occhio questa casa da un po'. Li scuoto uno per volta, stranamente si svegliano tutti, leggermente storditi, quindi credo che siano stati semplicemente messi al tappeto con un taser. Si guardano intorno iniziando a parlare nella loro lingua, mentre li slego e si rialzano a fatica, ma vedendo che vogliono correre dentro casa fermo il "capitano" e scuoto la testa, non so proprio come farmi capire. Cerco il mio telefono nelle tasche, ma non ce l'ho con me, e forse uno di loro capisce quello che sto cercando visto che mi passa il suo già sul traduttore impostato in lingua italiana. Scrivo velocemente ciò che è successo e poi faccio leggere loro la traduzione, non so che cosa si dicano, so solo che il capitano corre verso la casa con quattro di loro, mentre altri quattro restano qui con me e mi portano verso una delle loro auto facendomi salire sopra, poi chiamano qualcuno. Vorrei tanto capire che cosa sta succedendo... ma credo che, finché vivrò a casa dei figli di un mafioso, e finché avrò a che fare con loro, non capirò mai sul serio ciò che accade intorno a me.

Sembra un film: ho davvero sparato a due uomini salvando due ragazze, ho davvero deciso di rimanere qui, dove qualcuno avrebbe potuto ancora cercare di farmi del male, ho risvegliato degli uomini che erano stati messi al tappeto da un taser, e, no, non è un film, è ciò che penso sia solo l'inizio.

Dal finestrino vedo che portano fuori due cadaveri, cavolo, no, ho ucciso delle persone. No, non può essere. Delle lacrime mi rigano il viso, mi chiedo dove sia Konstantin, perché non sia qui, perché non mi stia dicendo che l'ho fatto per salvare Svetlana e Irina e che quindi non devo sentirmi in colpa... lui non può essere sparito dopo avermi detto che mi ha aspettata per tutta la vita, non può avermi baciata, fatto tutte quelle promesse, per poi sparire nel nulla esattamente come il promesso sposo di Irina ha fatto con lei, e come a quanto pare ha fatto Alexander, e Yuri, e il ragazzo di Svetlana. Questa non è una coincidenza, sarebbe impossibile, troppo strano. No, qui c'è sotto qualcosa. Le portiere si aprono di colpo facendomi sussultare, salgono in quattro, due davanti e due dietro, per cui sono seduta tra di loro, e il capitano, seduto davanti al posto del passeggero, sta parlando al telefono con qualcuno. Uno dei due seduti accanto a me mi fa vedere il cellulare, le mani mi tremano ma lo prendo leggendo quello che c'è scritto.

Ti stiamo portando dal signor Grubov.

Credo che se parlasse di Konstantin non mi starebbero portando da lui, perché se avesse saputo ciò che è successo sarebbe corso a casa sua e sarei con lui, adesso. Sono sicura che parlino del padre di Irina e Konstantin, probabilmente è con lui che il capitano sta parlando.

Annuisco e forzo un sorriso, poi guardo la strada buia che percorriamo, fa abbastanza paura, se fossi da sola non mi fermerei nemmeno agli stop pur di non sostare da sola su questa strada isolata. 

Sarà difficile per me dimenticare questa serata, ma potrei pensare alle cose belle che sono successe: io, Irina, Svetlana e le guardie stiamo bene.

E se Svetlana poco prima non mi avrebbe parlato di quella pistola? Come sarebbe potuta andare a finire?

È assurdo, non so nemmeno io come ho fatto, come ci sono riuscita, ma almeno ora siamo al sicuro e non devo più preoccuparmi perché sono sicura che in qualche modo troveranno chi è riuscito a scappare e aumenteranno le guardie in modo che non possano provare a farci di nuovo del male. È stata una fortuna che abbia capito in fretta ciò che stava accadendo e che sia anche arrivata Asia, con cui, sono sicura, ora sono obbligata a parlare.

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