capitolo 20

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"It is only with
the heart that
one can see rightly;
what is essential
is invisible to
the eye." 

(Antoine de
Saint-Exupéry)




Non so per quanto tempo camminai.

Le gambe mi facevano male, dovuti ai fastidiosi crampi che lentamente si facevano sentire.

Mi guardavo intorno, ma vedevo solo palazzi su palazzi e strade che non portavano da nessuna parte.

Cercavo, consultavo mappe trovate in giro per la città, ma era servito a ben poco.

La strada era complessa, c'erano vicoli e tratti di strada che non portavano dove mi serviva.

Il sole splendeva alto in cielo, mi colpiva la pelle mentre scoglieva quel poco di neve che stava cadendo.

Le strade erano coperte da un lieve strato pallido, ma ad ogni passo che io o qualcun altro faceva, scompariva.

Gli sbuffi di un treno cominciavano a farsi sentire e tirai un sospiro di sollievo quando scorsi in lontananza i binari del treno che scomparivano all'interno della stazione ferroviaria.

Raggiunsi velocemente l'entrata, non appena l'immagine del mio viso si fece più nitida sul vetro delle porte automatiche, mollai le borse che tenevo in mano.

Le porte automatiche della stazione mi resero facile il lavoro.

Entrai senza alcun problema, dopo aver rivolto un sorriso di cortesia a una delle guardie immobili all'interno della stazione.

Fuori continuava a nevicare, le mie scarpe erano ricoperte di ghiaccio e terra, il cappuccio non riusciva a tenermi al caldo abbastanza.

Pezzi di ghiaccio si staccarono dalle mie suole, lasciando una scia di neve che di lì a poco sarebbe diventata acqua.

Le mie mani erano fredde, troppo fredde e mi stupii che riuscissi ancora a muoverle.

Le persone entravano ed uscivano, le porte si aprivano e si chiudevano.

Cercai di afferrare il borsone, ma cadde a terra e una persona ci inciampò sopra.

Soffocai una risata, ma cercai di ricompormi.

"Scusi" evitai il suo sguardo mentre raccoglievo tutto ciò che avevo fatto cadere a terra.

Prima ancora di vedere chi fosse mi diressi verso il lungo corridoio accanto alle porte d'emergenza ed entrai in uno dei bagni pubblici a disposizione.

I cartelli mi aiutarono, se non fosse stato per loro mi sarei ritrovata a fare il giro della stazione trenta volte e non trovarlo comunque.

L'odore di umido e sapone mi invase le narici non appena varcai la porta pesante.

L'ambiente era tiepido, piacevolmente fresco e sopportabile.

Lasciai le cose vicino al lavandino ed entrai in uno dei bagni davanti ai lavandini.

Feci fatica a sbottonare i pantaloni e rabbrividii non appena l'aria mi colpì le gambe nude.

Sentii un rumore, non ci feci molto caso.

Quando uscii dal bagno non c'era nessuno, impronte di scarpe tappezzavano il pavimento e supposi che fossero le mie.

Mi avvicinai a uno dei lavelli e aprii il rubinetto.

L'acqua fredda prese a scorrere sulle mie mani, mentre osservavo le ferite che avevano preso a guarire.

Rilassai le spalle, chiusi gli occhi e piegai la testa all'indietro. 

| Dark Dream |Where stories live. Discover now